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Muro: l’osteria contemporanea con giovane brigata che fa impazzire Torino

di:
Catia Gribaudo e Stefano Gubbiolo
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copertina muro osteria

Un’osteria che parla di contemporaneità in un quartiere storico di Torino che si proietta nel futuro.

Crediti fotografici: Elisabetta Riccio

Quando si pensa a Torino spesso la si associa all’opulenza della corte sabauda, al suo quadrilatero romano, all’eleganza del centro, oppure all’opposto alla Fiat, alla città grigia delle fabbriche che l’hanno resa in passato meta ambita di migrazione operaia. Ma Torino è fatta di tante sfumature, che compongono un’affascinante complessità urbana. Il quartiere Barriera di Milano descrive una zona della città all’uscita nord di Torino, sulla strada che portava verso Milano appunto, dove nell’Ottocento si pagava il dazio per entrare in città.

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A cavallo tra i due secoli Barriera era una delle aree più popolose, dove si respirava il ritmo della città industriale, grazie alla presenza di fabbriche e officine, un quartiere vivo di operai, artigiani e immigrati. Negli ultimi anni, Barriera di Milano sta vivendo una rinascita creativa: spazi artistici, street art, teatri indipendenti e locali culturali danno nuova vita a un quartiere che unisce memoria popolare e innovazione urbana. Uno dei poli culturali della zona è il museo di arte moderna e contemporanea Ettore Fico, centro di un vasto programma di riqualificazione di un’area industriale dismessa. Proprio nella porta accanto c’è Muro, osteria contemporanea.

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Il format

Il locale ci accoglie con il suo urban style internazionale. Potrebbe essere Torino come New York o Berlino, ma in fondo si sente il cuore pulsante di Barriera di Milano, che vive e palpita fuori dalla porta, che dà una cornice, uno sfondo, una personalità. E allora Muro non è nè muro nè barriera, ma una porta aperta da cui si respira tutta l'intensità di un quartiere complesso, privo di ipocrisie, senza patinature.

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Un muro metaforico da valicare, portando gente nel quartiere, tramite la ristorazione e le altre attività, in modo da far conoscere anche ai torinesi stessi parti della loro città poco esplorate. D’altronde il centro vivo di una città non sempre è il centro storico o quello turistico. Ed è una cosa forse poco torinese crescere e stimolarsi a vicenda, ma qui come in altre aree urbane ci si sta provando, ed è così che nascono i polmoni vitali della città. Qui si respira un mantra che dice “La città è nostra, abbattiamo i muri”. Questo è l'inizio di ciò che può succedere, che già sta succedendo: aprire alle periferie. 

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I piatti

La cucina, anch'essa a vista, come l'anima di questo posto, è coerente con tutto questo. Sincera, diretta, fatta per unire. Gli accattivanti dettagli di design sono curati da studio Velvet, che non è solo uno studio di progettazione, ma una più ampia officina creativa, che mira a trasformare gli spazi in narrazioni viventi. Tutto concorre a creare un ambiente ricco di personalità, dai graffiti sulle porte ai soldatini appostati nelle controsoffittature, così come la mostra temporanea di fotografie che attualmente ne impreziosisce le pareti. E alle spalle di una parte dei tavoli, diviso non da un muro bensì da una vetrata, c’è il museo, con il quale i ragazzi dell’osteria hanno un rapporto in divenire, che immaginano di crescente contaminazione.

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Il progetto nasce a fine 2024 come collaborazione tra l'oste Matteo Borgnino, la mente dietro questo format, conosciuto in città anche per la precedente esperienza di “Luogo Divino” di cui porta l'essenza, l'originalità nel pensiero creativo, e un gruppo di giovani professionisti provenienti dalla ristorazione, dal design e dall'arte. La squadra in cucina come in sala è giovane e energica, a orientare nella ricca proposta di vini c’è il socio e sommelier Federico Verri, che ha sposato il progetto attraverso la grande amicizia con Matteo. La sua idea è quella di proporre etichette di vini buoni, anche naturali, ma senza rigidità, mantenendo un’apertura mentale che, nonostante definisca il vino nella nostra cultura “un sacramento”, non esclude un’evoluzione futura che abbracci anche il low alcol. Il servizio è conviviale, mette le persone a proprio agio, propone assaggi, apre a curiosità, talvolta mette in connessione i commensali che alla fine si scambiano le bottiglie da degustare. Questa è l’anima più profonda di Muro, una sorta di piccola magia che si crea attraverso gesti, sorrisi, parole e sapori.

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I piatti non per forza sono piemontesi, i confini sono più ampi, il menu rispecchia il vero melting pot urbano torinese, che è contaminato soprattutto da sapori isolani e mediterranei. Ricordiamo che il cuore di questo quartiere è piazza Foroni con il suo vivace mercato, ben più nota come “piazzetta Cerignola”: un caso pressoché unico di denominazione urbana affermatasi per iniziativa popolare, grazie alle famiglie immigrate a Torino negli Anni Quaranta e Cinquanta, provenienti dal foggiano. L’approccio in cucina è collaborativo e multidisciplinare, piuttosto che incentrato su un singolo chef, in cucina non c’è una brigata rigida e organizzata gerarchicamente, ma una squadra che interagisce in modo flessibile e versatile. La carta propone ricette che nascono da ricordi, da momenti significativi, da relazioni, come i malloreddus con il pesce spada, le melanzane e la ricotta salata, nati ripensando alle vacanze in Sicilia, meticciate da un tocco sardo, oppure il branzino con la zuppetta di zucca e finocchi, che è un piatto buono e diretto, una coccola per il palato nata cucinando per la famiglia, di cui, per un attimo, anche i commensali si sentono parte.

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Troviamo mano sicura e delicata allo stesso tempo nei piatti di quinto quarto: le pappardelle al ragù di cuore sono il perfetto comfort food d'autunno, l'ossobuco alla romana ti fa sentire come se fossi la domenica a pranzo dalla nonna, ma una nonna che si è tenuta al passo con i tempi, ingentilendo la salsa fatta con i gusti avvolgenti del porro, dello zafferano e delle patate, aggiungendo la freschezza dell’arancia, che ricorda un po’ la gremolada lombarda, alleggerendo l’insieme, anche nell’impiattamento. Questa è l’impronta “giovane” che vuole dare la cucina: gusti riconoscibili, che tutti abbiamo come ricordo e abitudine, cucinati in modo più contemporaneo, ma con lo stesso appagamento di casa.

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Da altri famosi format contemporanei come Trippa di Milano (con il cui Muro ha fatto recentemente una gloriosa cena a quattro mani) condividono la schiettezza, la genuinità, la cura e la simpatia, ma con una diversa direzione, una diversa interpretazione della trattoria. L’ambiente porta in un altro luogo, confermato dalla cucina. I piatti di ieri diventano piatti più colorati, contemporanei, più liberi anche da retaggi del passato, più adatti a questo tipo di contesto.

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Muro è un atto di fiducia nella città, nutre relazioni, getta ponti tra chi Barriera la vive ogni giorno e chi la scopre per la prima volta. Torino, da queste parti, non è più “grigia”: è viva, pulsante, contaminata. E così tra una pappardella e un calice di vino, tra il profumo di sugo della nonna e l’arte contemporanea, una città ricomincia a raccontarsi. Più autentica, più umana, più torinese che mai.

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Contatti

Muro Osteria

Via Francesco Cigna, 114/E, 10155 Torino TO

Telefono375 770 0654

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