Se pensate che la longevità sia un'utopia, varcare la soglia di questo piccolo Eden olistico potrebbe farvi ricredere. Eppure, l’idea della famiglia Schmid va oltre il mero concetto di benessere: nei piatti il tratto leggero, ma deciso, di Marcello Corrado, executive chef con pregressi di rilievo.
Merano ha sempre avuto il pregio di saper ospitare senza ostentare. Lo dimostra, già all'arrivo, la Passeggiata Gilf, rinominata "Sentiero della Poesia" grazie alle frasi dei maggiori interpreti dell'arte in versi direttamente incise sulle panchine. Ezra Pound, Alda Merini, Franco Battiato, Yang Lian: chi in passato visitò la nota destinazione termale vi lasciò una traccia scritta destinata a generare un'autentica opera letteraria a cielo aperto. Una sensazione simile a quella che si avverte addentrandosi nei corridoi di Villa Eden, dove ammiccano i ritratti degli artisti accolti in questo guscio di quiete poco distante dall'urbanità slow della cittadina altoatesina.


Da Pavarotti a Barbara Streisand, passando per Uto Ughi e Lucio Dalla, nel giro di una manciata di metri la Walk of Fame si trasforma in un luccicante Wall of Fame. E, mettendo a fuoco il concetto di lusso che la proprietaria Angelika Schmid ha tratteggiato con grafia elegante -fra i decori delle suite e le geometrie dell'oasi botanica esterna- si comprende quanto il benessere, qui, passi anzitutto attraverso la misura, come un vestito d'atelier disegnato a impronta sui volumi corporei.

La storia e l'hotel: un Eden per la cura di sé
Se pensate che la longevità sia un'utopia, varcare la soglia di questo piccolo Eden olistico potrebbe farvi ricredere. La conferma arriva non tanto dal "pellegrinaggio" di una platea perlopiù internazionale, quanto dallo zelo di una squadra composta ormai da 80 persone, tutte indistintamente volte a gettare un cono luminoso di premure sui clienti assorbiti dai grigi ritmi dalla routine. Appena entrati ci si spoglia subito del carico di stress per vestirsi di comodità, dalla colazione in accappatoio alla morbida mise con cui frequentare le lezioni distensive di yoga.


Ma premiamo un attimo il tasto rewind per inquadrare i volti dietro al progetto: la storia inizia, infatti, nel 1982, quando Karl Schmid -padre di Angelika- ha la lungimiranza di creare la prima Beauty Fam della Penisola, trasformando due antiche ville nobiliari meranesi in un rifugio appartato di selfcare. Nasce così un piano d'accoglienza unico in Italia, via via integrato dal sodalizio con Henri Chenot e, successivamente, da numerose fasi di ampliamento della struttura -ultima per cronologia, quella della Eden Health Longevity Spa e della Med Spa nella primavera del 2025. Al posto dei consueti centri con proposte standard, gli Schmid scrivono poi una nuova sceneggiatura di rituali ad personam: fulcro del "menu dei trattamenti" è la Zerobody Dry Crio, strumentazione avveniristica pronta a spegnere l'infiammazione dell'organismo con la potenza del freddo, che agisce in modo incisivo sul turnover cellulare.



Immaginate infine di poter sfruttare il TrueAge Test per scoprire la vostra vera età biologica, di riattivare la circolazione nell'area dedicata alla Fitoalgetherapia e di avere a disposizione un intero centro di diagnosi per prevenire i disturbi in agguato silente. Unendo i puntini, emerge il profilo di una dimora in cui la cura equivale a un costante atto di gentilezza verso se stessi, e che non a caso oggi esibisce all'ingresso l'ambìto riconoscimento delle Due Chiavi Michelin, nonché il titolo di Adults Only Leading Hotel of the World. A incorniciare il quadro della conduzione famigliare, l'abilità degli Schmid nel costruire un set di realtà parallele che orbitano attorno al "sistema Eden" -in primis la tenuta di Castello Rametz, i cui ottimi vini finiscono in tavola dall'aperitivo al digestivo.

Un jackpot liquido che non sorprenderà i cultori del genere, poiché proprio Karl fu tra gli antesignani del crescente flusso di distillati nel Belpaese: a lui si deve l'introduzione e la produzione di Jägermeister in tempi ancora non sospetti, con la nascita di un apposito stabilimento e il conseguente appellativo di "pioniere degli amari". Di impronta maison pure il Kaiserspeck onnipresente sin dal risveglio, affumicato e salato dolcemente per tirar fuori l'espressività delle carni lavorate in Val di Non con l'aria balsamica delle Dolomiti.


Il "ristoro totale": The Tasting Room e la degustazione di Marcello Corrado
Nessun rischio di smarrire la rotta in una sala dispersiva: sono solo 4, i tavoli del gourmet The Tasting Room, sorta di "mystery box" da scovare a passo felpato fra gli ambienti comuni dell'hotel. Un invito a sigillarsi nel flusso della degustazione, seppur con affacci strategici sulle vetrate che connettono il ristorante al parco, generando durante la cena un tourbillon di riflessi. Così, l'impressione di entrare in una bolla di privacy convive con l'effetto nostalgia degli arredi: il carrello dei liquori solo apparentemente fané (viste le referenze di nicchia, più l'opzione di un pairing analcolico), le composizioni floreali moltiplicate dagli specchi, le ampie sedute per mettere l'ospite sul "trono del comfort"-ché il relax serale non è certo un bisogno secondario.

