Uno dei locali della Sardegna più apprezzati al mondo è costruito dentro (e attorno) le leggende di Baja Sardinia, in un castello di granito che si arrampica su grotte naturali. Intervista alla proprietaria Francesca Fiore e tutte le novità gastronomiche del Ritual.
La storia
Qualcosa di magico palpita tra le rocce di granito che si ergono a Baja Sardinia. Un'energia tellurica, primordiale, che affonda le radici in una terra intrisa di storia e mistero. Qui, dove il vento sussurra antiche leggende e il mare canta melodie senza tempo, sorge un luogo che non è solo un locale, ma un'esperienza sensoriale totalizzante: il Ritual Club. Non un semplice ritrovo notturno, ma un tempio dove la pietra viva dialoga con il cielo, dove i sogni prendono forma e la bellezza diventa palpabile. Un'eredità che si tramanda da oltre mezzo secolo, custodita con passione e visione da Francesca Fiore, figlia di quell'Andres che, folgorato dalla Sardegna, ne fece la sua dimora e la sua tela.

Dalla visione di un gioielliere al gioiello della Costa Smeralda
La storia del Ritual è una favola moderna, intessuta di passione, intuito e amore per una terra che strega e incanta. Tutto ebbe inizio negli anni '70, quando il padre di Francesca, un architetto parmigiano con un'anima nomade e un passato da commerciante di pietre preziose nella foresta amazzonica, approdò in una Porto Cervo ancora in fasce. Affascinato dall'energia vibrante di questa terra, acquistò una collina selvaggia a Baja Sardinia, attratto dalle grotte naturali che la costellavano. Un luogo primitivo, dove la natura regnava sovrana e l'uomo era chiamato a integrarsi, non a dominare.



Con una sensibilità artistica fuori dal comune, Andres diede vita a un castello di granito che sembrava sorgere spontaneamente dalla roccia, in un abbraccio armonioso con la macchia mediterranea. “Il Ritual è costruito intorno alla grotta naturale, dove poi si balla sempre qui, tra queste mura di granito, dando vita al vero rituale”, racconta Francesca con orgoglio. Un luogo d'incontro per artisti, intellettuali e spiriti liberi, un rifugio dove la musica e la bellezza si fondevano in un'esperienza unica. “Il Granito è una roccia molto viva, è una roccia che si trasforma, non ha mai la stessa forma negli anni, però resiste, perdura. È una roccia che assorbe calore e freddo e poi lo rilascia, è una roccia molto viva, energetica. I sardi che abitano queste terre conoscono i suoi segreti”.


La filosofia
Il Ritual Club non è solo un luogo di divertimento e piacere, ma anche un simbolo di valori importanti come la famiglia, l'accoglienza e il rispetto per la natura. “I nostri devono sentirsi a casa, devono sentire la magia di questa terra e vivere momenti importanti. Se si pensa alla fama del sito di Stonehenge, quando noi abbiamo qui in Sardegna 100 luoghi antichi come quello, sparsi così, in mezzo alla campagna. La Costa Smeralda non è soltanto shopping, vip e lusso sfrenato. Noi ad esempio siamo stati i primi a portare anche Dj Guest in Costa Smeralda, ma abbiamo abbandonato anche questa decisione proprio per rispettare i ritmi di questa terra, con un’accoglienza diversa, meno rumorosa e più profonda”, racconta Francesca. La scelta di puntare su una programmazione musicale "prodotta in casa" è un ulteriore segno della volontà di preservare l'autenticità e l'anima del locale. “La musica è un tempio senza tempo”, diceva Andres Fiore, una frase che racchiude l'essenza del Ritual come luogo dove il tempo si sospende e le emozioni si amplificano.


Le Terrazze del Ritual: sopra il castello, oltre il tramonto
Dopo la scomparsa del padre, nel 2003, Francesca raccolse il testimone con coraggio e determinazione. Il Ritual Club era la sua casa, la sua famiglia, la sua stessa essenza. Mantenendo intatta l'anima del locale, Francesca seppe reinventarlo, aprendo le terrazze panoramiche che il padre aveva immaginato come giardini pensili. “Aprire un ristorante dopo il CLub era un sogno per me lontano: avevo soltanto 20 anni quando ho preso le redini dell’azienda. Eppure, dopo aver preso un po' le misure su come si gestisce un'attività ho realizzato finalmente questo sogno”, dice Francesca.


Nacquero così Le Terrazze del Ritual, un ristorante rooftop che è un'ode alla bellezza e al piacere. Un luogo dove la cucina si fonde con l'atmosfera magica del luogo, creando un'esperienza che coinvolge tutti i sensi. “Volevo una cucina leggera, colorata, appetitosa, non una di quelle che quando ti alzi, dici, quanto ho mangiato, sono appesantito; noi viviamo di vita notturna, di stelle e balli: volevo una cucina che coincidesse con il senso del rituale, che lasciasse un’emozione, un invito delicato a celebrare la vita, a perdersi anche nella contemplazione di un tramonto mozzafiato mentre scopri sapori principalmente legati alla Sardegna, ma anche ispirati ai nostri viaggi, ai nostri ricordi”.

Il ristorante Le Terrazze è un crocevia di sapori infatti, un viaggio culinario che parte dalla Sardegna per esplorare il mondo. La base è mediterranea, con i profumi intensi del mare e della macchia, ma non mancano contaminazioni esotiche, come l'utilizzo del Wagyu o dell'Amaro Yuntaku direttamente dal Giappone, sottolineando la volontà di creare un'esperienza culinaria unica e personale.

Ai fuochi, lo chef ligure Alessandro Cabona, artefice di piatti come il Tortello di verdure con ripieno di melanzane, limone candito, erbe aromatiche e datterini, la Calamarata come una zuppa di pesce o il vivace accostamento Mango e Orata, senza lesinare l'internazionalità di preparazioni quali il Pimiento de Padrón, peperone originario della Coruña.



La mixology de Le Terrazze segue la stessa filosofia, con cocktail creativi e audaci. ”La nostra carta non si pone limiti geografici né sensoriali: la proposta drink del locale si contraddistingue per la personalità dinamica, innovativa e sensuale, che non abbandona mai le radici della tradizione e guarda senza timore verso nuove eleborazioni”, afferma Marco Pisellini, food & beverage manager de Le Terrazze del Ritual.


Guardando al futuro, Francesca non esclude nuove evoluzioni per il Ritual Club, pur rimanendo fedele alla sua identità. Chissà, magari un giorno sua figlia Matilda, appassionata di storia dell'arte, troverà nuove forme per esprimere la creatività che palpita tra queste rocce di granito. Perché il Ritual è una creatura in continuo movimento, un'opera d'arte in divenire, un tesoro da custodire e da condividere. Come la natura sarda.
