Si chiama Taverna, ma è molto più di una semplice taverna. Si trova sul mare, ma non apre solo nei mesi estivi. A Tricase un ristorante di famiglia che nel giro di pochi anni è diventato punto di riferimento per tutto il Salento.
Taverna del Porto
Il locale
Tricase Porto, nel cuore della costa salentina, accanto al Porto Museo omonimo, naturalmente fronte mare. Da un lato Santa Maria di Leuca, dall’altro Otranto. La Taverna del Porto è la storia dei fratelli Coppola, Alessandro, Pierluigi e Silvia, figli di Mario, a cui molto del menu è ispirato, perché tutto è partito da lui, fondatore dell’omonima pescheria che ha dato il là al progetto Taverna, che in una manciata di anni è diventato un punto di riferimento vero per tutto il Salento. La Taverna del Porto è un luogo. È più di un ristorante, molto più di una taverna, o meglio, non una taverna in senso stretto, piuttosto il risultato di un processo di fusione lungo decenni tra i valori – rimasti intatti – dell’ospitalità tipica di certi locali aperti a tutti – le taverne – e lo sviluppo culturale che nel corso degli anni ha traghettato quelle che una volta erano cucine di mare semplici, verso un’emancipazione gastronomica sia in termini di piatti che di servizio.
La cucina
Per capirsi meglio, ci si accomoda su sedie in legno impagliate, e si assaggia una rivisitazione dello Spaghetto aglio, olio, peperoncino, che qui ha l’aggiunta del “mare” tra gli ingredienti. Come se il mare tutto, fosse trattato appunto come una materia prima.
Si mangia su piatti di ceramica, a volte anche volutamente sbeccati, e si sceglie il crudo freschissimo direttamente dal banco; la luce è quella delle tipiche lampade marinaresche, un po’ soffusa, un po’ sottotono, volutamente calda e quanto mai accogliente, che illumina il cestino del pane appena sfornato di Riccardo Serafino, dove si passa dal pizzo (tipica focaccina pugliese condita), ai grissini ai multicereali e semi misti, al pane rustico. Qualcosa che si mangia con gli occhi e finisce ancor prima che si decida cosa ordinare.
Capita, alla Taverna del Porto, di aspettare di accomodarsi al tavolo, seduti su una sdraio, fuori dal locale, con vista sul mare, sorseggiando un calice di bianco, magari di un piccolo produttore e magari, per chi lo preferisce, selezionato dalla lista dei vini naturali. Questa è l’atmosfera, che ha un file rouge che si ripete sempre: bisogna ricordarsi da dove si viene e tenere a mente dove si va.
Parlando di cucina, oltre al già citato spaghetto, che è ormai un signature, ciò che attira di più l’occhio una volta entrati è il grande bancone del pesce, da cui attingere a piene mani: crudi, tartare, gamberi viola, noci bianche, ostriche, pesci di amo “smontati” in doppio servizio, per evitare ogni forma di spreco e per assaggiare lo stesso pesce con due preparazioni differenti, prima alla griglia e poi fritto.
Alla carta si può scegliere tra una lista di piatti contenuta nel numero, per garantire sempre la freschezza della materia prima, tra cui: Pane, pomodoro e Alici di Mario; Tempura di baccalà, maionese all’aglio e peperoncino affumicato; Fettuccine con tartare di gamberi; e per chiudere, Tartellette con frutta di stagione (in estate è d’obbligo scegliere quella con i fichi appena colti) e taralli al vino sempre prodotti in casa.
La filosofia
Se parliamo di una taverna, Alessandro Coppola ne è il volto e può essere considerato un oste con le idee chiarissime, che ha salvato del concetto di taverna l’idea che dietro non debbano necessariamente esserci ambizioni “stellate”, ma che in cucina così come in sala, si lavori tutti per il progetto ristorativo. Non deve prevalere una figura rispetto ad un’altra, tutti devono essere perfetti in ciò che fanno, con l’unica velleità di fare sempre meglio.
È per questo, forse, che i piatti sono così buoni. Lavorare al contrario rispetto alle aspettative, cancella il rischio di una privazione progressiva. Non si arriva alla Taverna del Porto pensando “lì c’è uno chef che meriterebbe ben altri riconoscimenti” oppure “lì c’è un panificatore che potrebbe non sfigurare vicino ad altri maestri lievitisti”, rischiando appunto di non eguagliare le aspettative. No. Si arriva alla Taverna, perché si mangia bene e si sta benissimo. Perché è una garanzia continua di successo negli anni. È un porto sicuro, unico, su tutta lo costa salentina. Va detto.
E questo succede quando chi sta dietro tutto il progetto pensa sempre alla crescita del locale, sa cosa succede al suo interno, conosce le tecniche di pesca, la stagionalità, i segreti della lievitazione dei suoi prodotti, delle preparazioni, della realizzazione del banco stesso del pesce (attività tutt’altro che semplice), che a fine servizio sistema i tavoli e ripone l’ultima sedia all’interno del locale, o magari resta con la brigata a bere l’ultimo bicchiere, parlando di tutto. Ecco, forse è anche per questo che alla Taverna del Porto di Tricase si sta così bene.
Un luogo, come si diceva all’inizio, in cui tornare, anche fuori stagione, tanto è aperto tutto l’anno. Un luogo che non fa nessuna fatica ad entrarti nel cuore. Un luogo, che di recente si è sdoppiato, un po’ in sordina, senza troppi proclami. A Firenze, di fronte alle Cappelle Medicee da poco più di un anno si trova Fratelli di mare, un chiosco che porta in città pochi e semplici piatti, come il polpo all’arrabbiata, il fritto senza spine per vagabondi, e naturalmente, le Alici di Mario…perché come sempre, bisogna ricordarsi da dove si viene e tenere a mente dove si va.
Indirizzo
Taverna del Porto
Lungomare Cristoforo Colombo, 121, 73039 Tricase Porto LE
Tel: 0833 775336
Sito web