Lo chef Pepe Solla mette al bando il vittimismo: non è vero che la ristorazione è stata il settore più colpito dalle politiche anti-covid. Ammortizzatori e dehors hanno risarcito gli esercenti, ora alle prese con le necessarie riforme.
L'opinione
Non è certo un novizio della ristorazione, Pepe Solla, da 20 anni alla guida di un ristorante la cui storia è lunga il triplo, Casa Solla a Poio. Sul punto di ristrutturarlo, per dimostrare “l’attualità del format gastronomico”, si appresta a inaugurare anche un secondo locale a Vigo, el Palacio de la Oliva, sempre fine dining, ma più centrato sul prodotto. In Galizia è un nome che conta e che i conti li sa fare, ma anche un professionista che parla con schiettezza dei vizi del settore.![](/upload/multimedia/Pepe-Solla-1-1.jpg)
La pandemia, per esempio. Nel piagnisteo generale, non si perita di affermare che no, la ristorazione non è stata fra i settori più colpiti, grazie agli aiuti e ai dehors. “Devo essere sincero, la pandemia non è stata così dura per me. Da un lato, sotto il profilo imprenditoriale, ha rappresentato una situazione complicata. Mi ha rubato il progetto appena lanciato a Santiago, la Radio, che ha sofferto moltissimo, mentre nei due mesi di apertura era andato molto bene. È stato complicato, sì, ma non impossibile. Nel senso che Casa Solla, sono sincero, ha sofferto il giusto e neppure gli eventi sono stati troppo penalizzati. Sono entrambe attività ben consolidate. E credo che in generale, nonostante ci siano stati casi molto duri, l’hôtellerie non sia stata fra i settori più colpiti. Siamo stati vittime delle chiusure, è ovvio, e gli aiuti non sono stati quelli che speravamo. Ma in generale il nostro è il settore che ha recuperato più in fretta. La cassa integrazione in questo senso è stata di grande aiuto”.
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“Abbiamo potuto riaprire, ricominciare a fare impresa. Rispetto chi ha sofferto. Anche io ho sofferto, ma in generale ci è stato consentito di ripartire velocemente, a differenza dell’arte, della musica, dello spettacolo… In altri campi è andata molto peggio. Poter lavorare all’aperto a partire dall’estate 2020 ci ha dato una grande spinta. I bar, non tutti ma la maggior parte, hanno moltiplicato i loro dehors per sei. Ci piace piangerci addosso, ma non siamo quelli messi peggio. Neanche quelli messi meglio, in verità”.
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Certo le condizioni sono cambiare per tutti, ma il pubblico ha risposto con favore. Nella Spagna dei tiratardi, l’apertura serale è stata anticipata, in modo da poter chiudere all’una, cosicché alle nove e mezza sono già tutti seduti. Fa parte del nuovo equilibrio fra vita e lavoro ricercato nella ristorazione, dopo che il covid ha sovvertito la scala generale dei valori. “E a questo proposito voglio fare un applauso ai clienti, che hanno risposto perfettamente al cambiamento e ci hanno sostentato in questi anni difficili. Grazie”.
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Fonte: Siete Canibales
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Foto: @Casa Solla