L’apertura del locale di Diego Rossi e Pietro Caroli ha segnato una tappa fondamentale nella narrazione gastronomica del quartiere: ambiente friendly, prezzi contenuti e creatività vibrante per un menu che cambia ogni sera. Trippa scrive una nuova pagina della cucina tradizionale che guarda al futuro.
Trippa Milano
Il locale
Milano. Porta Romana. Trattorie, banconi, tavole più o meno giovani riempiono gli aperitivi e le cene, di sera nel quartiere. Sono spuntate come i funghi, negli ultimi anni. E, invece di farsi concorrenza, si spingono ed accompagnano l’un l’altro in un crescendo di diversificazione dell’offerta gastronomica. Si chiama appunto “marketing gastronomico territoriale”, anche all’interno di una stessa città e ne ho già scritto molte volte in questi termini. Perché, se Milano già di per sé rappresenta la meta gourmet in Italia per eccellenza, avendo surclassato Roma, Napoli e Bologna in questo senso, nondimeno la “movida gastronomica” si sposta territorialmente a seconda della forza dell’offerta di ristoranti del quartiere stesso in cui i ristoranti si trovano.
La stessa cosa che una volta avveniva per i locali di tendenza, o per le discoteche negli anni Ottanta. E se una volta era Brera a vincere la sfida del quartiere gastronomico più ambito (negli anni 70 e 80, chi non passava una serata tra il Banco e la Briciola era considerato “out”); e se subito dopo è arrivata l’Isola, il quartiere a nord della stazione di Porta Garibaldi, insieme a “viaTortonaViaSavona” -come spesso sentivamo dire- e dove è nato anche il fenomeno “Langosteria”, il locale di Enrico Bonocore che si è poi moltiplicato negli anni a Milano ed è arrivato fino ad aprire a Portofino, a Parigi e a Saint Moritz, ora è il turno di Porta Romana. E qui si va da Trippa.
Devo raccontarvi cos’è Trippa? Onestamente non credo sia necessario. Ma certo, in Porta Romana, esiste un pre e un post-Trippa. L’apertura del locale di Diego Rossi e Pietro Caroli ha segnato una tappa fondamentale nella narrazione gastronomica del quartiere. La nuova Trattoria, il nuovo concept di proporre nel piatto la tradizione, ma totalmente rivisitata (e direi innovata) in un ambiente friendly a prezzi contenuti, è immediatamente esploso e ha portato notorietà di tipo nuovo al quartiere che già proponeva molti, diversi percorsi di gastronomia, italiana ed etnica. Ma ha portato soprattutto alla riscoperta delle “relazioni” gastronomiche. Relazioni nel senso vero del termine. Cioè persone che si incontrano e rivedono in questo locale, dove sono nate amicizie, passioni, discussioni e progetti.
La TRATTORIA come luogo di scambio, non solo come luogo gastronomico. E Trippa è proprio questo. Un luogo amico. Un luogo caldo e relazionale. E la cucina? Diego Rossi, veronese, classe 1985. Frequenta l’istituto alberghiero e quindi prima avventura in cucina al Ristorante Oste Scuro a Verona poi alla Locanda delle Tamerici a Fiumaretta di Ameglia, passando per due anni in Laguna al Bauer, e quindi il St. Hubertus con Norbert Niederkofler, la Locanda Margon e il Delle Antiche Contrade dove ottiene una stella Michelin il 20 giugno 2015. Ma da lì cambia tutto. Lascia le stelle e apre la sua Trattoria Trippa a Milano. Un concept totalmente nuovo per un luogo antico.
Anche per questo, ancora, dopo oltre sette anni dall’apertura, il locale di Diego Rossi e Pietro Caroli resta un punto di riferimento importantissimo nella geografia culinaria di Milano. Ed è per questo che, ancora adesso, riuscire ad ottenere un tavolo è impresa molto ardua, da specialisti della prenotazione. Noi il tavolo l’abbiamo avuto, e per l’ennesima (mai scontata) volta abbiamo mangiato a questo indirizzo.
I piatti
Il menu? Diverso ogni sera, come le Trattorie che si rispettano, secondo quello che offre il mercato. Iniziamo con Trippa fritta, uno dei must del locale. Apre la serata il primo bicchier di vino e queste strisce di trippa, da sgranocchiare come se fossero arachidi, come patatine.Continuiamo con i Cipollotti alla brace, mascarpone, cedro Piretto, polvere di capperi di Pantelleria e salmoriglio. Piatto complesso, dolceamaro, molto interessante e gustoso. Poi Sedano rapa e guanciale arrosto, intingolo mediterraneo, e paprika affumicata. Ancora una volta ingredienti poveri, del mercato, ma ricchi di sapore e di contrasti.
Arriva adesso il Peposo di radicchio di Verona, fonduta di formaggio di capra, castagne al burro, cacao. Una verdura di casa, per il cuoco, ancora con un fondo leggermente amaro, di grande personalità. Si continua con Uovo morbido, crema di cavolfiore al cumino, agretti e condimento alla sarda del Garda e nocciole. Gusti di tradizione mescolati e ridisegnato in modo contemporaneo.
E adesso un grande classico di Diego: il Vitello tonnato. Un classico della cucina piemontese, riproposto da Rossi con una salsa montata al sifone e di grande sofficità.
C’è’ per fortuna ancora spazio per due primi piatti, che assaggiamo alla fine del nostro percorso: il primo sono i Tortelli all'aglio orsino, burro e parmigiano. Non chiedetemi come una mano santa in cucina riesca a tirare una pasta così sottile e a farli così buoni…Tant’è’ che ogni volta sono una sorpresa. E infine, Tagliatelle burro e parmigiano. Un grandissimo classico…. E niente da aggiungere.
Capite perché Trippa Milano è Trippa? Capite perché Pietro e i ragazzi in sala, e Diego e Seba(stiano) e i ragazzi di cucina sono speciali? E no, non provateci: non vi faccio una raccomandazione per un tavolo. Andate sul sito e prenotate con lungo anticipo. se avete fortuna, il mondo di Trippa sarà anche il vostro.
Indirizzo
Trippa Milano
Via Giorgio Vasari, 1, 20135 Milano MI
Tel: 327 668 7908
Sito web