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Massimo Bottura al Vinitaly trasforma il padiglione dell’Emilia-Romagna in ristorante: il successo di un format e i vini di Cracco

di:
Andrea Ancarani
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copertina vinitaly bottura cracco

Vinitaly è una fiera “semplice”: ci sono tutte le regioni italiane, e poi c’è il padiglione dell’Emilia-Romagna. Non ce ne voglia Gary Lineker; dopotutto, quanti padiglioni fieristici al mondo hanno potuto vantare al loro interno un ristorante di Massimo Bottura con i vini di Carlo Cracco?

Crediti fotografici: Dell'Aquila, Giada Montesi, Francescana Family

L'evento

Se la presenza dell’Emilia-Romagna al Vinitaly quest’anno fosse stata un vinile, si sarebbe di certo trattato di un “Greatest Hits”. I gioielli della corona c’erano tutti: vini contemporanei, cibi eterni, note musicali (geniale il concept “Vieni VIA con me”, che vuole dire “Via Emilia” e che esplode fulgido in testa come un attacco di Paolo Conte) e lo chef Massimo Bottura con l’intero dream team della Francescana Family.

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Ma andiamo con ordine e cominciamo dai numeri. Nel Padiglione 1, storica casa dei vini dell’Emilia-Romagna al Vinitaly, le quattro giornate della manifestazione sono state animate da 80 espositori, con prodotti già affermati e nuove proposte: piccole, medie e grandi aziende. Ad affiancarli anche sei Consorzi, rappresentanti di alcuni tra i più importanti vini a denominazione della regione: dal Consorzio di Tutela del Lambrusco al Consorzio Vini di Romagna; dal Consorzio di Tutela Vini dei Colli di Parma al Consorzio Emilia-Romagna; dal Consorzio di Tutela Vini dei Colli Piacentini al Consorzio di Tutela dei Vini Doc Bosco Eliceo.

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Le masterclass? Cultura del vino in live action. 17 incontri di approfondimento e degustazione guidate da esperti del settore, che hanno illustrato le caratteristiche distintive delle principali denominazioni regionali offrendo ad appassionati e operatori l’opportunità di scoprire i segreti dei vini e dei prodotti emiliano-romagnoli, esplorandone storia, carattere e versatilità. L’Enoteca Regionale Emilia-Romagna, con la collaborazione di AIS Emilia, AIS Romagna, Consorzi, strade dei vini e dei sapori, ha davvero fatto scuola durante tutte le 4 giornate.

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Una, in particolare, ha affollato l’aula dalle pareti di vetro, con parecchi partecipanti in piedi: “I Magnifici 4: Emilia-Romagna da bere e da raccontare”. AIS Emilia e AIS Romagna unite per descrivere come supereroi i 4 protagonisti della viticoltura regionale: Sangiovese, Lambrusco, Malvasia e Albana. Otto etichette iconiche, rockstar del territorio, a sottolineare la straordinaria varietà stilistica e qualitativa dell’Emilia-Romagna. Una masterclass che ha celebrato identità, storia e contemporaneità attraverso i calici di produttori d’eccellenza.

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"...al Massimo": un omaggio ai 30 anni dell'Osteria Francescana

Ma il Padiglione 1 quest’anno poteva vantare una novità mai vista. Per celebrare il trentennale dell'Osteria Francescana, Massimo Bottura ha ideato "...al Massimo", un ristorante pop-up che ha offerto ai visitatori del padiglione un'esperienza culinaria senza precedenti. Situato nel cuore del padiglione emiliano-romagnolo, lo spazio ha proposto un menù capace di attraversare la storia gastronomica della Francescana Family.​

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Aperta fin dal mattino, con i lievitati di Michele Di Già, head baker della bakery del gruppo modenese a tentare i visitatori (Pain au chocolat da non smettere mai), l’osteria diventava la terra promessa dei golosi all’avvicinarsi del pranzo. La vicinanza con lo stand del Consorzio Parmigiano Reggiano in degustazione perpetua rendeva il mix letale.

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Da “…al Massimo” c’era la possibilità di scegliere alla carta, ma i due menu degustazione che si sono alternati nelle 4 giornate diventavano presto una scelta obbligata. Includevano piatti iconici della storia della Family come il "Tortellino del Tortellante", servito con una crema di Parmigiano Reggiano 36 mesi del caseificio Rosola nell'Appennino Modenese, e altri piatti clamorosi come le "Short Ribs Forever" del ristorante Al Gatto Verde (avvistata anche la chef Jessica Rosval in brigata), costine di Fassona Piemontese affumicate per 18 ore e servite con pane di mais grigliato e una salsa ispirata ai diversi sapori del barbecue.

