A Piacenza, il progetto Magritte racconta la visione di un artigiano che usa il gelato come linguaggio personale, costruito su purezza gustativa, sensibilità e rigore tecnico. La sua ricerca, dal 2020, unisce gelateria, cioccolateria e pasticceria in un percorso creativo coerente e profondamente contemporaneo.
Cresciuto a Piacenza, si avvicina alla gelateria a venticinque anni con una piccola macchina domestica, sperimentando gusti regalati ad amici e ristoratori. La scoperta decisiva arriva presto: ciò che lo attrae non è solo il prodotto finito, ma il processo, la possibilità di trasformare percezioni, ricordi, frammenti di quotidiano in sapori nitidi. Il gelato diventa così il suo linguaggio, un mezzo espressivo capace di fondere creatività e profondità aromatica.
La sua formazione procede in modo indipendente, attraverso studio e sperimentazione continua, costruendo un’identità centrata sulla purezza gustativa e su un pensiero progettuale che privilegia l’ascolto della materia. Ogni ricetta nasce da un’intuizione intima — una conversazione, un dettaglio osservato, un’emozione — e prende forma attraverso un metodo meticoloso e contemporaneo.
Nel 2020 apre Magritte – Gelati al cubo a Fidenza, segnando l’inizio di un progetto che cresce rapidamente. A maggio 2024 inaugura il punto vendita di Piacenza, oggi sede principale e luogo dove integra gelateria, cioccolateria e pasticceria. Qui struttura un’offerta che riflette fedelmente le sue passioni: una linea di pralineria articolata, con rotazione costante di gusti, nata dal lavoro quotidiano in laboratorio; torte di pasticceria, semifreddi e prodotti da forno che ampliano l’esperienza senza tradire il cuore del progetto.
Nel locale piacentino, dotato di dodici coperti, organizza eventi tematici e degustazioni che invitano a un ritmo più lento, costruito sul dialogo tra artigiano e pubblico. La sua cucina dolce rifiuta mode e omologazioni, seguendo una linea personale che non risente del trascorrere del tempo. Ogni preparazione è un gesto intimo: la costruzione di un equilibrio volutamente imperfetto, perché vivo, tra tecnica, emozione e ascolto.
