Coccoi pintau
Pane a pasta dura, sodo e profumatissimo, si conserva bene per parecchi giorni: in Sardegna
il pane coccòi è una vera e propria arte. Non esistono due coccoi confezionati allo stesso modo, perché la lavorazione, che avviene oltre che manualmente anche con coltellino, forbicine, rotella e pinzetta, prevede che ogni artigiano del pane imprima sulla pasta tagli, incisioni, decorazioni particolari, che rendono
ogni pane un vero e proprio pezzo unico.
Foto di Arianna Giuntini
L’origine del
coccoi pintau, che in sardo significa “
pane decorato”, si perde nella notte dei tempi, portatore com’è di simboli antichissimi, pagani, o di elementi dei primordi del cristianesimo. Motivi fitomorfi, come rami fioriti, boccioli di rosa, e zoomorfi, come gallinelle, pulcini, uccellini, si accompagnano a motivi più misteriosi. Come ad esempio due spirali affiancate, che secondo alcuni studiosi altro non sono che l’antichissima rappresentazione
del corso del sole e del tempo circolare, dall’equinozio invernale a quello estivo e viceversa. Foto di Alessandra Guigoni
Il
pane pintau è il
pane delle feste: porta impresso i segni dei miti e dei riti festivi ancestrali, con un bagaglio di magia e religiosità popolare emozionanti e suggestive. Si usa regalare agli sposi per le nozze, si prepara per le feste patronali e per Pasqua.
Foto di Francesca Steri
Il termine
coccòi deriva forse dal latino
cochlea, chiocciola o cerchio, visto che la forma più comune è appunto una corona circolare decorata con punte o cornetti, dette
pitzicorrus.
Il cornetto di pane è il boccone di pane preferito dagli amanti della pasta dura, perché rimane particolarmente croccante. Foto di Alessandra Guigoni scattata a Villaurbana
Foto di Alessandra Guigoni scattata a Villaurbana
Esiste un proverbio a Villaurbana (OR), borgo contadino dove il pane
pintau si esegue a regola d’arte:
su pitzicorru ti du donant candu non tenis dentis vale a dire “
il cornetto croccante del pane te lo offrono quando non hai denti”. Si dice quando si è impossibilitati a godere di una situazione molto favorevole, appunto.
Foto di Alessandra Guigoni
Nel periodo che precede la Pasqua cristiana
in molti borghi sardi ancora adesso vengono realizzati dei pani che fungono da “calendario”. A tre settimane da Pasqua si confeziona
su Pisci, il pesce; a due settimane prima di Pasqua si regala
su Lazzaru, che rappresenta la figura evangelica di Lazzaro, resuscitato da Gesù, ancora coperto di bende… per la Domenica delle Palme si cuoce un pane a forma di palma,
sa pramma appunto.
Foto di Alessandra Guigoni scattata a Villaurbana
A Pasqua in tutta la Sardegna si realizza su coccoi con s’ou, pane con uovo incastonato che oggi è uno sfizio alimentare, un amarcord, mentre un tempo era il dono per eccellenza quando colombe e uova di cioccolato non esistevano ancora…questo pane è fatto a forma di corona o di ferro di cavallo o ancora rappresenta una gallina o una ragazzina (in sardo
sa pippia de s’ou). I poveri, che non potevano permettersi l’uovo, inserivano qualche mandorla. Il premio Nobel per la Letteratura
Grazia Deledda descrive questi pani cerimoniali così: «
In ogni casa si fanno “sas casadinas” dentellate, con gli orli rivoltati e contenenti del formaggio fresco impastato con sale e zafferano, e “sas pizzinnas d’obu” (le ragazze d’uovo) che sono strane figurine in forma di bimbo fasciato, con un uovo in testa e due o tre mandorle ficcate lungo il dorso».
Coccoi a pitzus- Alessandra Guigoni
Sempre Grazia Deledda cita il
coccoi pintau, così: «
Apollonia ritornò al suo forno ed alla sua farina impastata, della quale fece mirabilmente il pane per la Pasqua, pane bianchissimo, tutto intagliato e traforato». Il pane coccoi ora aspira alla DOP. Il Comitato Promotore sta ultimando il dossier per candidare il coccoi a prodotto a Denominazione di Origine Protetta. Maria Antonietta Dessì (CNA Sardegna) spiega: «
Abbiamo inserito nel Disciplinare del pane coccoi DOP anche il coccoi pintau e il coccoi con l'uovo: si tratta di specialità tipiche, di pregio elevatissimo. Questi pani sono pezzi unici in cui ciascun artigiano impiega la propria manualità e creatività». Foto di Arianna Giuntini