Sally Ferns Barnes è la signora del salmone irlandese: l’ultima artigiana che tratti solo esemplari selvaggi, fondatrice di un centro studi dove divulga saperi e lotta contro l’estinzione. Controcorrente come i suoi amici d’argento.
La storia
Non è meno leggendario che conteso, il salmone affumicato di Sally Ferns Barnes. Perché la legge dei numeri è impietosa: se l’anno scorso i suoi amici Mikey Walsh e Eamon Uniacke avevano pescato dal fiume Blackwater 370 esemplari, quest’anno sono stati appena 225. Salmone atlantico selvaggio, ovviamente. L’unico che lei e solo lei utilizzi per produzioni che non hanno praticamente concorrenti sul mercato.Negli anni il prodotto, che non è mai cambiato, è stato pian piano attenzionato dagli addetti ai lavori, vincendo premi e attirando le pubbliche lodi degli chef. Ne apprezzano la testura burrosa, gli aromi più floreali che ittici, le delicate sfumature corallo con venature appena visibili, raccomandandone il consumo con pane di soda nero imburrato e tè. Ora tuttavia è in pericolo, esattamente come il suo ingrediente, decimato dall’overfishing in mare, ora proibito in Irlanda, dall’inquinamento dei fiumi e dalla distruzione dei greti, fondamentali per la riproduzione. Per un po’ Sally si è approvvigionata in Scozia, paese di cui è originaria e dove i fiumi sarebbero più puliti; poi la pescheria ha chiuso, ma nel frattempo la tutela dell’ambiente in Irlanda aveva fatto progressi. Così ha trovato Mikey e Eamon, che oggi le destinano per intero la loro quota a partire da metà maggio, quando si apre la stagione della pesca.
“Provo un sentimento di reverenza e tratto queste belle creature con il più grande rispetto quando sono sotto le mie mani”, racconta. “Mentre le massaggio con il sale marino le osservo e penso: hai compiuto un lungo viaggio, ma spero di renderti giustizia, visto che hai dato la tua vita per la mia”. In passato Sally racconta di avere dovuto lavorare anche pesci di allevamento per problemi economici. “Ma il risultato non era buono. Il contenuto di grassi è troppo alto ed è un’altra cosa rispetto al pesce selvaggio, pompato com’è di chimica e tenuto in gabbia. E hanno il coraggio di chiamarlo sostenibile”. Certo non è facile trattare un prodotto che può esserci e non esserci, cosicché è impossibile chiudere grossi contratti e fare impesa.
Fonte: bbc.com
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Ritratto in copertina: Crediti Paul Sherwood