Chef Yong Ping Zhang, alias Julio, a Madrid propone una cucina autentica omaggio ai sapori cinesi più puri e più vari.
La Notizia
Madrid è, da qualche anno, sempre più al centro dell’attenzione degli appassionati enogastronomici e dei palati più esigenti. Nonostante il forte legame con la tradizione culinaria spagnola, la capitale iberica si è sempre vantata di avere una vasta offerta di ristoranti asiatici. Questi si sono diffusi sin dagli anni ‘60, infatti. Sono tanti, infatti, i ristoranti gestiti dagli immigrati approdati in Spagna dalle regioni costiere di Shejiang e Dujian.![](/upload/multimedia/piatto-2-YONG-pING-zHAN-jpg.png)
All’inizio, queste erano realtà con prezzi popolari il cui il ricettario era molto semplice e quasi sempre legato alle radici cantonesi. Nel tempo, però, la cucina cinese si è evoluta ed è diventata molto di più. Si pensi ad Hakkasan a Londra o al compianto Jean-Claude Fung-Ching Chen che sulle rive della Senna si è rivelato uno chef di alto livello nel suo famoso ristorante Chen Soleil de l'Est, a Parigi.
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Oggi, per i buongustai e appassionati madrileni della vera cucina cinese non è necessario recarsi a Shanghai o Hong Kong per assaporare piatti dal gusto orientale. Infatti, la gastronomia cinese di prima qualità è arrivata anche a Madrid. Qui lo Chef Yong Ping Zhang, alias Julio, sembra essere diventato il portabandiera della vera cucina cinese in Spagna e il suo Soy Kitchen il più creativo locale di tutto il Paese.
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Originario della città portuale di Tianjin, a un centinaio di chilometri da Pechino, lo chef si è formato alla Shenzhen Hospitality School. Ai suoi esordi, Ping Zhang praticava un'esuberante cucina fusion con un innegabile richiamo alla Cina realizzando una cucina diversa, gustosa e divertente. Julio ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza viaggiando con la famiglia fino a quando il destino lo ha portato prima a Pamplona e poi a Madrid.
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Proprio nella capitale, nel 2014, ha inaugurato Soy Kitchen, a pochi passi da Plaza de España, assecondando in pieno l’ideologia della “bistronomia”. La sua è una cucina tecnica: materie prime di qualità, audacia nei piatti e zero investimenti in comfort o servizio. Negli anni, Ping Zhang è maturato e si è evoluto sia come chef che come artista.
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Così, si è trasferito nel cuore del quartiere residenziale di Chamberì in uno spazio ampio e aperto con arredi più in linea con le aspettative dei suoi commensali a livello di menu. Non si è trattato solamente di un cambio di location, ma di una vera e propria svolta. Quella scelta ha infatti rappresentato un addio al fusion e un vero e proprio benvenuto ai sapori cinesi più puri e più vari.
In questa cosmopolita versione 2.0 di Soy Kitchen, Julio promuove un ricettario di cucina tradizionale mai banale, rifacendosi alla cucina imperiale della dinastia Quing e utilizzando prodotti autoctoni. Sapori di diverse intensità, colori, consistenze. Julio non ha però abbandonato il suo wok, tegame tipico cinese e simbolo che identifica la sua cultura.
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Un vero e proprio ritorno alle origini quello proposto dallo chef nel menu che prende il suo nome (“Julio Menu”) e comprende una degustazione di ben 7 portate. Si inizia immancabilmente, con una zuppa calda e acida con coda di bue, si prosegue con porcini con un cuore di bambù (ma nel menù primaverile saranno anche integrate delle capesante finemente condite).
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Si passa poi ai jiaozi, una specie di wonton (un tipico formato di pasta) con ripieno di gamberetti e carne condita con vongole aperte al wok, guarnito con salsa di frutti di mare e XO. Segue il Jing Xia Ren, gamberi saltati nel wok con tè di drago, erba cipollina e uova di tobiko, una consistenza affascinante e un gusto quasi floreale.
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Successivamente è la volta del shan wen jiao, uno gnocco ripieno di granchio, carne e verdure che si sposano meravigliosamente con il vino proposto dal competente sommelier Borja Rivero. Seguono poi i gyoza di coda di bue con cocco e un’emulsione di kimuchi e infine il chilicrab di granchio blu, apparentemente cucinato alla Sichuan, affogato con le verdure in un brodo di mare e condito nel wok con un pizzico di spezie e spezie.
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Al Soy Kitchen non solo ci si affida a Julio, ma anche al suo team che propone una vasta scelta per quanto riguarda il bere. Appuntamento obbligato per il sake sour: si può approfittare della selezione di cocktail suggerita dal barista Bryan Norman.
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Insomma, Julio Menu è un vero e proprio viaggio nel lontano, millenario e vasto territorio cinese di cui chef Yong Ping Zhang sembra essere il più creativo ma fedele interprete.
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Fonte: La Vanguardia