Executive chef di Azotea a Torino dal 2022, costruisce una cucina nikkei personale: tecnica giapponese, memoria andina e attenzione agli “ingredienti dimenticati”, dopo passaggi tra Perù ed Europa, da Gastón Acurio a Villa Tiboldi e la guida del Carlina Restaurant fino a gennaio 2022.
Nato nel 1988 a Cusco, cresce tra le Ande e una cultura del cibo che per lui è identità, rito e geografia. Le prime esperienze lo portano nelle cucine di famiglia e poi in laboratori e ristoranti tra Perù ed Europa: in Italia affina pasticceria e partita calda, passando anche da realtà come Marco Avidano e Del Cambio, mentre in Perù lavora alla corte di Gastón Acurio, apprendendo organizzazione, salse madre e gestione dell’acidità come matrice del gusto.
Il percorso italiano include la campagna piemontese: a Villa Tiboldi opera sotto la consulenza di Davide Palluda (L’Enoteca, 1 Stella MICHELIN), consolidando relazione con ortaggi, erbe e acidità eleganti. Torino diventa poi casa professionale: al Carlina Restaurant (NH Collection Piazza Carlina) guida la cucina fino a gennaio 2022, con una tavola che intreccia lessico piemontese e tocchi sudamericani.
Nel 2022 abbraccia Azotea. Qui la sua nikkei prende una forma compiuta: tagli millimetrici, marinature istantanee, agrumi e ají in dialogo con fermentazioni misurate e riso trattato come tela neutra. La carta alterna crudi e cotture precise (tiradito, ceviche, yucca, yuzu kosho) e convive con una miscelazione pensata in tandem con la cucina. Con “Chakana” (2024), degustazione ispirata alla cosmologia andina, Azotea racconta territori e simboli attraverso piatti e pairing, proiettando Torino in un orizzonte latinoamericano contemporaneo.
La biografia familiare — bisnonna materna giapponese — e una vita “con la valigia in mano” spiegano una contaminazione che non è esercizio di stile ma linguaggio madre: memoria andina, rigore nipponico, selezione stagionale e recupero di prodotti marginali. In sala, l’esperienza si completa con percorsi cocktail-curati, serate a tema e collaborazioni ospiti, consolidando Azotea come luogo di dialogo tra cucina e miscelazione.