Dominique Crenn, figura di spicco nella scena gastronomica statunitense come prima chef donna ad aver ottenuto tre stelle Michelin, riflette sul suo percorso, segnato da successi ma anche da momenti di profonda difficoltà. Non mancano dichiarazioni sulla sua visione della gastronomia futura, con riferimento all'AI.
Foto di copertina: @Pierre Olivier, M6
La chef
Nonostante i prestigiosi riconoscimenti, per Dominique Crenn il valore più autentico risiede nella sua capacità di lasciare un segno positivo. "Voglio essere ricordata come un essere umano che ha restituito qualcosa", afferma. Questo impegno si è concretizzato in azioni concrete, come la trasformazione di un suo ristorante in una cucina comunitaria durante la pandemia, lo sviluppo di un'iniziativa a sostegno degli agricoltori haitiani e la sua presa di posizione contro gli allevamenti intensivi. Il suo cammino professionale e personale è stato tutt'altro che lineare. In una conversazione sincera con Kyung Lah della CNN, Crenn ha recentemente condiviso il dolore per la perdita della madre, la sua battaglia contro il cancro e le importanti lezioni apprese da entrambe le esperienze.

Il percorso
Nata nei pressi di Parigi nel 1965, la chef è stata adottata da un padre attivo in politica e da una madre impiegata nel settore finanziario. Le origini bretoni dei suoi genitori hanno profondamente influenzato la sua infanzia trascorsa in riva al mare, dove ha sviluppato un forte legame con la natura, le tradizioni locali e il paesaggio. Questa regione continua a plasmare il suo approccio alla cucina, intrisa di rispetto per la tradizione. Contrariamente alle aspettative, la carriera culinaria non era nei suoi piani iniziali. Dopo gli studi in economia e commercio internazionale a Parigi, aspirava a diventare fotografa. Tuttavia, la burocrazia francese le apparve limitante per la libertà espressiva che cercava, e grazie a una conoscenza paterna a San Francisco decise di trasferirsi senza un impiego o un piano preciso, ma con la necessità di un cambiamento.

L'attrazione per l'arte culinaria, sbocciata durante l'infanzia grazie alle figure materne e stimolata dalle disquisizioni di un amico di suo padre, un critico gastronomico, si intensificò progressivamente. Così, l'esperienza nel celebre ristorante californiano Stars, sotto la guida di Jeremiah Tower, lasciò un'impronta indelebile. Anni più tardi, nel 2011, quella premonizione prese forma con l'inaugurazione di Atelier Crenn. Il 2018 segnò l'arrivo delle tre stelle Michelin, un riconoscimento di sommo prestigio nel panorama della ristorazione mondiale. Pochi mesi dopo questo apice professionale, la sua esistenza fu scossa da una diagnosi inaspettata: un carcinoma mammario aggressivo, all'inizio del 2019. Dopo sedici cicli di chemioterapia, alla fine del 2020 Crenn vinse la sua battaglia contro la malattia. Tuttavia, un'ulteriore prova l'attendeva con la perdita della madre, sopraggiunta qualche tempo dopo. Dominique Crenn perpetua la memoria materna attraverso la sua arte culinaria, come si evince dai menu dell'Atelier Crenn che si presentano come composizioni poetiche.

L'ultimo è un tributo commovente: ogni verso e ogni preparazione evocano amore e perdita. "È stata lei a darmi amore, a darmi il benvenuto in una nuova vita dopo essere stata adottata. Mi ha guidata come donna in questa vita. Dobbiamo onorare i nostri genitori", ha aggiunto Crenn nell'intervista alla CNN. "Dobbiamo onorare i nostri nonni, i nostri antenati, perché sono la ragione per cui siamo qui e per chi siamo oggi".

Il futuro
Va in questa direzione anche il pensiero della chef relativo all'intelligenza artificiale: "Il cibo non può essere sostituito dall'AI: contiene la conoscenza dei nostri antenati. Impariamo così tanto attraverso il cibo: attraverso la cucina della nostra nonna, attraverso le storie che raccontava. Dobbiamo mantenere vivo il cibo. E questo significa anche valorizzare i contadini, i viticoltori. Niente di tutto questo dovrebbe essere dato per scontato". Superati i sessant'anni, Crenn considera il 2025 come un'epoca di rinnovamento. Il suo impegno prosegue instancabile, nutrito da una profonda fiducia nel valore dell'umanità e nella centralità del cibo. "Quando si affronta il cancro, si vive una sorta di rinascita. Questo è un anno in cui si ritrova se stessi. E sono orgogliosa di me stessa".