Classe 1981, nato a Sarno (SA), Giuseppe Mancino guida dal 2005 il ristorante Il Piccolo Principe del Grand Hotel Principe di Piemonte a Viareggio: prima stella Michelin 2008, seconda nel 2014—allora il più giovane bistellato d’Italia—riconfermate fino all’edizione 2025.
Cresciuto tra i mercati agro-nocerini, Giuseppe Mancino frequenta l’Istituto alberghiero di Salerno poi colleziona stagioni in grandi alberghi di Sardegna, Svizzera e Costa Azzurra, affinando rigore classico e sensibilità mediterranea. Nel 2005 approda in Versilia come executive chef de Il Piccolo Principe, all’epoca aperto solo agli ospiti dell’hotel.
Tre anni bastano per conquistare la prima stella (novembre 2008) — primato per un ristorante d’albergo in Versilia — seguita dalla seconda nel 2014, che lo rende il più giovane chef italiano a raggiungere il traguardo in quella stagione. Da allora la guida Michelin rinnova le due stelle fino al 2025, attestando solidità e costante evoluzione.
La sua cucina equilibra profumi mediterranei e tecnica francese: succhi di pesce limpidi, verdure biodinamiche di un orto partner a pochi chilometri e cotture centrate al secondo. Piatti emblematici come l’Ostrica Gillardeau, cetrioli fermentati, mela verde e alghe, il Risotto alle erbe selvatiche, seppie e salsa in zimino e il Rombo, midollo di vitello e lattuga alla brace testimoniano una ricerca di leggerezza, umami e precisione.
Mancino adotta una filosofia circolare: compostaggio di scarti per arricchire i campi dell’azienda agricola partner, menu degustazione che cambiano ogni stagione e tre percorsi—di cui uno vegetariano—per valorizzare la biodiversità toscana. La cantina, in dialogo con la sala guidata da Sommelier Michele Angiolini, conta oltre 1 200 etichette con focus su Champagne di vigneron e grandi bianchi toscani.
Ospite regolare di Identità Golose, collabora a eventi come Care’s – The Ethical Chef Days e cura masterclass su estrazioni “clean” e fermentazioni di alghe; nel 2024 è entrato a far parte di Euro-Toques Italia come ambasciatore della cucina sostenibile di costa.
«Rispetto dell’ingrediente, cottura puntuale, acidità calibrata: è così che racconto il mio mare e la mia terra», riassume lo chef, la cui discrezione ha reso Il Piccolo Principe un indirizzo imprescindibile per comprendere la nuova classicità italiana.