Uno chef tanto umile quanto talentuoso, che ha fatto successo cucinando direttamente in sala davanti agli ospiti. Oggi c’è chi attende fino a 2 anni per prenotare.
Foto di copertina: @José Miguel Cerezo Sáez
La notizia
Con un secco “Hai!”, pronunciato con energia, l’atmosfera si riempie di un’intensità autentica. Quel monosillabo, che in giapponese significa semplicemente "sì", al Kappou Makoto diventa molto di più: un sigillo, un momento che concentra l’attenzione su ogni gesto, su ogni sapore. Qui, nel cuore del quartiere Infante di Murcia, Makoto Himeno ha creato un ristorante capace di intrecciare la raffinatezza della cucina giapponese con le radici della tradizione murciana. Dietro il bancone, dove ogni dettaglio è pensato per accogliere non più di quindici ospiti disposti a L, Makoto mette in scena un autentico spettacolo culinario. “Ho scelto il nome Kappou Makoto perché significa tagliare e cucinare. È un concetto diretto, incentrato sulla qualità e sull’interazione con il cliente”, spiega lo chef, il quale cura con precisione ogni piatto di un menu che cambia nel tempo, ma che non tradisce mai la sua filosofia di autenticità. Al centro, appunto, c'è sempre e solo l'ospite, complice la realizzazione dei piatti in sala e un'attenzione particolare verso i pochissimi presenti.

Makoto, nato 48 anni fa nella città giapponese di Kumamoto, ha coltivato fin da piccolo il suo amore per la cucina grazie alla nonna, come racconta qui uno speciale di El Paìs. Moglie di un monaco buddista, lei preparava i pasti per le cerimonie funebri al tempio, e proprio lì Makoto ha mosso i primi passi tra le pentole. Dopo anni di formazione in Giappone, che lo hanno portato dai piatti vegetariani delle sue origini ai sapori più complessi di Tokyo, Makoto ha deciso di lasciare il suo Paese per esplorare nuovi orizzonti. Il punto di svolta arriva nel 2007, quando Hideki Matsuhisa, patron del celebre Koy-Shunka di Barcellona, lo accoglie nella sua brigata. È qui che Makoto incontra sua moglie, originaria di Murcia, e con lei il sogno di aprire un ristorante che mescolasse la purezza della cucina giapponese con i prodotti del Mediterraneo. Ma il cammino non è stato semplice. “Il primo giorno avevo solo cinque clienti”, racconta Makoto alla testata spagnola. Con il tempo, il passaparola e l’attenzione dei media hanno trasformato il Kappou Makoto in una meta ambita, con liste d’attesa che oggi si allungano per mesi (le recensioni di Google parlano di un anno e mezzo-due dalla richiesta degli ospiti!).

Il percorso culinario proposto da Makoto è un viaggio di dodici portate, un’ode ai sapori e alle tecniche giapponesi arricchite dagli ingredienti locali. Si passa dal riso con aglio primaverile e pollo alla griglia al bonito affumicato con paglia, fino a carciofi con purea di calçot. Non mancano il sushi e il sashimi, presentati come piccoli gioielli su stoviglie artigianali provenienti dal Giappone. Ogni piatto viene introdotto con un cenno discreto e una breve spiegazione dello chef, che non trascura mai di raccontare l’origine degli ingredienti, spesso scelti nei mercati di Cartagena o negli orti di Archena. “Mi piace integrare prodotti locali, come il chato murciano, e reinterpretare le tradizioni giapponesi in chiave mediterranea”, afferma Makoto. Il risultato? Un’esperienza che i clienti definiscono unica. “È una celebrazione dei sensi. La sua cucina è un equilibrio perfetto tra sapore, presentazione e tradizione”, racconta Silvia Muñoz, un’ospite abituale.

Nonostante i riconoscimenti, Makoto rimane ancorato alla sua innata modestia. “Ho rischiato molto, ho speso tanto, ma ne è valsa la pena”, confessa. Per lui, cucinare non è solo una professione, ma un modo di comunicare, un linguaggio che si esprime attraverso i sapori e le consistenze. Nel seminterrato di Calle Historiador Juan Torres Fortes, tra il crepitio del carbone e il profumo delle erbe aromatiche, Makoto trasforma ogni servizio in un rito. Ed è proprio questa dedizione, unita alla sua visione innovativa, che rende Kappou Makoto una perla rara nel panorama gastronomico di Murcia.