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“In Inghilterra alziamo i prezzi per non chiudere”. Lo sfogo dei ristoratori britannici

di:
Elisa Erriu
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copertina prezzi locali

Mohammed Sarnwal, proprietario del The Farmhouse a Coventry, racconta il suo timore per il futuro: "Siamo nervosi. Non ho mai visto una situazione simile in 18 anni di carriera nel settore". La sua testimonianza e quella di altri ristoratori. 

La notizia

Se le sale da pranzo vuote potessero parlare, racconterebbero una storia di ansia e incertezza. A gennaio, il settore dell'ospitalità si trova tradizionalmente ad affrontare una pausa dopo il turbinio delle festività natalizie, ma quest'anno nel Regno Unito la situazione è più grave del solito, racconta BBC. Video di pub e ristoranti deserti si moltiplicano su TikTok sotto l'hashtag January in Hospitality, mentre il personale condivide con ironia il proprio modo di combattere la noia, tra cappuccini artistici e bicchieri luccicanti. Ma dietro a questi contenuti c'è una preoccupazione concreta: il timore che questa stagnazione non sia passeggera.

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Willow Gwyn-Williams, responsabile di un pub a Chelmsford, lavora nell'ospitalità da quando aveva 15 anni e afferma che questo gennaio è il più difficile mai affrontato. "Semplicemente, la gente non ha soldi per uscire", spiega. La crisi del costo della vita ha intaccato le abitudini di spesa, e i ristoratori faticano a giustificare il numero di dipendenti in turno. "Gennaio ha sempre avuto un'atmosfera un po' triste, ma quest'anno è peggio del solito", aggiunge. E il problema potrebbe non risolversi con il ritorno della bella stagione. Secondo Kate Nicholls, CEO dell'associazione di categoria UK Hospitality, l'aumento dei contributi previdenziali per i datori di lavoro e del salario minimo, previsti dal nuovo bilancio britannico a partire da aprile, potrebbero far lievitare i prezzi nei locali tra il 6 e l'8%. "Il governo deve ripensarci con urgenza", avverte, paventando tagli al personale e persino chiusure.

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In Scozia, Louise Maclean della Signature Group, che gestisce oltre venti locali tra bar, ristoranti e club, esprime preoccupazione per il futuro: "Tutti stanno stringendo la cinghia. Ci troviamo davanti a un grosso rischio e siamo preoccupati per quello che succederà dal 1° aprile". La sua azienda, che impiega circa 700 persone, si trova di fronte a un bivio: assorbire i rincari o riversarli sui clienti, correndo il rischio di perdere ulteriori avventori. Anche Sonia Johnson, titolare della Mamars Bakery a Warrington, teme l'impatto dell'aumento del salario minimo. "La spesa per il personale è già la mia voce di costo più alta", afferma, spiegando che i fornitori stanno già annunciando nuovi rincari. Il risultato? Prezzi più alti e meno vendite, soprattutto per i prodotti di lusso, come il formaggio artigianale, che già a Natale hanno faticato a trovare acquirenti.

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Mohammed Sarnwal, proprietario del ristorante The Farmhouse a Coventry, racconta il suo timore per il futuro: "Siamo nervosi. Non ho mai visto una situazione simile in 18 anni di carriera nel settore". Specializzato in ingredienti locali e sostenibili, teme che l'aumento dei costi metta a rischio il modello su cui ha costruito il suo business. "Dobbiamo pensare a nuovi modi di generare entrate per sopravvivere al 2025". Non risparmia critiche al governo, accusandolo di penalizzare il settore invece di aiutarlo. A fronte di queste difficoltà, l'esecutivo britannico si difende sottolineando le misure adottate: uno sconto sulle accise sulla birra alla spina da febbraio e una riduzione del 40% sulle tasse aziendali per alcuni locali da aprile. Ma basterà?

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La strategia di molti ristoranti per attirare clienti è quella degli sconti: nel 2024 le promozioni sono aumentate del 25%, e alcune piattaforme di consegna a domicilio offrono ribassi fino al 35%. Ma i numeri parlano chiaro: secondo un sondaggio Deloitte su 3.000 consumatori, nel primo trimestre del 2025 la spesa per ristoranti e pub sarà inferiore rispetto all'anno precedente. L'analista Celine Fenech sostiene che una ripresa dipenderà dal calo del costo dei beni essenziali, come energia e cibo. "Solo allora le persone torneranno a spendere di più per socializzare e mangiare fuori", osserva. Nel frattempo, i ristoratori si trovano a navigare in acque incerte, cercando di bilanciare spese crescenti con la necessità di mantenere prezzi accessibili. E in questo scenario, la parola d'ordine sembra essere una sola: resistere.

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