Ad allertare i sensi è però l'itinerario di Marcello Corrado, executive chef campano di stanza a Merano. Uno stile, il suo, volutamente lieve per struttura e silhouette dei piatti, sulla scorta dell'equilibrio che pervade ogni esperienza in loco. Ne deriva il polso fermo nella gestione dei dressing, delle cotture e della quota zuccherina, che si somma alle esperienze di lungo corso presso svariate roccaforti fine dining (basti citare Villa Feltrinelli e La Peca), nonché la precedente conquista della stella Michelin all'Osteria Perillà. E pensare che Corrado faceva il commercialista: "In seguito, a 26 anni, scelsi di cambiare impiego per dedicarmi alla cucina".

Altro mestiere, stesso rigore: gli itinerari proposti appaiono calibrati col bilancino, a iniziare dal "5 atti" EDEN Holistic, totalmente privo di pianificati e di piccola pasticceria per spostare il focus sulla materia assoluta. È invece uno slalom territoriale "Local Homage" (di seguito il racconto della nostra esperienza), che allestisce in 7 tappe un'escursione fra vette, alpeggi e laghi, oltre il cliché del lusso tout court e verso una reale sensibilità artigianale.
I piatti e l'esperienza

Da un lato i toni raggianti dei limoni di Costiera e della pasta di Gragnano, dall'altro la tempra montana del cervo di San Genesio e della pecora della Val di Funes: al centrotavola di Corrado c'è un chiasmo regionale che azzera i chilometri, dimostrando quanto il bagaglio delle origini possa incorporare quello di viaggio. Ve ne accorgerete subito dal benvenuto, dove una mousse di melanzane alla scapece se ne sta tranquillamente accanto a un bite di cavolfiore con crema di pompelmo: la verdura fulminea nella sua intensità, lavorata seguendo indistintamente i cicli di stagione o le leggi di conservazione.

Resta in testa "Tutto rosso", una case history sulla trasversalità della barbabietola: scomposta in 7 passaggi, la rapa rossa viene marinata con un blend di fragranze che ne estrae di volta in volta un grado di espressione differente, dall'agrumato del bergamotto alla terrosità dello zafferano. Aceto di lamponi e lamponi freschi si incontrano a metà strada sul sentiero dell'asprezza, e allora spunta fuori la sorpresa: un sorbetto alla cipolla che sgrassa e alletta le papille nel medesimo istante. È il signature che potresti bissare senza esitazioni, da biglietto da visita a souvenir-ricordo.

Niente burro accanto al pane di grani antichi, bensì un caprino al rafano di piacevole lunghezza che contrasta le rincorse di acidità del secondo assaggio: la Trota della Val Passiria affumicata in casa, gazpacho di peperone verde, mela e cetriolo. La mandibola s'attiva a dovere mordendo il frutto a cubetti, l'aria di mela dà il giusto refrigerio alla base smoky del pesce: un'architrave di succosità. Per le Barchette ai porcini lo chef realizza invece il ragù che non t'aspetti -"crudo e interamente composto da agnello della Val di Funes". L'obiettivo? "Esaltare in mantecatura la pasta homemade con una leggera persistenza data dal calore". Poco uovo nella sfoglia, coriandolo secco nel ceviche e il gambero a raddrizzare il tiro della freschezza: tanto basta per comporre un primo sorprendentemente delicato, nonostante l'accento acuto del tartufo in chiusura. Fra le carni il Wagyu Südtirol potrebbe "vincer facile" già per la provenienza del bovino, allevato allo stato brado da una micro-realtà del Renon.

Senonché Corrado sposta il baricentro sul'orto, esaltando la misticanza del suo giardino con ciliegie sott'aceto, lamponi e una ficcante cenere alle erbe. Il kit botanico scende nel sottobosco con un rinforzo di funghi shiitake bio, coltivati sempre in Alto Adige. L'ultima danza ha il ritmo slow del cioccolato di Merano profumato al gin con gelatina di gin: se chiudi gli occhi sembra proprio di gustare dessert e digestivo in un sol colpo. Dopo la mousse di cacao, a ripulire le guance giunge ancora una volta un corroborante gelato ai lamponi. Nel bicchiere un drink diviso fra la sferzata del kefir e dell'ibisco e il calore di una rassicurante spuma di yuzu. Una buonanotte in punta di cucchiaio che anticipa la modalità zen della colazione del giorno successivo.

Le suite e l'esperienza al risveglio
Dormire a Villa Eden significa quantomeno aggiornare la propria personale idea di stay a 5 stelle. Ne dà prova, in particolare, la suite dedicata a Carla Fendi (fra le clienti più assidue dell'hotel) dove il letto extra size, l'abbacinante balcone circolare e le zone relax in pelle convergono in un alloggio di 70 metri quadri, ulteriormente rifinito dai chiaroscuri sul filtro del beige. Di rimando, camera da letto e living room raddoppiano letteralmente i propri volumi nella Grand Suite di 100 metri quadri, una boccata d'aria vacanziera per chiunque voglia godere di una dimensione spaziale extra durante il soggiorno.

Eppure, ciò che risalta delle stanze è la tendenza ad elevare l'agio nella giusta misura, al riparo da qualsiasi eccesso sfarzoso; una tendenza diffusa anche a colazione, complice il banchetto salutare che spazia dalle monoporzioni di yogurt con semi di chia all'"Avo toast" con pane senza glutine, avocado italiano, uovo morbido e Trota della Val Passiria. Per un buongiorno salato, comunque, il consiglio è di optare per il Waffle di Parmigiano, uovo poché, misticanza delle Dolomiti e aceto tradizionale di Moena: un mini-componimento edibile, prima di addentrarsi nella poesia di Merano.

Contatti
Villa Eden
Via Winkel, 68/70, 39012 Merano BZ
Telefono: 0473 236583