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Dabiz Muñoz: “Lavoravo 18 ore su 24 per 500€ a settimana. Senza sforzo non c’è fama”

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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Non c’è successo senza sacrificio: lo conferma l’inarrestabile Dabiz Muñoz, passato per la fase del lavoro estremo a guadagno minimo. Oggi che la fama lo ha premiato, lo chef non dimentica gli esordi travagliati.

La storia

È facile pensare che ai geni venga tutto facile e spontaneo grazie all’innato talento. Certo, la dote naturale aiuta, ma Dabiz Muñoz, che a buon titolo può essere annoverato fra i big della cucina mondiale, è la prova vivente che le cose non funzionano così. Insignito di tre stelle Michelin e inserito ai primi posti della 50 Best Restaurants 2022 con DiverXO, oggi constata: “Nonostante quel che si vede sui social, personalmente non conosco nessun caso di vero successo che non abbia alle spalle una storia di grandi sacrifici. Cucino da quando avevo 12 anni. Ho sempre saputo che per quanto grande fosse il mio sogno, il sacrificio avrebbe dovuto esserlo ancora di più”. Non è stato facile creare il suo fine dining da zero; un posto dove i commensali vivono un'esperienza che va ben oltre il palato e sconvolge letteralmente i sensi.

@soysaracastano



Durante i primi sette o otto anni di DiverXO, ce la facevamo a malapena a stare nel budget settimanale. Lavoravo 17 o 18 ore al giorno per guadagnare circa 500€ a settimana. Quando ti trovi in situazioni del genere le persone che ti circondano ti dicono che stai commettendo un errore e tu stesso finisci per chiederti se stai sacrificando tutta la tua vita con il rischio di fallire. Quando è così tralasci tutto il resto per il tuo sogno. Ora è facile guardare indietro e dire che ne è valsa la pena, ma allora non c'erano garanzie”, continua.


A complicare ulteriormente le cose, “Vanguardia o Muerte”, il suo mantra annunciato al mondo con uno spettacolare video nel 2014. Rimanere fedeli a questo credo non è facile: bisogna vivere sempre al limite, restando però attenti e lucidi -perché cadere nel burrone è un attimo. “Innovare costantemente il mio ristorante per 14 anni consecutivi non è stato facile, ma ora mi sento a mio agio in questo scenario. Voglio che ogni volta che qualcuno viene da DiverXo abbia l’impressione di cenare sempre in un posto nuovo. Questo è ciò su cui stiamo lavorando. Sono, infatti, convinto che le migliori versioni di DiverXO e di me come chef debbano ancora arrivare”, continua Muñoz.


Non è cosa facile, quindi, nemmeno per un personaggio del suo calibro conciliare la vita di ogni giorno con una cucina ardita, ricca di sapori potenti e sfacciati. “Sacrificio” è la parola d’ordine per chi pensa in grande e alza sempre l’asticella: ce lo assicura lui stesso. “Quello che ancora oggi mi rende davvero ansioso è che ho molte più idee del tempo necessario per svilupparle. Penso che l'exploit del ristorante e della mia creatività arriveranno quando sarò in grado di dedicare la maggior parte del mio tempo al processo creativo”.


Fonte: iberiaplusmagazine.com

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