Qual è la verità? Piovono polemiche sul fine dining di Konstantin Filippou.
Lo chef Konstantin Filippou, celebre due stelle Michelin e icona della ristorazione viennese, è al centro di gravi accuse mosse da ex dipendenti. Secondo le testimonianze raccolte dalla stampa locale, lo chef avrebbe ingannato i clienti sull’origine degli ingredienti e creato un ambiente di lavoro tossico caratterizzato da insulti e pressioni psicologiche. Filippou si difende parlando di malintesi e attacchi ingiusti.
Frode alimentare: “Ingredienti di lusso falsificati”

Al centro delle accuse, riporta Rolling Pin, c’è la presunta frode sull’origine degli ingredienti dichiarati nel menù. Ex dipendenti affermano che al posto delle costose capesante norvegesi, venivano servite varianti più economiche provenienti dal Pacifico nordoccidentale, senza informare i clienti. Anche ostriche e scampi sarebbero stati sostituiti con prodotti di qualità inferiore. Manuela Filippou, cofondatrice del ristorante, ha replicato alle accuse dichiarando: “Non abbiamo mai avuto l’intenzione di ingannare i clienti. Sì, ci sono state delle discrepanze sugli ingredienti, ma si è trattato di un errore di comunicazione tra cucina e back office. Appena ce ne siamo accorti, abbiamo corretto il menu.”
Clima tossico e insulti quotidiani
Le accuse non si limitano alla frode alimentare. Diversi ex dipendenti parlano di un ambiente di lavoro insostenibile, caratterizzato da continue umiliazioni verbali. Un ex collaboratore ha raccontato: “Ogni giorno mi sentivo dire quanto fossi inutile. Alla fine ci ho creduto e ho perso tutta la mia autostima.” Filippou ha ammesso l’uso di termini duri in momenti di stress ma ha negato l’intenzione di insultare deliberatamente i membri dello staff.

Cucina nel seminterrato: violate le norme igieniche?
Altre accuse riguardano l’uso improprio di un seminterrato come cucina, sebbene l’area fosse autorizzata solo come magazzino. Ex dipendenti hanno riferito di aver cucinato accanto a un cantiere aperto, con polvere e detriti che cadevano sui piatti in preparazione. La famiglia Filippou ha respinto le accuse dichiarando di non essere stata a conoscenza di tali pratiche e ha promesso di indagare sull’accaduto: “Non avremmo mai permesso che si cucinasse in condizioni non igieniche. Approfondiremo la questione e prenderemo provvedimenti.”
La difesa di Filippou: “attacchi ingiusti e infondatezze”
Konstantin Filippou ha risposto alle accuse pubblicando una dichiarazione sui social media poche ore dopo l’uscita dell’articolo che ha scatenato lo scandalo: “Sono accuse che minacciano la nostra esistenza. Lavoriamo duramente da 13 anni e da sei abbiamo due stelle Michelin. Non avremmo mai potuto raggiungere questi traguardi con l’inganno o trattando male i dipendenti.” Manuela Filippou ha aggiunto che il ristorante ha sempre cercato di garantire un ambiente lavorativo positivo e trasparente, introducendo anche una settimana lavorativa di quattro giorni per migliorare il benessere dello staff.

Un futuro incerto: le Stelle Michelin in bilico?
Lo scandalo ha scosso il mondo della gastronomia austriaca, mettendo in discussione l’integrità di uno dei ristoranti più rinomati di Vienna. Se le accuse si rivelassero fondate, Filippou potrebbe perdere le due stelle Michelin, un colpo devastante per la sua carriera e la reputazione del ristorante. Nonostante la bufera mediatica, lo chef ha dichiarato che non chiuderà il ristorante e continuerà a lavorare per dimostrare la propria innocenza: “Non possiamo abbandonare i nostri dipendenti e clienti. Lavoreremo sodo per risolvere ogni problema e chiarire la nostra posizione.”
Conclusioni: verità o vendetta?
Mentre le accuse continuano a rimbalzare sui media, resta da vedere quale sia la verità dietro questa vicenda. È davvero una questione di frode e maltrattamenti o si tratta di accuse infondate mosse da ex dipendenti insoddisfatti?L’unica certezza è che la vicenda avrà ripercussioni durature sul mondo della ristorazione viennese e sul futuro di Konstantin Filippou, un tempo celebrato come uno dei migliori chef d’Austria.
