Daniele Auricchio è il giovane talento in grado di muoversi con manierismo e sentimento fra “Borgo La Chiaracia”, la preziosa cucina tradizionale della trattoria moderna “La Pagoda” e l’haute cuisine d’avanguardia del ristorante gourmet “Radici”.
Daniele Auricchio, classe 1990 nato a Napoli, si è perfezionato lavorando in Italia e all’estero nelle grandi cucine degli alberghi di lusso e nei ristoranti di altissimo livello, dove il cibo diventa perfezione: la sua carriera lo ha visto seguire i tempi a orologeria, le tecniche da manuale e il culto del gusto di Sergio Mei al “Four Seasons” di Milano; da un fuoriclasse come Raffaele Lenzi ha invece ereditato la capacità di entrare in contatto con l’ospite attraverso l’attenzione rivolta alla sala e alla cura nella preparazione di piatti tailor made assorbita al “Ristorante Il Sereno Al Lago” sul Lago di Como (una stella Michelin); infine ha allargato la sua visione della ristorazione niente meno che alla corte del maestro spagnolo Martín Berasategui nel suo locale di Barcellona, il “Lasarte” (tre stelle Michelin). A “Borgo La Chiaracia”, nel primo impegno da executive chef alla guida di un’offerta gastronomica sfaccettata che accompagna gli ospiti in ogni momento del loro soggiorno.
Daniele Auricchio è riuscito a centrare la sua idea di cucina declinandola in due proposte in continua evoluzione. Che condividono lo stesso punto di partenza – ovvero le materie prime del territorio – e seguono entrambe il bioritmo della tenuta umbra di Eugenio Vinciguerra e Anna Ramazzotti, ma che avanzano su piani estetici e gustativi unici, sorprendenti. Se infatti nel menù de “La Pagoda” lo chef riesce a incanalarsi con originalità e grande temperamento nel solco della migliore tradizione italiana avvolgendo il palato con una cucina accogliente, piena, golosa e rivelatrice dell’identità senza tempo di ricette semplici. Al contrario nel menù di Radici - fregiato con 3 forchette della Guida Michelin, 2 forchette del Gambero Rosso, e raccomandato dalle Guide de L’Espresso, Repubblica e Touring Club - si concede una cucina più istintiva, ispirata e immersa nella sperimentazione di tecniche, cotture, consistenze e accostamenti inattesi.
Daniele Auricchio regala al palato un’audace ma raffinata sinfonia di contaminazioni: fra colori, profumi e spessori; fra materie prime secolari e nuove traiettorie dell’alta ristorazione; fra echi di piccoli allevatori e agricoltori e la solidità di percorsi di lavorazione, cottura, fermentazione ed estrazione dei sapori che hanno una precisione chirurgica, fatte a mestiere. Per catturare ogni virtù etica e materica degli ingredienti, che nella cucina di Auricchio si impongono come protagonisti assoluti della sperimentazione, tanto da far scegliere allo chef di non dare un nome ai piatti in menù ma di lasciarli vivere nella forza evocativa delle loro materie prime peculiari.