Lo chef romano racconta la sua Roma con tecnica e gusto, mentre il direttore e titolare Paolo De Angelis accompagna gli ospiti in sala con ottimi vini e un approccio vincente.
Il ristorante
Nel quartiere Prati di Roma, si cela uno dei rooftop più incantevoli della Capitale, con una vista in primo piano su San Pietro, Castel Sant’Angelo e l’Altare della Patria. Un tris di monumenti di cui si può scorgere la bellezza mentre si assaggia un club sandwich o un french toast tra i numerosi tavoli adibiti per il brunch di Ozio Restaurant, l’insegna situata al settimo piano dell’Hotel Orazio Palace (gruppo 4L Collection Hotels). Il ristorante nasce nel 2021 per volontà di Paolo De Angelis, esperto sommelier con una predisposizione naturale per l’accoglienza.


Dopo aver compiuto esperienze importanti da Achilli al Parlamento e alla Zanzara, il direttore responsabile di Ozio ha colto la sfida di misurarsi con una realtà avvincente, in simbiosi con le volontà di Alessandro, Beatrice e Laura Lazzarini, alla guida del gruppo 4L Collection Hotels. La scelta dello chef è ricaduta su un altro “romano doc”, Salvatore Testagrossa, cuoco autodidatta che ha scoperto i segreti della tradizione culinaria capitolina lavorando in diverse trattorie locali, prima di affinare le proprie tecniche a Londra e poi nuovamente a Roma, come sous chef di Baccano e della Zanzara.


Le sue parole d’ordine in cucina sono: “Dignità e classe, due valori per me imprescindibili nella vita quanto nel lavoro, che nel tempo, sfortunatamente, si stanno un po’ perdendo”. Spesso dignità è anche sinonimo di umiltà, una caratteristica che ritroviamo nell’approccio di Salvatore Testagrossa sia con gli ospiti sia con la materia prima – rigorosamente stagionale con un menu che cambia ogni 4 mesi –, che sottolineano la sua volontà di creare piatti sì eleganti, ma anche calorosi e avvolgenti.

I due menu degustazione Accidia e Lussuria, entrambi di 5 portate, rappresentato l’essenza della filosofia dello chef che non dimentica mai le sue radici, proponendo diversi piatti che ricordano la tradizione laziale tradotti in chiave contemporanea – eccezion fatta per ricette iconiche come la Carbonara.

Ad affiancare la cucina metodica e di gusto del cuoco romano, una carta dei vini che racconta l’esperienza di Paolo De Angelis: dalla sua passione per lo Champagne espressa in più di 110 etichette, alle diverse bottiglie che ben rappresentato il vino bianco del vigneto Italia, dall’Alto Adige fino alla Sicilia.

I piatti
Non solo il rooftop per colazione, aperitivo e pausa pranzo. Al piano inferiore dell’Hotel si sviluppa la proposta serale dell’Orazio con 90 coperti interni e una 20ina nella terrazza coperta, ideale per la stagione invernale. È qui che inizia il simposio culinario di Salvatore Testagrossa che inaugura il menu con il Carciovo: un uovo a pasta gialla cotto a bassa temperatura e fritto con il pane panko, accompagnato dal carciofo alla giudia e una crema sempre del vegetale. Lo chef ci confessa che è uno dei suoi signature e lo si capisce dall’attenzione nei dettagli sia nell’impiattamento sia nel gusto codificato dei due ingredienti che dialogano perfettamente.


Il carciofo torna nella portata successiva dove a essere protagonista è una squisita Bresaola homemade stagionata 60 giorni al rosmarino. La carne è servita con spuma di Pecorino Romano, olive taggiasche, carciofo in doppia consistenza (alla brace e alla giudia), olio alla menta, aglio e limone. Tecnica, eleganza e consapevolezza, sono questi gli aggettivi calzanti per descrivere questo piatto. Si continua il percorso al ritmo incalzante di ingredienti di terra, con un saporito Tortello ripieno di anatra, con aria e brodo di Parmigiano Reggiano, fondo di anatra e salvia fritto ricco di umami, seguito dall’unica portata della serata che ricorda il mare, “Le Virtù”. Si tratta di una pasta mista condita con cozze, fagioli, ceci e polvere di limone bruciato. La cottura “al chiodo” del formato di pasta crea un piacevole gioco di consistenze con i legumi e i frutti di mare, mentre il limone è fondamentale per regalare una spinta acida e verticale al piatto.


Lo chef risponde positivamente anche alla “prova della guancia”, servendo una tenera e succosa Guancia di manzo all’amaro Lucano, con zucca mantovana e castagne. Impeccabile. Si chiude con un grande classica della cucina italiana, la Torta della nonna, che Salvatore interpreta con un crumble di pinoli e mandorle, crema pasticcera, pan di spagna bagnato al maraschino, pinoli sabbiati e cialda di caramello e savoiardo. Una dolce coccola per il palato, che dimostra le buone capacità dello chef anche nella pasticceria.

Contatti
Ozio Restaurant
Via Orazio, 21, 00193 Roma
T. 06 8715522