A Roma l’evoluzione di una panineria gourmet ha dato vita a questo insolito locale dove in menu ci sono scritti solo ingredienti e prezzi complessivi
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My-Ale Restaurant & Club, piatti a sorpresa e prezzi certi
“Condivisione creativa”. Così Marco Galli, il patron di My-Ale (che sta per maiale ma pure per “la mia birra”, possibilmente di stile inglese ma non solo), ha voluto definire la formula alla base della sua più recente creatura. Tutto nasce infatti qualche anno fa con l’apertura di My-Ale, piccola panineria e birreria senza tavoli a due passi da Campo de’ Fiori basata sulla qualità degli ingredienti a cominciare da salumi, birra artigianale e pane e pizza di produzione propria. Poi l’idea di creare un laboratorio di panificazione più grande, trasformata – una volta trovata la sede attuale, ex locale notturno – in quella di un vero e proprio ristorante che riproponesse la stessa filosofia con più comodità: buon cibo e buona birra (a cui si è aggiunta anche una scelta interessante di etichette di vino), prezzi accessibili, atmosfera conviviale e informale sottolineata dall’ambiente decisamente originale.


Un ingresso seminascosto ma ravvivato da una scritta luminosa con il nome del locale e un grande dipinto murale che raffigura un maiale conduce a una sala sotterranea ma non angusta, arredata con tavoli, divanetti, un pianoforte – che serve anche come bancone per gli sgabelli – e tanti dettagli curiosi presi qua e là tra mercatini e vecchie case.


Individuato lo chef più adatto – il giovanissimo Andrea Congiusta che, a 21 anni, ha già in curriculum esperienze importanti con chef come Niko Romito e Anthony Genovese -, dopo un paio di mesi di rodaggio è stato deciso anche il format, quello appunto della “condivisione creativa” pensata da Marco Galli: dal menu si sceglie quanto si vuole mangiare (e spendere), da 12 euro per una portata fino a 40 per 4 portate, più 5 euro per il dolce (se lo si desidera).


Al posto dei piatti, invece, sono elencati gli ingredienti presenti nella dispensa: riso, pasta, pane, tuberi, ortaggi vari di stagione, alcuni tipi di carne e pesce, ma pure prodotti più particolari come il quinto quarto o i murici. I commensali indicano cosa preferiscono non mangiare, e lo chef manda in tavola il numero di portate richieste senza gli ingredienti indicati, uguali per tutti. Nata dalla necessità di ridurre gli sprechi e tenere sotto controllo gli acquisti ma anche dalla volontà di non fare sentire nessuno escluso a tavola – il locale è anche certificato AIC per i celiaci e la maggior parte dei piatti, ad esclusione di quelli a base pasta, è senza glutine – proponendo piatti uguali per tutti pur rispettando le esigenze di ognuno.


Così in tavola arrivano piatti come il baccalà con cavolo nero e arancia, i tortelli MyAle ripieni di ricotta di Caggiano e conditi con genovese d’agnello, la guancia di maiale cotta nella pentola a pressione con birra, cioccolato e miele e servita con purea di cavolfiori o il dessert Pere, gelato di ricotta e crumble di cioccolato. Tutto a sorpresa “tranne che per il prezzo finale, così ci si gode la cena senza l’ansia della scelta ma nemmeno quella del conto”, spiega Marco; anche se, per chi vuole essere certo di mangiare il suo piatto preferito, sta per essere inserito anche un menu degustazione “in chiaro” con 7 portate tra quelle più apprezzate e richieste. Come il Pasto Rurale – terrina di agnello cotta nella birra con hummus di ceci, brodo di ceci affumicato al fieno e crumble di ceci – che ripropone in chiave moderna gli ingredienti alla base dell’alimentazione contadina di un tempo, con cui Andrea ha partecipato al Premio Birra Moretti Grand Cru. Ma c’è naturalmente spazio anche per l’improvvisazione. “A volte mi capita di entrare in cucina e trovarlo davanti al frigorifero che sta pensando a cosa preparare con quello che c’è a disposizione” racconta Marco. “Lavorare al buio” infatti permette di gestire al meglio i tempi della cucina e gli acquisti, ma richiede una buona dose si sangue freddo e inventiva nel caso in cui le richieste ed esigenze del tavolo siano particolarmente complicate.

Così capita che, per esempio nel caso di tavoli numerosi, i “veti incrociati” lo obblighino a pensare qualcosa di nuovo su due piedi. È successo anche a noi, che non amiamo i “dolci troppo dolci” e gli abbiamo chiesto qualcosa di diverso dai due dessert proposti abitualmente. Andrea ne ha unito alcuni ingredienti combinandoli in modo diverso e ci è arrivato in tavola un piatto squisito e bellissimo a base di ricotta, cacao e amarene sciroppate.
Indirizzo
My-Ale Restaurant & clubVia dei Cappellari n 74 - 00186 Roma
Tel. +39 06 6880 8934
Sito web