Pasta, ravioli, noodles... da finire a casa in maniera facilissima o al microonde, spadellandoli o immergendoli in acqua. Questo è il nuovo concept digitale del figlio di Elia Rizzo, chef del ristorante il Desco che vanta 1 stella Michelin.
Delivery
Nel cuore di Verona, a pochi passi dalla casa di Giulietta, Il Desco: regno della famiglia Rizzo che dal 1981 sublima i palati dei veronesi. Oggi a gestire la cucina è Matteo Rizzo, classe 1984, Matteo ha preso il testimone dal padre Elia che, dopo una carriera trascorsa nel mondo dell’ospitalità, ha deciso di offrire alla sua città un’esperienza gastronomica raffinata ed elegante, come l’ambiente che la ospita, tanto da essere insignita di una stella dalla prestigiosa guida Michelin.Matteo, dopo numerose esperienze sia in Italia che all’estero, a fianco di personaggi quali Giuseppe Daddio, Mimmo Di Raffaele, Piero Selvaggio e Giorgio Locatelli è tornato definitivamente tra i fornelli di casa nel 2010. Nella cucina di Matteo, protagonisti sono sempre ingredienti italiani e spesso legati alla tradizione, ma con un tocco esotico a cui non rinuncia mai per esaltare la materia prima verso la quale ha una maniacale attenzione. I viaggi all’estero degli ultimi anni come quelli a Taipei, a Hong Kong e a tel Aviv in cui è venuto a contatto con chef di tutto il mondo hanno influenzato ed elevato ulteriormente la sua cucina e la sua identità.
“Nei miei piatti l’ingrediente principale è sempre nostrano o dalla tradizione italiana. Dopodiché, gli abbinamenti possono provenire da qualsiasi altro posto, ma non mi sognerei mai di fare un piatto con una materia prima che non sia italiana. Nella mia cucina, infatti, non può mai mancare il baccalà e, dopo l’esperienza di Tel Aviv durante la quale ho assaggiato il lime nero e quel gusto e quella fragranza che gli ingredienti assorbono nelle diverse parti del mondo, ho deciso di abbinarlo al mio tortello di baccalà. Il lime nero dona al piatto un’acidità e un profumo straordinarie. Mi piace abbinare ingredienti che mi appartengono da sempre ad altri del tutto nuovi. Questa è la mia cucina: tradizione accostata a piccoli tocchi che regalano quel twist in più”.
Uno spirito creativo teso alla continua ricerca ha portato chef Rizzo e tutto il suo team a non mollare e a non fermarsi mai tanto che, a poche settimane dall’inizio del primo lockdown, si è lanciato in un nuovo progetto: Esko Kitchen. Il nome deriva dal ristorante Il Desco.
Esko si può definire un locale virtuale con piatti sinceri e concreti che hanno fatto e continuano a fare compagnia ai veronesi durante le loro cene a casa. “Esko Kitchen è un locale che non c’è. Abbiamo creato un'app per portare nelle case dei nostri concittadini un prodotto che fosse un po’ più pop introducendo un po’ di internazionalità.
Abbiamo creato piatti unici che sono per lo più sono pasta, ravioli, noodles... da finire a casa in maniera facilissima o al microonde, spadellandoli o immergendoli in acqua. Stiamo lavorando alla grande, Esko è diventato una bella realtà e un domani vorrei diventasse anche un locale fisico, forse anche più locali. Il progetto, infatti, si presta a una replicabilità. È un concept innovativo perché molto digitale, ma anche curato e artigianale.
Quando ho intrapreso questa nuova avventura ritenevo - e ritengo tuttora - che il delivery della cucina del Desco non fosse la strada giusta. A mio parere, infatti, la cucina stellata non si addice molto a essere degustata a casa perché è più impegnativa sia dal punto di vista della preparazione che del cliente, quindi ho capito che dovevo pensare a qualcos'altro.”
Da sempre, e non solo in tempi difficili come quelli di una pandemia, chef Rizzo ama guardare avanti, trovare nuove idee, scoprire e sperimentare. Sono passati, infatti, ormai 10 anni da quando ha lanciato quello che oggi è il progetto Generations. “Mio padre, mi raccontava che negli anni ‘80 gli chef dei ristoranti stellati si mettevano d’accordo e, una o due settimane l’anno, organizzavano la cosiddetta ‘Settimana dei giovani’ per incentivare un pubblico più giovane ad avvicinarsi ai piatti di un certo livello, ma a costi inferiori.
Allora, avevo dieci anni in meno e moltissima voglia di coinvolgere un pubblico di ragazzi della mia età per condividere con loro il mio amore per il cibo e per la cucina. Così ho deciso di partire con questa iniziativa. Grazie al passaparola, dato che i social non erano ancora così efficaci, pian piano abbiamo iniziato a organizzare queste settimane in cui gli under 30 avevano il 50% di sconto sul menu. C'è subito stato un grande riscontro, la gente tornava, si spargeva la voce, c’era fermento e quindi ho deciso di portare avanti il progetto. Dopo i primi successi era giunto il momento di fare un upgrade e così l’under 30 è diventato Generations.
Siccome c’era un bell'humus di chef giovani a Verona che realizzavano piatti e menu interessanti, ho deciso di coinvolgerli contattando poi anche colleghi fuori Verona. Generations è davvero un bel progetto in cui credo molto perché c’è scambio, confronto e crescita per tutti. Con altri giovani chef abbiamo iniziato a scambiarci i ristoranti e a organizzare numerosi eventi per coinvolgere sempre più un pubblico con una fascia di età inferiore. In Generations c’è molta condivisione tra i cuochi e i clienti, si crea sempre una piacevole atmosfera”.