Da Alba Adriatica al Regno Unito, Aldo Zilli è diventato un celebrity chef all’estero. Qui racconta la sua infanzia in una famiglia umile, ma estremamente devota alla cucina, la sua ascesa al successo e i suoi ultimi progetti.
Lo chef
Quella di Aldo Zilli, celebrity chef abruzzese, da quasi cinquant’anni naturalizzato britannico, è una storia di successo, ma anche di riscatto. Nato ad Alba Adriatica, sulle coste abruzzesi, è l’ultimo di nove figli di una famiglia dalle umili origini e con poche disponibilità economiche, ma ricca d’amore e valori profondi e radicati. "Siamo cresciuti in un ambiente molto povero, c'era molto amore, ma non soldi. Ci arrangiavamo con quello che avevamo, mia madre curava l’orto, mangiavamo quello che coltivava", racconta al Mirror. Sono stati l’amore della madre e l’atmosfera che pervadeva a casa Zilli a svelare ad Aldo, già da bambino, il suo talento e la sua passione. "Mia madre era una cuoca, eravamo in nove, oltre a gestire la casa lavorava anche in un hotel della zona nel settore della ristorazione. Il mio amore per il cibo è nato da lei, ho iniziato a preparare gnocchi e pasta con mia mamma dall'età di otto anni per tutta la famiglia. Ero il più piccolo, uno dei miei fratelli era prete; quindi, la domenica tutti gli altri andavano sempre in chiesa mentre io cucinavo con mia madre".
E’ stata la passione per la cucina a instillare in Aldo il desiderio di scoprire il mondo e le sue cucine, così a soli 16 anni, si trasferisce in Germania. “La mia prima tappa è stata la Germania, appena arrivato sono stato senza casa per un paio di settimane, non c'erano i telefoni allora, non potevo comunicare con la mia famiglia, è stato faticoso. Poi ho trovato un lavoro nel retro di un ristorante italiano come addetto alla cucina, lì è iniziata la mia carriera". Ben presto Aldo dimostra la sua abilità nel destreggiarsi tra i fornelli e viene subito promosso, ma è quando a 19 anni si trasferisce nel Regno Unito che trova la sua America. Ora Zilli di anni ne ha sessantotto e vanta una carriera di grandi successi e soddisfazioni in cucina, ma anche davanti alle telecamere (numerosi sono i programmi culinari a cui ha partecipato e partecipa tuttora) e come autore di libri. Aldo è un chiaro esempio di quello che si può definire un self made man il cui successo si basa sui solidi principi con cui è cresciuto e di cui è estremamente riconoscente e orgoglioso.
Nel periodo del Natale ama celebrare la gratitudine circondato dai suoi cari, ricordando i Natali trascorsi in povertà, ma ricchi d’amore. "Il mio Natale ideale è invitare chiunque io possa, la mia famiglia più stretta, la famiglia di mia moglie, tutti quanti in pratica. Mi piace un grande Natale perché sono cresciuto con una famiglia numerosa e non ho mai ricevuto nulla per Natale quando ero piccolo, non ho mai ricevuto un regalo perché non ci si scambiavano regali a quei tempi. Quindi ora, do, do, do il più possibile, do il mio tempo, cucino, faccio tutto". L’unica cosa che Zilli chiede come regalo per le festività è una lettera dei suoi figli per lui e sua moglie nel ricordo dei natali della sua infanzia. "Ogni anno i miei figli devono scrivere una lettera a me e a mia moglie e metterla sotto i nostri piatti come facevo io con i miei genitori. È una tradizione molto importante per me. Nella lettera i miei figli scrivono com'è stato il loro anno, cosa pensano dei loro genitori, come possiamo migliorare tutti come famiglia e quanto ci amano. Le apriamo il giorno di Natale. Non è permesso aprirle prima di allora e le leggiamo ad alta voce intorno al tavolo da pranzo".
Lo chef, che ora sta per aprire un nuovo ristorante “Undercroft”, nel quartiere Mayfair di Londra, non può esimersi, però, dal celebrare il Natale anche attraverso il cibo, così racconta la sua tradizione: "Sono uno chef di pesce, adoro il pesce. Faccio sempre consegnare dal mio pescivendolo del branzino selvaggio, delle capesante e dell'aragosta fresca, così abbiamo un sacco di frutti di mare per la Vigilia. Non bevo alcolici, ma mi piace offrire a tutti un bel bicchiere di champagne di prima qualità. Di solito scelgo lo champagne piuttosto che il prosecco. Il Natale è speciale per me, penso che tutti dovrebbero avere il meglio del meglio. Il venticinque, quando ci sediamo per pranzo, mangiamo prima gli antipasti, poi, di solito, preparo i tortellini, come faceva mia madre e l'arrosto con tante verdure e due o tre tipi diversi di budini. Almeno un budino di Natale deve essere sempre sulla tavola, altrimenti mia suocera potrebbe non rivolgermi più la parola!”, racconta. I Natali più belli per Aldo, tuttavia, restano quelli di sua madre: "I miei Natali preferiti non sono i miei, ma quelli che trascorrevo da mia madre. Amavo vederla amarci così tanto, tutti uguali, tutti i suoi nove figli seduti attorno al tavolo. Quei vividi ricordi di lei mi toccano nel profondo ogni anno. Il cibo che cucino mi ricorda sempre di lei. Mi ha insegnato a fare tutto da zero, dagli gnocchi, ai tortellini, al pane e alla focaccia. Quando il pane esce dal forno, sento il suo profumo", confida.