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Daniel Gottschlich: da ingegnere a chef 2 stelle Michelin con Ox & Klee

di:
Elisa Erriu
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copertina Daniel Gottschlich

Figlio di genitori che sognavano per lui una carriera solida, da ingegnere o tecnico, ha seguito il consiglio, ma solo per scoprire che la corrente che davvero lo animava era un’altra.

Lo chef

Tra ritmi di batteria e profumi d’affumicato, Daniel Gottschlich dipinge piatti come fossero note su uno spartito, trasformando ogni servizio in una sinfonia multisensoriale. A Colonia, nel suo Ox & Klee, la cucina non si limita a saziare: si esibisce. È una forma d’arte viva, dove gli ingredienti danzano al ritmo della creatività e il gusto viene scolpito con la precisione di uno scultore. E non stupisce che sia proprio lui – un ex tecnico d’impianti energetici con il cuore da musicista – ad aver conquistato l’onore, finora inedito per uno chef, di una borsa di studio alla Villa Massimo di Roma, riservata alle menti più brillanti del panorama artistico tedesco. Un riconoscimento che più che premiare, definisce. Daniel Gottschlich, due stelle Michelin, non cucina soltanto: compone. E nel suo ristorante l’arte del piatto comincia ben prima dell’impiattamento. Inizia con un’idea, un’intuizione. Ma, come lui stesso afferma con realismo disarmante: “Quando un ristorante ha successo, tutto sembra semplice. Ma dietro c’è un lavoro durissimo, perché bisogna reinventarsi ogni giorno, oggi più che mai”, ha spiegato a ROLLING PIN.

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Dimi Katsavaris

Il suo Ox & Klee, nato nel 2010 come un piccolo laboratorio gastronomico, è oggi un punto di riferimento per chi cerca un’esperienza che travalichi il concetto stesso di fine dining. Qui, persino il pane – solitamente relegato a ruolo di spalla – diventa protagonista, in un crescendo di sapori che sfidano la prevedibilità: sei assaggi che evocano le sei dimensioni del gusto umano – dolce, salato, amaro, acido, umami e grasso – attraverso ingredienti come alga nori, tartufo, curcuma e crème épaisse. Pane, certo. Ma come non lo avete mai incontrato. Il talento di Gottschlich nel tessere connessioni tra mondi lontani – cucina, musica, design, scrittura – fa del suo lavoro una ricerca continua di equilibrio e contrasto. Le sue radici, ben piantate nella Renania, affiorano in ogni reinterpretazione che propone. È il caso del celebre “Halver Hahn”, piatto simbolo di Colonia, il cui nome inganna: non è affatto un mezzo pollo, ma una fetta di pane di segale con formaggio e spezie. Gottschlich lo trasforma in un consommé di segale con crema di Gouda e cresta di gallo, da accompagnare – come tradizione impone – da un bicchiere di Kölsch, la bionda leggera della città. Un’ironia gastronomica che fa sorridere, ma anche riflettere su quanto la tradizione possa fiorire in nuove forme.

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Il percorso di questo chef è tutt’altro che lineare. Figlio di genitori che sognavano per lui una carriera solida, da ingegnere o tecnico, ha seguito il consiglio, ma solo per scoprire che la corrente che davvero lo animava era un’altra. Dopo le prime esperienze al Grandhotel Petersberg e come sous-chef in una birreria di Colonia, ha capito che la cucina era la sua vera vocazione. E da lì, l’inizio dell’ascesa. Il primo macaron Michelin nel 2015, il secondo nel 2019. Sempre con lo stesso approccio: niente compromessi sul gusto, nessuna paura della sperimentazione, zero concessioni alla banalità. Nel 2022, Gottschlich ha messo in scena un nuovo atto della sua opera gastronomica con Puls, ristorante ospitato nel boutique hotel Legend, sempre a Colonia. Un progetto più giovane, ma altrettanto ambizioso, dove continua a esplorare i confini del possibile tra cucina e cultura, tra performance e piatto. Qui si respira la stessa energia del suo primo ristorante, ma con una freschezza ancora più diretta, quasi vibrante. La cucina di Gottschlich non è mai autoreferenziale: si nutre del mondo esterno, dell’arte e della musica, dei dettagli. E si riconosce da quel tocco scenico, quasi teatrale, che trasforma ogni cena in un’esperienza completa, che coinvolge l’intelletto prima ancora del palato. Il risultato? Piatti che raccontano storie senza parole, istallazioni commestibili che lasciano il segno – nella mente e nel gusto.

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Ox & Klee è oggi una tappa obbligata per chi vuole assaporare l’essenza dell’avanguardia gastronomica tedesca. Non solo per l’estetica dei piatti o per la brillantezza della tecnica, ma per la visione che li guida. Un pensiero che unisce la forma al contenuto, e che invita l’ospite a lasciarsi stupire, ma anche interrogare. E alla fine del pasto, quando le luci si abbassano e la sinfonia si conclude, resta quella sensazione rara che accompagna solo le grandi opere: non solo hai mangiato, hai vissuto qualcosa. Perché ogni piatto firmato Daniel Gottschlich non si limita a nutrire: vibra.

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