Chef

Dieuveil Malonga, lo chef che porta alla ribalta la cucina delle tribù africane

di:
Elisa Erriu
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copertina dieuveil malonga

Lo chef congolese Dieuveil Malonga sta rivoluzionando la cucina in tutta l'Africa, promuovendo le tradizioni alimentari del continente e formando gli chef su come promuoversi a loro volta: “Oggi, per mangiare qualcosa di unico, dovete venire nei villaggi africani”.

La notizia

L’Africa come la culla della vita, l’Africa per i Safari e i paesaggi selvaggi, il sole tra i baobab e i cori delle tribù locali che si mescolano insieme ai richiami dei leoni in lontananza: in quanti sanno, però, che in mezzo a queste emozioni che l’Africa sa donare, c’è anche una cultura gastronomica unica al mondo?  “Tra cinque o dieci anni, il mondo verrà qui”, dice Dieuveil Malonga. “E noi dobbiamo essere pronti con la nostra ospitalità a saper regalare ricordi incredibili e promuovere la cultura del cibo all'interno del nostro continente". Lui ha appena 31 anni, è originario del Congo e ha già visitato 50 dei 54 paesi del continente africano, ha partecipato a Top Chef in Francia, creato la piattaforma online Chefs in Africa e aperto una scuola di ristorazione in Ruanda. Se dovesse davvero arrivare la grande svolta dell'Africa sulla scena culinaria mondiale, molto probabilmente in molti ringrazierebbero proprio Malonga.


Malonga ha avuto una carriera lunga e complicata, prima di raggiungere la notorietà: è diventato orfano dopo che suo padre è stato ucciso in un conflitto politico e sua madre è morta per una malattia. A 10 anni si è dunque imbarcato su un volo per Colonia, in Germania, raggiungendo la sorella maggiore, che si era costruita una vita in Europa. All'inizio, al giovane Malonga non piaceva la Germania: faceva freddo e non gli piaceva ciò che mangiava, si lamentava spesso con sua nonna durante le chiamate interurbane. “Quando avevo 12 anni e ho iniziato a sapere come cucinare, la mia ambizione è diventata quella di aprire il mio ristorante”, ha raccontato Malonga. “Ma il mio sogno è sempre stato quello di aprire un ristorante in Africa”, ricorda. Mentre studiava arti gastronomiche, Malonga iniziò a usare gli ingredienti che prendeva durante le sue vacanze in Congo, sperimentando nelle cucine della scuola e piantando inconsapevolmente i primi semi del suo stile di cucina.


Negli anni successivi, attraverso stage ed esperienze lavorative in Germania, ha incontrato molte persone di origini africane che lavoravano nei ristoranti, ma la maggior parte di loro erano lavapiatti o addetti alle pulizie: “Questo mi ha dato la motivazione per mostrare al mondo che c'era molto di più che avremmo potuto fare, se solo avessimo avuto un’occasione", ha spiegato. Per lui, ad esempio, l’occasione si è presentata nel 2014, quando Malonga si è qualificato per partecipare all'edizione francese del concorso televisivo Top Chef. Quando ha affinato il suo stile afro-fusion durante il programma e ha iniziato a guadagnare un seguito in Francia, si è reso conto di voler comprendere l'Africa più in profondità. E così, nel 2016, ha deciso di prendersi del tempo per riconnettersi con il continente in cui è nato.


Ha viaggiato in 50 dei 54 paesi dell'Africa, visitando gli agricoltori locali, imparando dalle matriarche dei villaggi e catalogando meticolosamente le sue scoperte: “In tanti paesi africani, mangiare non è semplicemente un atto quotidiano, è una festa”, ha detto Malonga. “Ho scoperto che le persone apprezzano davvero il cibo. Per loro, i pasti sono il momento migliore per parlare di qualsiasi cosa. Ho imparato moltissimo anche dai consigli delle nonne che ho conosciuto. Mi hanno raccontato di come i loro nonni mangiassero solo ciò che cresce sul territorio, perché il tuo sistema immunitario è connesso all'ambiente. Oggi consumiamo la frutta di Cape Town e il pesce della Norvegia, mentre parliamo di tornare a mangiare localmente. Ma le persone in Africa lo stavano già facendo prima”.

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Qui in Africa abbiamo tutto", ha continuato lo chef. “Abbiamo cibo sano, abbiamo una straordinaria diversità: ciò di cui abbiamo bisogno è imparare a comunicarlo. È quello che stiamo cercando di fare con gli chef in Africa con il nostro portale online “Chefs in Africa”. È un piccolo progetto, ma stiamo cercando di renderlo unico, in modo che altri possano seguire l'esempio e collegare decine di professionisti della cucina dando loro opportunità di formarsi, offerte di lavoro e borse di studio, ma soprattutto gli strumenti e la fiducia per inseguire il sogno di intraprendere la professione culinaria. Dal resto del mondo, abbiamo bisogno di scambio, apertura e tolleranza. Dobbiamo essere aperti alle altre culture del cibo e dobbiamo cercare di collaborare e comunicare attraverso il cibo.”

Crediti eastafricachef.com



Molti chef e tribù in Africa sanno cucinare, ma non sanno come comunicare il loro cibo. Ora il mondo vuole sapere cosa stanno mangiando. Questo è il lavoro che sto facendo: dobbiamo mostrare quello che abbiamo e dare opportunità agli chef. All'inizio del 2020 ho aperto il mio primo ristorante, Meza Malonga. La mia ambizione era creare un sistema di formazione per il mio team, non l'avevo mai fatto in vita mia, ma insegnavo loro inglese, francese e abilità culinarie e di ospitalità, cosicché magari un giorno potessero formare altri e portare avanti il ​​processo. Oggi ho comprato una fattoria nell’area di Musanze e il mio prossimo traguardo sarà quello di continuare a insegnare e promuovere la cucina locale: ci circonderemo di pomodori, patate dolci e taro invece di grattacieli e uffici. Lavoreremo con gli agricoltori per creare un marchio di caffè Musanze e venderlo a buon prezzo. Se la gente iniziasse a comprarlo, allora forse potremmo costruire un ospedale e poi una scuola. Questo è il futuro del business e anche del turismo enogastronomico: se vuoi mangiare qualcosa di diverso e di unico, devi andare nei villaggi. Devi valorizzare ciò che sei".

Fonte: theworlds50best.com

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