Uno spiraglio nella sanità mentale delle cucine fine dining: Heston Blumenthal si confida raccontando la difficoltà di gestire turni duri e prolungati.
La notizia
“Quando la realtà supera la fantasia” (perché, come diceva Pirandello, “la realtà, a differenza della fantasia, non si preoccupa di essere verosimile perché è vera”) potrebbe essere il trailer per descrivere questa fase della vita di Heston Blumenthal, blasonato chef che ha fatto accendere i riflettori sulla cucina britannica contemporanea. In una recente intervista al “The Guardian” Blumenthal ha rivelato di non essere ancora riuscito a guardare la pluripremiata serie Netflix “The Bear” - dove si racconta la vita estrema di chi lavora nelle cucine fine dining - per timore che la sua stabilità mentale ne sia turbata. Già nel 2017 lo chef aveva dichiarato di avere ricevuto una diagnosi positiva per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
“Coloro che sono affetti da ADHD sono persone con una capacità straordinaria e incomparabile; tuttavia, a causa del modo tradizionale di lavorare non riescono a esprimere lo splendore che potrebbero portare nel business britannico. Spero che parlare apertamente della mia salute mentale possa sensibilizzare le coscienze sul tema e voglio battermi per evidenziare il contributo che la neuro divergenza può apportare nei luoghi di lavoro. La parte più artistica, innovativa ed eccitante del mio lavoro è dovuta alla mia neuro divergenza, è il mio super potere. Il mondo deve superare le superstizioni anacronistiche e arcaiche sulla differenza percepita, per abbracciare le opportunità offerte da queste condizioni”, diceva allora. Quest’anno, invece, otto mesi dopo essere stato ricoverato in una clinica psichiatrica, ha scardinato un tabù: quello del disturbo bipolare. Durante il ricovero, infatti, a Blumenthal è stato diagnosticato un disturbo bipolare di tipo 1, ovvero una fase maniacale potenzialmente seguita da periodi depressivi più brevi. Ora lo chef assume farmaci per stabilizzare l’umore.
Il responso ha fatto sì che Blumenthal ripercorresse molte fasi della sua carriera arrivando a reinterpretare e decifrare molti dei suoi comportamenti passati. “Più capisco di cosa si tratta, più riesco a tornare indietro e guardare al mio passato, sto prendendo consapevolezza di me stesso. Per dieci anni ho lavorato 120 ore a settimana perché non avevo scelta. Dormivo appena 20 ore in una settimana intera. Il ristorante era giovane, mi alzavo alle cinque del mattino, andavo in cucina e uscivo a mezzanotte. In tutta la mia carriera ho sempre desiderato amare ogni singola persona, perché tutti sono meravigliosi. Vomitavo idee, poi, se qualcuno muoveva anche solo un post-it…bang, mi arrabbiavo immediatamente con il mondo. Era un continuo saliscendi tra creatività ed eccitazione. Non puoi avere l'uno senza l'altro, ma la mia vita era diventata insostenibile. Ero diventato un pericolo per me stesso e anche un potenziale pericolo per le persone intorno a me. Non parlo di pericolo fisico, ma di pericolo emotivo”, confida. Data la consapevolezza recentemente acquisita Blumenthal ritiene che, oggi, guardare una serie televisiva come “The Bear” possa essere fonte di profondo turbamento.
“Ci sono un paio di grandi chef che conosco, miei amici, che sono stati coinvolti nella consulenza per realizzare la serie; quindi, penso sia piuttosto accurata nella descrizione del mondo fine dining. Spero che un giorno sarò in grado di guardarla, ora è troppo presto". “Guardare una serie del genere penso potrebbe essere deleterio per le condizioni di Heston in questo periodo", ha aggiunto, sua moglie, Melanie Ceysson. Secondo l'organizzazione benefica Bipolar UK nel Regno Unito ci sono 1,3 milioni di persone affette da questo disturbo, tuttavia la salute mentale nelle cucine fine dining rimane ancora un grandissimo buco nero. Si spera che la confidenza, così delicata, di uno chef riconosciuto a livello mondiale come Blumenthal - che vanta tre stelle Michelin, al “The Fat Duck”, due al “Dinner by Heston Blumenthal”, una al “Hind's Head” e il Perfectionists' Cafe - possa toccare nel profondo gli animi di tutti coloro che lavorano nel settore dell’ospitalità.