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E poi ancora il "Cacio e Pere" dell'Osteria Francescana, una pera di cioccolato bianco che racchiude una mousse di pecorino e composta di mele cotogne, omaggio al pasticciere francese Cédric Grolet; e poi “Beautiful, psychedelic, spin-painted cotechino, charcoal grilled with glorious colors as a painting” di Osteria Francescana, la “Rosetta della Domenica” del ristorante Cavallino; la “Zuppa Inglese” di Franceschetta58.

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Il ristorante ha rappresentato non solo un tributo alla carriera di Bottura e del suo gruppo, ma anche una nota di accordo tra cucina e viticoltura, enfatizzando il legame profondo tra chef e produttori locali: ogni piatto prevedeva un pairing scelto tra quelli presentati dagli espositori presso il Padiglione. Abbiamo chiesto al padrone di casa quale sia il super potere dell’Emilia-Romagna. “L’essenza dell’Emilia-Romagna sono l’accoglienza e il servizio. Il potere dell’ospitalità, il potere dell’accoglienza. Quell’arte di saper dire a tutti: benvenuti, venite in Emilia con noi”, ha risposto immediatamente Massimo Bottura, che proprio il giorno di apertura di Vinitaly 2025 ha ricevuto dalla fiera il premio “Ristorazione d’Eccellenza”.

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Avvistati ripetutamente, ai tavoli dell’osteria nei 4 giorni di fiera, politici di ogni colore, superstar dello sport, colleghi chef, giornalisti, addetti ai lavori, semplici appassionati, a dimostrazione che la grande cucina e i grandi vini in Italia rappresentano un credo che non conosce ateismi.

Vistamare: l'esordio vinicolo di Carlo Cracco e Rosa Fanti

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Tra i vini in abbinamento, proposti dall’osteria “…al Massimo”, spiccavano Colle Giove e La Ciola, dell’azienda agricola Vistamare, progetto dello chef Carlo Cracco e Rosa Fanti, presenti anche loro a Vinitaly al Padiglione 1. La loro tenuta agricola Vistamare, situata a Santarcangelo di Romagna, è nata nel 2019, si estende su 14 ettari, di cui cinque dedicati a vigneti e due a uliveti, con il resto destinato a frutteti. ​ "La Ciola" è un bianco blend di quattro-cinque vitigni autoctoni locali e "Colle Giove", un Sangiovese classico di Romagna", come affermato da Cracco a proposito del bianco della loro tenuta. “Nonostante siamo a Sant’Arcangelo di Romagna, dove si dice che sul colle Giove nacque il sangiovese, la collina principale della nostra tenuta, che si chiama appunto La Ciola, è vocata al bianco, un bianco importante”. E sulla loro filosofia vinicola è molto netto: “Non dobbiamo fare il vino migliore del mondo, ma dobbiamo fare un vino che sia espressione autentica di un territorio”.

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Rosa Fanti aggiunge: “Il progetto dell’azienda agricola Vistamare nasce un po’ come completamento del nostro lavoro, la ristorazione. Avere la possibilità di coltivare e selezionare la materia prima e gli ingredienti che poi vengono utilizzati nelle nostre cucine e serviti nei nostri ristoranti rappresenta per noi la ciliegina sulla torta. Essere riusciti a realizzare quest’opportunità in Romagna, e proprio a Sant’Arcangelo di Romagna, paese dove io sono nata e cresciuta è stata una grande fortuna ed è un modo per valorizzare un territorio ricco di eccellenze dal punto di vista enogastronomico.” Alla fine, al Padiglione 1 dell'Emilia-Romagna non si è parlato solo di vino. Si è parlato certo di vino, e tanto, ma legandolo in maniera indissolubile al cibo, all’accoglienza, al servizio: si è vista una grande orchestra di solisti muoversi all’unisono, consapevole che quando un territorio fa sistema, non c’è dazio che tenga.

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Lo si è fatto come sanno fare gli emiliani e i romagnoli: sorridendo seriamente, con leggerezza profonda. L'Emilia-Romagna resta sempre quella terra di sognatori un po' matta, un po' geniale, dove anche gli eccessi hanno un loro equilibrio.

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