Executive Chef di Al Lago (Il Sereno, Lago di Como), con una formazione tra Italia, UK e USA. Dal 2017 guida una proposta che ha conquistato e mantenuto la stella MICHELIN, cucendo su Como una cucina d’autore, precisa, vegetale e contemporanea.
Napoletano, inizia in pasticceria a 14 anni e, dopo l’alberghiero, sceglie definitivamente la cucina. Le prime esperienze lo portano in Inghilterra (capo partita) e quindi negli Stati Uniti, dove affina tecnica e lingua, tasselli utili a una carriera che intreccerà fine dining e hôtellerie di alto profilo.
Nel 2008 torna in Italia all’Arquade di Villa del Quar con Bruno Barbieri (2 stelle MICHELIN), passaggio che consolida metodo e sensibilità per la materia. Segue Bulgari Hotel Milano sotto Elio Sironi, dove l’ambiente di un 5* L gli insegna servizio, continuità e controllo. Nel 2010 approda a Palazzo Sasso/Ravello con Pino Lavarra (oggi Palazzo Avino), cucina territoriale dal timbro francese e due stelle.
La tappa che lo segna nel profondo è il Grand Hotel a Villa Feltrinelli con Stefano Baiocco: nasce qui la sua alfabetizzazione “vegetale”, tra erbe, infusi e precisione formale. Poi rientra a Milano per l’apertura dell’Armani Hotel (2011–2013) come executive sous chef, esperienza che lo prepara a brevi immersioni nelle cucine 3 stelle di Bo Innovation (Hong Kong) e Manresa (Los Gatos).
Il primo incarico da Executive Chef arriva al Turbigo sui Navigli; segue il coordinamento per Seven Stars Galleria durante EXPO Milano con il James Beard American Restaurant. Nel 2016 incontra la famiglia Contreras e sposa il progetto Sereno Hotels: Il Sereno a Torno diventa il suo campo base, a cui dal 2019 si aggiunge la supervisione di Le Sereno a St. Barth come Corporate Chef.
Nel 2017 Al Lago ottiene la stella MICHELIN (confermata negli anni), traguardo che Lenzi vive come affermazione di una cifra personale: piatti essenziali, ritmo vegetale, pescato e lago, acidità misurate, innesti di tecniche asiatiche e una sala in dialogo continuo con la cantina. Nel 2025 Al Lago figura tra gli stellati del Lario.
Fuori dalla cucina, disciplina e sport (pesistica, yoga, ciclismo) alimentano la sua idea di energia “pulita” al servizio del mestiere: concentrazione, lucidità, asciuttezza del gesto. È il tratto che si ritrova nei menu degustazione del Sereno, dove la componente vegetale non è corollario ma architettura.