Un albergo diffuso e una tappa gastronomica che incanta l’Appennino molisano.
Il borgo e il progetto
Avete voglia di silenzio, natura, bellezza antica e grande cucina? Borgotufi è l’albergo diffuso a Castel del Giudice, con i piedi in Molise guardando l’Abruzzo. Un capolavoro nel cuore selvaggio dell’Appennino molisano, dove il tempo sembra essersi fermato, un progetto che è diventato simbolo di rinascita per il piccolo borgo in provincia di Isernia. Nato dal recupero di stalle e fienili abbandonati, oggi accoglie gli ospiti con nuove suite, piscina panoramica, centro benessere e due ristoranti degni di nota.



La storia di Borgotufi può essere definita una favola moderna. Quando la zona rurale di Castel del Giudice rischiava di cadere nell’oblio, tre imprenditori visionari – Enrico e Gianfranco Ricci insieme a Ermanno D’Andrea – hanno accolto la sfida del sindaco Lino Gentile: ridare vita al borgo. Così, dalle macerie di stalle e fienili in disuso, è nato un progetto di rigenerazione urbana e sociale che ha restituito dignità a un territorio altrimenti destinato allo spopolamento. Nell’estate 2025, Borgotufi ha riaperto al pubblico con importanti novità: alle 32 casette in pietra già esistenti si sono aggiunte quattro nuove dimore, che reinterpretano lo stile tradizionale con pareti in pietra a vista, travi e legno naturale, ma in chiave minimalista e contemporanea.



Non è solo un progetto turistico, ma un esperimento sociale e culturale: dimostra che dalle fragilità delle aree interne può nascere un modello di sviluppo sostenibile, dove identità e modernità si intrecciano. L’albergo diffuso diventa così un modo per restituire senso ai luoghi, ma anche per ridare dignità a una comunità che ha deciso di non cedere all’oblio. In un’Italia che vede interi paesi svuotarsi, l’esperienza di Castel del Giudice assume il valore di un racconto collettivo. Non è un’operazione nostalgica, ma un atto di futuro: il tentativo di trasformare un borgo in laboratorio culturale, economico e umano.



Borgotufi incarna il modello di turismo sostenibile con il suo orto a chilometro zero, i meleti biologici, l’apiario di comunità e le collaborazioni con produttori locali che rendono ogni soggiorno un’esperienza autentica e sostenibile. È un modello virtuoso di turismo responsabile che unisce ospitalità di qualità e rispetto per l’ambiente, trasformando il rischio di abbandono in un racconto di rinascita. E poi c’è l’esperienza gastronomica che a Borgotufi si divide tra due cucine d’autore.



La proposta gastronomica
Il Ristorante del Borgo, guidato dal giovane e affabile chef Gianluca Bellano, propone piatti della tradizione molisana rivisitati con eleganza. Dal caciocavallo al tartufo, dalle mele biologiche al miele locale, ogni creazione racconta il territorio. In menu compaiono specialità come le Pallotte cacio e uovo, il Rintrocilo fresco al tartufo o il coniglio locale cacio e uova al forno, senza dimenticare la meravigliosa interpretazione del tipico dessert “pizza dolce”.

E poi c’è Mia, il ristorante dello chef Marco Pasquarelli, un laboratorio di alta cucina dove la creatività incontra i prodotti del Molise. “Non stiamo salvando vite, stiamo cucinando”, è con questa frase, semplice ma significativa, che lo chef abruzzese Marco Pasquarelli ama ricordare a se stesso e alla sua brigata l’essenza del lavoro svolto: la cucina come atto di cura, passione e rispetto, senza dimenticare l’umiltà. La passione nasce in famiglia, il padre è stato cuoco per tutta la vita a Roccaraso. “Ho provato a studiare architettura, ma non era la mia strada. La sera lavoravo come lavapiatti e cameriere, finché non è arrivata l’occasione di frequentare l’Accademia di Niko Romito. È lì che ho capito davvero cosa significasse cucinare, non solo per tecnica, ma per valori”. Dopo la formazione, inizia un percorso che lo porta in diverse regioni d’Italia, tra ristoranti e hotel di lusso.

La tappa più importante resta La Bandiera di Marcello Spadone: “Due anni lì sono stati casa, una famiglia. Da loro ho imparato tanto, più che da qualunque altra esperienza”. Decisivo anche l’incontro con Pier Giorgio Parini, a cui deve gran parte del suo bagaglio creativo. Pur non sentendosi un viaggiatore nato, non rifiuta le sfide: dal Trentino, dove si confronta con una realtà quasi interamente germanofona, fino al Brasile, dove ha recentemente rappresentato il Molise in un evento internazionale dedicato alla cucina italiana. “Ogni volta che parto è una prova con me stesso. Non è solo lavoro, è crescita personale”, e così la vera svolta arriva con l’apertura di Mia, il suo ristorante.



“Non è un nome possessivo. L’ho scelto perché richiama l’arte e la musica, da Mia Martini a Mia Wallace. Per me è un modo di dire che questa cucina è un’espressione personale”. Da Mia il territorio è protagonista: agnello, pecora, pasta fresca, verdure stagionali. In carta ci sono piatti diventati simbolo, come il tortello di pecora, il maialino e l’uovo poché. Tutti di sapore e sensibilità, un po’ com’è Pasquarelli; “mantengo sempre questi piatti perché mi rappresentano e perché vedo che i clienti li cercano”. L’approccio è chiaro, usare le tecniche moderne solo quando servono, senza snaturare la tradizione.


Ama l’autunno e la primavera, stagioni meno affollate ma ricche di colori e materie prime. “Le fave e i piselli freschi mi emozionano ogni volta, anche se qui hanno poco mercato. Ma sono ingredienti che raccontano la terra”. Il ritratto che ne esce è quello di uno chef che ha scelto di restare fedele al proprio percorso, costruendo passo dopo passo una cucina sincera, locale e identitaria. Una cucina che non vuole stupire a tutti i costi, ma arrivare dritta al cuore. Non perdete il manzo marinato, rape, senape e nocciola e gli abbinamenti di Antonello Marzano.

Camminando e mangiando tra i vicoli di Borgotufi, l’impressione è quella di un borgo autentico che oggi accoglie viaggiatori curiosi, spesso in cerca di un’Italia minore, lontana dalle cartoline patinate. Benvenuti nell’Italia più bella.
Contatti
Borgotufi
Via Borgo Tufi, 80, 86080 Castel del Giudice IS
Telefono: 0865 946820