Armando al Pantheon, a Salita dei Crescenzi, è il regno della famiglia Gargioli: campanile e famiglia si fondono nel racconto di una grande trattoria italiana fatto di piatti romaneschi e grande artigianalità.
La Storia
La Trattoria della famiglia Gargioli
Se un alieno, atterrato per errore nel mio cortile, mi chiedesse cosa rende l’Italia quel posto magnifico che è non avrei dubbi nel rispondere “campanile e famiglia”.

Se lo stesso alieno mi chiedesse di mostrargli cosa intendo, risponderei di seguirmi all’ombra del campanile che ha la forma del Pantheon per presentargli la famiglia Gargioli. Armando al Pantheon è lì, ben mimetizzato fra trattorie con butta dentro urlanti un romanaccio improvvisato, venditori di souvenir Made in China, centurioni romani in sneakers e tutto quel caleidoscopio umano che caratterizza una Roma meravigliosa ma caricaturale.


Oltrepassare la porta a vetri su Salita dè Crescenzi è molto più che garantirsi un ottimo pasto, è lasciare fuori dalla porta quel mondo fatto di improvvisazione, è scoprire quella sostanza possibile solo quando linguaggio e racconto si intersecano in una storia famigliare che più di ogni altra caratterizza il riuscito prototipo di ristorazione italiana: la trattoria.

“Famiglia e campanile” questa è l’anima di Armando: famiglia perché ai fornelli Claudio Gargioli con il fratello Fabrizio, hanno proseguito nell’esperienza paterna mantenendo saldo il timone sulla rotta, sempre più impervia, della tradizione; campanile perché qui si respira l’aria frizzante e scanzonata che rende Roma unica al mondo; ancora famiglia perché la sala gira a perfezione grazie a Fabiana che, oltre ad essere sempre più brava nella scelta dei vini per la sua carta, è anche la figlia di Claudio e la moglie di Mario, perno centrale della piccola sala.

Ma famiglia è anche un modo di cucinare, di servire e pensare i piatti, di concepire il servizio, di rendere affascinanti e centrate anche piccole ingenuità o sbavature: la migliore gricia di Roma è di casa qui, lontana dalle cremosità ruffiane, con il pecorino che quasi fila ed il guanciale che si palesa per ciò che è, cafone. Tutto questo è reso possibile da gesti che fanno parte di una ritualità antica, comune un tempo, ma ormai passata di moda a favore di un approccio tecnologico che svuota sempre più le cucine di quella componente magica che è l’artigianalità, dove il nuovo mantra è la standardizzazione e la replicabilità costante.
I Piatti


La perfezione è nell’imperfezione, una frase fin troppo abusata, ma utile per descrivere l’amatriciana con il guanciale che, contrariamente ad ogni moda, non è croccante ma trova perfetto matrimonio nel pomodoro acidulo vestito con abbondante pecorino. Il tozzetto farcito con coratella d’abbacchio e carciofo romano croccante, uno dei piatti più creativi in menu, ha tutto il sapore del campanile suonato da Don Camillo, di pancia, piacione, mette d’accordo chiunque pur mantenendo la sua identità rustica e forte.


Poi c’è la coda alla vaccinara che richiede almeno un paio di cestini di pane, il pollo con i peperoni che più filologico non si può e l’abbacchio, la grande passione di Claudio: che sia allo scottadito, alla cacciatora o al forno, raramente a Roma se ne potrà mangiare di più buono.


Si esce contenti da Armando al Pantheon, si può proseguire inseguendo il sole tra i vicoli del centro storico stupendosi di quanto sia bella Roma quando all’improvviso mostra una piazza che non ricordavi essere lì; proprio come questa trattoria che nella giungla della ristorazione romana, ha deciso di non cedere a nessuna lusinga di profitto per rimanere coerente a se stessa, senza tradire la famiglia e le sue tradizioni.
La foto di copertina è di Andrea Federici
Indirizzo
Trattoria Armando al PantheonSalita dei Crescenzi 31 – 00186 Roma
Tel: +39 06 68803034