Se ne è andato con la discrezione di sempre, Gian Luigi Morini. Signorile e ironico come un Brillat-Savarin all’emiliana, contava fra i fondatori indiscussi della grande cucina italiana con il suo San Domenico, 2 stelle Michelin a Imola.
La Notizia
Mancava da qualche anno dal suo San Domenico, il ristorante che Gian Luigi Morini aveva fondato con l’audacia dei visionari epicurei, quando l’alta cucina italiana era di là da venire. Malato, si diceva. Ma anche fiducioso delle mani cui aveva affidato la sua creatura immortale: i fratelli Marcattilii e il giovane nipote Massimiliano Mascia, geniale interprete di una transizione morbida nel nuovo.

Eppure la sua presenza si sentiva in ogni oggetto e particolare di un luogo unico, che chi ama il cibo spera non cambi mai. Nato a Imola nel 1935, già garzone nella macelleria del nonno, poi diplomato in ragioneria per volontà del padre bancario, aveva scelto il cinema, sua prima passione, iscrivendosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Per poi tornare all’ovile e vestire i panni del bancario. Non per molto tuttavia.

È la moglie Renza a suggerirgli di aprire un ristorante, anziché ospitare gli amici a casa nelle sue cene luculliane. Fra di essi c’è un’altra leggenda, quel Luigi Veronelli che sarà il regista della nascita del San Domenico. Il coup de feu è il 7 marzo 1970, in un ambiente di finezza ancora sconosciuta nel Belpaese, fra tappezzerie preraffaellite e argenteria tirata a lucido. È Veronelli a guidarlo nell’allestimento di una cantina forse senza eguali in Italia per profondità e lungimiranza, dove scovare vecchissime annate di vini oggi celebrati, ieri negletti. Ed è sempre lui a fargli il nome di Nino Bergese, cuoco dei re e re dei cuochi, che aveva lasciato la Santa di Genova. Il grande chef piemontese, già al servizio di famiglie nobiliari e industriali, trasmetterà trucchi e mestiere al giovanissimo Valentino Marcattilii, affiancato tuttora in sala dal fratello Natale. Il concetto è quello della cucina borghese, praticata nelle case dei più abbienti, ora messa alla portata del pubblico. Una formula che è valsa a Imola 50 anni di attività e 40 anni ininterrotti di doppia stella Michelin, un record per l’Italia.