Chef

Vincent Moissonnier, lo chef bistellato si ritira: “L’alta cucina logora”

di:
Alessandra Meldolesi
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copertina vincent moissonnier

“Non ne posso più. La ristorazione stellata è come correre in formula 1. Devi sempre essere al top, non ti è concesso di mostrare alcuna debolezza. Semplicemente non posso più permettermi queste prestazioni”. Così Vincent Moissonnier ha annunciato la chiusura del ristorante eponimo, bistellato da tre lustri a Colonia.

La notizia

Era il 1997 quando Vincent e Liliane Moissonnier ricevettero la prima stella Michelin, il 2007 quando arrivò la seconda per il ristorante che porta il loro nome a Colonia, nel quartiere di Agnesviertel. Dalla fondazione a oggi, non meno di 36 anni di successi.Doveva essere un piccolo bistrot alla francese. Poi a bordo è salito lui: un giovane chef originario del sud della Francia”, ricordano i proprietari a proposito di Eric Monchon, complice della loro avventura.

@Dr. Henrik Forsat



Ci saranno tutti e tre il trenta giugno, ad accogliere per l’ultima volta gli ospiti prima della chiusura definitiva del ristorante, come preannunciato in una lettera aperta. “Dopo così tanti anni di abnegazione e grandi performance gastronomiche, dopo 630 partite perse della squadra di Colonia, innumerevoli prime cinematografiche e compleanni mancati fra amici e parenti, dopo quattro James Bond e tre cancellieri tedeschi, è arrivato il momento”.

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Non è tuttavia un pensionamento ai tropici, quello che ha in mente la coppia, la quale anzi intende continuare a gestire l’enoteca Weinladen, sempre a Colonia. “Cambieremo, ma resteremo con voi”, promettono. Bisognerà invece attendere il mese di agosto per conoscere le intenzioni di Monchon.


Le motivazioni sono chiare. “Non ne posso più”, ha confessato Vincent. La ristorazione stellata è come correre in formula 1. Devi sempre essere al top, non ti è concesso di mostrare alcuna debolezza. Semplicemente non posso più permettermi queste prestazioni”. Dopo le chiusure pandemiche, il Moissonnier è stato di fatto praticamente sempre esaurito. Più che il virus hanno potuto le dodici ore quotidiane di lavoro, la mancanza di manodopera e la pressione continua.


Fonte: General Anzeiger

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Foto dello chef in copertina: @DPA Web

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