Manuel e Nicolò Trecastelli hanno dato vita a una trattoria moderna dove degustare i piatti della tradizione romana, restituendo valore a pietanze ingiustamente dimenticate. L’amatriciana di Trecca è forse la migliore di Roma.
Trecca
La storia
Tavola calda di giorno, cucina romana di sera. Questo è l’incipit della splendida realtà di Trecca-cucina di mercato, oggi un punto di riferimento a Roma per i fanatici della cucina tipica e del vino naturale.
I due fratelli Manuel e Nicolò Trecastelli hanno avuto la bravura e la tenacia di trasformare un’osteria di quartiere in una trattoria moderna, senza avere nessuna esperienza pregressa alle spalle. Manuel studiava marketing e comunicazione, Nicolò grafica di design, ma la cucina è da sempre un vocabolo a loro affine; oltre alla tavola calda, infatti, i genitori avevano un laboratorio di pasticceria. La svolta avviene quando entrambi decidono di prendere le redini del locale. Manuel ai fornelli, Nicolò ai dolci.
Il ristorante
Da Trecca l’amore per la cucina romana è palpabile e l’ambiente è una chiara espressione di tale sentimento: tavoli e sedie in legno, pareti bianche, pavimento a mattonelle. Un arredamento piuttosto vintage, ispirato alle trattorie tipiche di una volta. Ma è un allestimento che funziona, perché fa sentire il cliente a proprio agio, e ancor prima di sedersi, con la mente torna indietro nel tempo, alla carbonara fatta dalla mamma o dalla nonna.
Ecco, la filosofia di Trecca è semplice, ma tremendamente efficace: proporre una cucina tradizionale, sincera e autentica. L’obiettivo di Manuel è quello di far tornare alla memoria sapori dimenticati e far rivivere piatti etichettati come “banali”. Il risultato non lascia dubbi, perché le pietanze che si assaggiano in questa trattoria sono tra le migliori della città, carbonara e amatriciana su tutte, senza dimenticare le frattaglie, un must dell’insegna.
“E pensare che io ero restio alle interiora per colpa di mia madre, che me le vietava; quindi, quando le assaggiavo in giro non mi piacevano”. Poi il punto debole dello chef è diventato il suo punto di forza: “Partiamo da quello che non mangio: se lo rendo buono imparo anche a cucinare “
Così è nata la storia di uno dei piatti più iconici di Trecca, il padellotto con le regaje di pollo e patate al forno, sempre presente in menù e, su confessione di Manuel, nei primi mesi dell’apertura regalato ai clienti, per farlo assaggiare. Un’umiltà che è stata premiata con gli interessi.
I piatti
Si comincia proprio dalla pietanza icona, il padellotto di regaje di pollo servito con patate al forno, che solo alla vista fa godere. Le regaje sono cucinate come la tradizione romana insegna, “alla cacciatora”, con quell’aroma di aglio e rosmarino a far ricordare i sapori di casa; un cibo “rifugio” che fa emozionare. Le patate tagliate a cubetti sono cotte alla perfezione, croccanti fuori e soffici all’interno. Un antipasto ruffiano, ma senza eguali.
Si prosegue con la coratella d’agnello, che con la cipolla stufata regala altri ottimi sapori. Un piatto impeccabile, ma non indimenticabile, come ci conferma anche Manuel, che ha l’intenzione di lavorarci più a fondo.
Ultimo antipasto servito è la trippa in bianco al battuto di sedano, carote cipolla e prosciutto; meno popolare di quella al pomodoro, ma in questa versione risulta essere più elegante e intrigante. In carta proposto come secondo, è consigliato anche come entrée per la sua versatilità. Promosso a pieni voti.
Il momento più atteso della serata, i primi piatti. La pasta come protagonista assoluto della tavola. Tra le proposte del giorno, colpiscono i tagliolini con ragù di fegatini di pollo, mantecati con burro e il suo brodo e finiti con una nevicata di pecorino romano. Sono queste le pietanze che fanno intendere la bravura di uno chef, pochi ingredienti ma superlativi nel loro insieme. Il brodo di pollo con la sua sapidità bilancia perfettamente la dolcezza del burro e dei fegatini, rafforzato poi dal pecorino grattugiato, che è la coccola finale per il palato.
Arriva il grande classico, i bucatini all’amatriciana, serviti rigorosamente nella cuccuma per dare quel senso di appagamento senza eguali. Qui c’è la seconda confessione di Manuel: l’uso della cipolla nel sugo. I nazionalisti imprecheranno e gli integralisti avranno da ridire, ma il risultato non lascia spazio a dibattiti. La cipolla è il giusto compromesso per una salsa di pomodoro armoniosa, arricchita dal grasso del guanciale, in parte lasciato a lessare nel sugo e in parte reso croccante e usato per ultimare la pasta. La migliore amatriciana di Roma, senza dubbi.
Rush finale. I secondi. Lo spiedino di pajata è forse il piatto che negli ultimi tempi sta dando notorietà all’insegna. L’interiora dell’agnello viene cotta sulla piastra per smorzare il sapore forte e far dorare l’esterno, mentre l’interno rimane cremoso e suadente. La salsa di accompagnamento con aceto e rosmarino dona un tocco di freschezza allo spiedino. Complimenti per l’invenzione che invoglia tutti ad assaggiare questa portata, anche chi non ama le frattaglie.
Si chiude con un’antica ricetta regionale, riportata in vita da Manuel Trecastelli: l’agnello brodettato. La particolarità consiste nel condire l’abbacchio precedentemente cotto in casseruola fino a raggiungere la morbidezza ideale, con una salsa d’uovo che ricorda quella usata per la carbonara, con l’aggiunta di limone e odori quali mentuccia, maggiorana e prezzemolo. Un topping cremoso che va a glassare la carne e crea un connubio travolgente.
Si finisce la cena con i dolci di Nicolò. Lo zabaione con la panna servito al bicchiere è la degna conclusione a un pasto che ripercorre la strada della romanità e della tradizione, ma con la personalità e l’audacia dello chef che si evince in ogni portata.
Indirizzo
Trecca-cucina di mercato
Via Alessandro Severo 220, 00145 Roma
Tel: 06 8865 0867
Sito web