La Settimana della Cucina Italiana, un appuntamento importante che si celebra ogni anno in 130 stati nel mondo, trova origine in Brasile nell’idea di Gerardo Landulfo, delegato dell’Accademia Italiana della Cucina a San Paolo.
Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale battezza l’evento della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo nell’anno 2016, un’iniziativa diffusa attraverso la rete di ambasciate, consolati e Istituti Italiani di Cultura a livello globale, che ogni anno vede svolgere una vasta gamma di attività a favore della cultura gastronomica italiana. Questo è quello che ufficialmente sappiamo dai portali istituzionali, ma dietro la nascita dell’evento c’è una storia tutta italiana che trova origine in Brasile, da un’idea del delegato dell’Accademia Italiana della Cucina a San Paolo. Era il 2012 quando Gerardo Landulfo ebbe un’idea, “Perché non inserire all’interno della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo la gastronomia?”.

Gerardo è nato in Italia, ma a due anni migra con i suoi genitori in Brasile e non è stato facile crescere in un paese che all’epoca non vedeva la nostra Nazione di buon occhio (erano gli anni della Seconda Guerra Mondiale e il Brasile faceva parte delle forze alleate). Torna con qualche anno in più a studiare a Parma e scopre i racconti dei nonni fatti di olive da raccogliere e di fichi bianchi del Cilento. Diventa un giornalista corrispondente per il Guerin Sportivo grazie a Italo Cucci che gli risponde a una lettera e così cambia la sua vita. Poi, diventa delegato dell’Accademia Italiana della Cucina a San Paolo e in un anno come tutti gli altri partorisce un’idea. ‹‹Quell’anno il tema della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo erano i territori e io ho pensato che dovessimo necessariamente legare quei territori alla cucina. Così, insieme a un ristoratore presi il Ricettario della Cucina Regionale Italiana e facemmo dei menù regionali che inserimmo in qualche ristorante della città. Funzionò e la chiamammo Settimana della Cucina Regionale Italiana. È iniziato tutto così.›› Queste le parole di Gerardo Landulfo.

Poi cos’è successo?
‹‹La cosa funzionava, era molto sentita e quindi nel 2014 si sono riuniti tutti i rappresentati del Sistema Italia. Ognuno ha fatto la sua parte, ci ha creduto e quell’anno abbiamo iniziato a portare in Brasile venti chef dall’Italia per fargli cucinare un loro menù, in venti ristoranti di San Paolo. Vengono qui a raccontare la loro cucina, i loro prodotti e ha lasciare un know how che per i cuochi brasiliani è preziosissimo.››
Ma com’è è diventato l’evento ufficiale che conosciamo oggi?
‹‹Nel 2015 è venuto qui l’ex Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Rimase colpito dal nostro evento e decise che dall’anno successivo si doveva istituire la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo come appuntamento ufficiale dello Stato. Oggi sono 130 i paesi che celebrano questo evento di promozione della cultura gastronomica italiana, ma solo qui in Brasile continuiamo a portare ogni anno venti chef per una settimana.››
Sappiamo che l’obiettivo promozionale delle istituzioni che patrocinano l’evento globale sono quelle di valorizzare l’immagine dell’Italia e della sua Dieta Mediterranea, di promuovere la filiera agroalimentare attraverso la valorizzazione dei suoi prodotti autentici, a favore del Made in Italy, ma quest’anno avete aggiunto all’evento un tema importante. Qual è?
‹‹Da cinque anni si parla di candidatura della Cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità presso l’UNESCO e quest’anno si è deciso di portare qui a San Paolo anche Maddalena Fossati (Direttrice de La Cucina Italiana e madrina del comitato promotore della candidatura) e Pier Luigi Petrillo (Chair professore della Cattedra UNESCO presso Unitelma Sapienza e redattore del dossier di candidatura), perché abbiamo voluto promuovere in Brasile il lavoro che stanno facendo. Sarebbe un risultato storico ottenere quel riconoscimento e dovevamo fare la nostra parte.››

Per inciso, la candidatura in questione è un altro percorso visionario che accomuna un insieme di persone illuminate. Maddalena Fossati in primis, promotrice del comitato che in piena pandemia condivide la sua idea con Silvia Sassone, poi il professore Massimo Montanari che oggi è Presidente del comitato promotore e Laura Tentoni, in qualità di Presidente della Fondazione Casa Artusi, infine Paolo Petroni, Presidente dell’Accademia Italiana della Cucina e Pier Luigi Petrillo, professore ordinario di diritto comparato dei beni culturali e Direttore della Cattedra UNESCO sul patrimonio immateriale presso l’Università Unitelma La Sapienza di Roma. Questo manipolo di irriducibili, dopo cinque anni di caparbio lavoro, in una data che potrebbe essere il 10 dicembre riceveranno il verdetto che il comitato internazionale emetterà direttamente da New Delhi, dove si riunisce dall’8 al 13 dello stesso mese. Un risultato formale che aspettano da lì, per girarlo con orgoglio all’Italia intera.
Che significa per te, Gerardo, appoggiare la cucina italiana come patrimonio universale riconosciuto dall’UNESCO?
‹‹Personalmente significa essere un’altra volta al fianco di un valore in cui ho sempre creduto. Al netto di come andrà, la cucina italiana è già un patrimonio riconosciuto universalmente. Per quanto riguarda la nostra settimana, io sono solo un uomo che ama i suoi due paesi e che ha avuto una buona idea nel 2012, ma la verità è che vanno ringraziate tutte le istituzioni che ci hanno creduto da subito e che da sempre investono nel finanziare e nel patrocinare l’evento. Compreso il poter avere quest’anno Maddalena e Pier Luigi, che significa restituire il valore che la cucina italiana ha nel mondo, nelle sue peculiarità regionali che la rendono unica.››

Ricapitolando, La Settimana della Cucina Regionale Italiana è una sola e si svolge a San Paolo l’ultima settimana di ottobre, portando in Brasile a cucinare venti chef italiani e organizzando masterclass di cucina presso le università coordinate dal cuoco romano Claudio Rocchi. Nasce da un’idea e dalla forza di volontà di Gerardo Landulfo e negli anni fa germogliare la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, che oggi è un evento globale promosso in 130 paesi dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, insieme ad ambasciate, consolati, dagli Istituti di Cultura Italiana e ad ITA (Italian Trade Agency).
Gerardo, un’ultima domanda, perché farla prima di tutte le altre la Settimana della Cucina Regionale Italiana qui in Brasile?
‹‹Perché è l’unica regionale, perché unica nel suo genere e perché è stata la prima! Quindi, al netto delle date ufficiali che comunque da quest’anno non ci sono più, vogliamo continuare a essere i primi.››
E già, perché in attesa che il 10 dicembre si decida su un riconoscimento che ha già avuto consenso tecnico e popolare, la novità di quest’anno per la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo è che a livello globale non ci saranno delle date fisse per sviluppare le iniziative di promozione culturale. Se lo scorso anno la settimana di eventi si è svolta per tutti dal 16 al 22 novembre, nel 2025 il mese di novembre vedrà eventi diffusi che andranno dal 9 al 29 passando da Londra a Melbourne, mentre gli ultimi saranno gli abitanti di Santo Domingo, che festeggeranno dall’1 al 7 dicembre. Al netto della notizia, il bello di tutto questo è che mentre il mondo gira, a noi rimangono le storie di persone che ci hanno creduto e di altre persone che hanno continuato a crederci. C’è sempre chi attraversa la strada per primo e chi aspettava per farlo insieme, un principio di comunità dove ci si riconosce e si costruiscono cose in cui riconoscersi. Tutti.
