Chef di Soul Kitchen a Torino, da oltre dieci anni porta avanti una cucina plant-based che unisce tecnica classica e ricerca tecnologica. Attraverso menu che valorizzano esclusivamente ingredienti vegetali, ha trasformato il suo ristorante in un riferimento etico e contemporaneo, contribuendo al dibattito sulla cucina vegetale italiana.
Cresciuto tra le valli bergamasche e diplomato all’Istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme nel 2000, Luca Andrè inizia la sua formazione professionale tra una Stella Michelin – il ristorante Passone a Montevecchia – e le cucine degli hotel Jolly e Four Seasons a Milano, per poi proseguire allo Château Val di Colle ad Arezzo . Un percorso solido nella cucina classica, segnato da una rigorosa attenzione alla tecnica.
Nel 2001 una scelta personale orienta la sua traiettoria: l’adozione del veganesimo, che diventa presto un terreno fertile per una rilettura totale del mestiere. Privato di alcuni ingredienti cardine, il lavoro cambia prospettiva. Lo chef inizia a studiare nuove consistenze, a sperimentare alternative proteiche e a costruire un vocabolario gastronomico personale, applicando tecniche tradizionali come brasatura e affumicatura alla sola materia vegetale, integrandole con fermentazioni, estrazioni e una crescente padronanza della componente tecnologica.
Nel 2013 apre Soul Kitchen, nel cuore di Torino. Le pareti delabré dell’antico edificio ottocentesco diventano la cornice di un progetto che mira a far percepire la cucina vegetale come un linguaggio autonomo, lontano dagli stereotipi e capace di generare intensità gustativa. L’impianto visivo dei piatti, giocato su contrasti di colore e texture, accompagna un lavoro profondo sulla materia prima vegetale: farine locali prive di uova, polveri proteiche di alghe, fermentazioni calibrate e l’utilizzo della carne vegetale stampata in 3D sviluppata da Redefine Meat, che riproduce struttura e succosità grazie a proteine di pisello, soia e grano, grassi vegetali e concentrato di barbabietola.
I tre menu degustazione raccontano la sua visione. Archivio, in nove passaggi, riunisce i piatti simbolo di Soul Kitchen, come Primavera – asparagi alla brace, maionese allo zafferano e sambuco fermentato – e Bbq, ispirato alla griglia e costruito su carne vegetale di soia fermentata. Tradizione e Innovazione (sei portate) interpreta in chiave vegetale il Piemonte, dal Cappuccino di asparagi al Plin vegano fino al dessert Gran Torino. Mono dedica quattro portate all’esplorazione di un unico ingrediente, seguendone la stagionalità e le possibili trasformazioni tecniche.
La sala, guidata da Gianluca Rattalino, costruisce un pairing che non accompagna soltanto, ma dialoga con la cucina: vini piemontesi, piccole realtà biodinamiche, orange wine e distillati Zoppi Distillery rendono l’esperienza coerente con il passo contemporaneo della cucina di Andrè.
La sua filosofia plant-based, nutrita da etica e da una forte componente culturale, trova spazio anche nella collaborazione con FunnyVeg, piattaforma che promuove la cucina vegana in Italia. Qui si definisce ulteriormente la sua missione: dimostrare che la cucina vegetale può essere un atto creativo, sostenibile e capace di emozionare. “Il cibo non è più solo cibo, ma un atto rivoluzionario”, ripete spesso, trasformando il piatto in una dichiarazione personale e professionale.
Negli anni Soul Kitchen ha richiamato un pubblico trasversale, compreso chi, come Novak Djokovic, sceglie il ristorante durante i suoi soggiorni torinesi. Un segno dell’impatto crescente di una proposta che coniuga profondità tecnica, visione etica e una forma di gastronomia che guarda avanti senza perdere radici e rigore.