Nonostante la crisi provocata dal coronvirus e dalla chiusura di bar e ristoranti il settore agroalimentare manda segnali positivi di ripresa e crescita.
La Notizia
Vino e pasta, icone del Made in Italy alimentare, portano buone notizie e segnali positivi per la ripresa dell’economia agroalimentare italiana. Se è vero che il comparto agroalimentare ha visto le imprese continuare a lavorare anche durante la fase di lockdown è pur vero che non è stato certo esente dai danni provocati dalla crisi coronavirus, soprattutto per quegli operatori che lavorano con ristoranti nazionali e internazionali. Dati positivi e di crescita relativi a vino e pasta fanno ben sperare che il percorso di ripresa sia iniziato.Nel primo quadrimestre 2020 il vino italiano ha registrato un +5,1% sui mercati Extra UE. I dati positivi per il settore vitivinicolo sono dovuti in gran parte alle performance di vendita negli USA. Nel primo bimestre dell’anno l’export italiano è cresciuto del 40% perchè gli importatori hanno spinto sugli acquisti temendo che potessero essere messi dei dazi sulle etichette del Made in Italy e questo trend si è riconfermato anche nei mesi più duri dell’emergenza covid-19. Positivi anche i dati relativi all’export in Canada con un +7,1% e per i mercati emergenti di Russia, Giappone, Cina, Svizzera e Brasile. Tutti dati molto confortanti se si pensa, invece, alla crisi che stanno subendo i vini francesi che hanno perso il 10,1% nell’export e alle difficoltà che stanno affrontando i competitor australiani. L’Italia ha, quindi, rafforzato le proprie quote di mercato. “I dati parlano di un mercato che per il made in Italy ovviamente cala ad Aprile, ma nel quadrimestre sembra rispondere alla crisi in maniera più efficace dei propri competitor. Il mancato crollo nel mercato statunitense, complici i dazi aggiuntivi sulla Francia assieme all’ottimo risultato in Canada, rendono meno amaro il calice italiano in tempo di Covid-19”, afferma il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini.
La crescita del vino italiano negli Usa rispetto alle perdite di quello francese è dovuta, inoltre, alla maggiore presenza italiana nella Gdo statunitense rispetto ai francesi più legati alla ristorazione che è in parte ancora bloccata. “È un momento decisivo per il futuro del vino italiano. La crisi globale impone di fare ora scelte importanti che influiranno anche sul lungo periodo. Perciò Vinitaly ha moltiplicato i propri punti di osservazione e in questi mesi che precedono il Wine2Wine Exhibition&Forum di Novembre condurrà sempre di più le aziende e le istituzioni in un percorso di lettura condivisa e multicanale delle dinamiche di mercato del nostro vino nel mondo”, commenta il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani.
Anche la pasta porta segnali più che confortanti per l’economia italiana. Nei giorni scorsi i dati Istat relativi al primo trimestre dell’anno hanno confermato il trend di crescita che già nel 2019 aveva portato la pasta italiana al record di esportazioni con 2,6 miliardi di euro e a Marzo ha fatto registrare un balzo delle vendite all’estero di ben il 21% con 97 mila tonnellate esportate in più, 72mila delle quali sui mercati comunitari. Torna a crescere la produzione nazionale di grano duro. Nelle campagne alla vigilia delle operazioni di raccolta, già cominciate solo in Sicilia e in piccola parte in Puglia, le stime indicano, a fronte di un aumento delle superfici del 5%, un analogo incremento produttivo, a parità di rese, rispetto allo scorso anno, da 3,8 a 4 milioni di tonnellate. L’unica preoccupazione per i produttori di grano e pasta ora sembra essere la qualità del raccolto dopo la siccità primaverile seguita da piogge forti e improvvise. La domanda industriale di frumento di qualità e di origine italiana continua però a crescere grazie anche all’attenzione crescente dei consumatori verso la provenienza della materia prima, prodotti di qualità, formati speciali e con più alto contenuto proteico. Secondo l’Istat nel primo trimestre dell’anno l’export di pasta ha registrato una crescita del 20% dopo il record del 2019. Anche la domanda interna supporta la pasta. Nei mesi dell’emergenza, infatti, la filiera ha risposto al boom della domanda interna che tra Marzo e Aprile, mesi di lockdown, ha visto un incremento del 40%. Ciò che resta centrale analizzando questi dati è l'approvvigionamento. Il mercato nazionale, infatti, è deficitario per circa il 40% rispetto al fabbisogno dell'industria, così il ricorso all’import è cresciuto del 54% nel periodo compreso tra Luglio e Febbraio 2020.
Pasta e vino simboli del Made in Italy ancora una volta si rivelano determinanti e vincenti per l’economia del Belpaese.