Una destinazione che amplia il reportage di viaggio negli hotspot della Val di Chiana: tra mura quattrocentesche, Spa sotterranea e suite che fanno da cordone ombelicale con l'architettura storica del borgo, il Monastero di Cortona mira all'accoglienza non meno che all’agio diffuso. Lo conferma il ristorante gli Affreschi, guidato dallo chef Michele Ricci: una roccaforte godereccia dove il menu scavalla l'orizzonte territoriale.
A inquadrarla bene, Cortona pare più una costruzione poetica che un anonimo punto di snodo sulla mappa delle attrazioni turistiche toscane. Oltre l'hype del foliage autunnale, oltre l'infatuazione degli americani per la Val di Chiana e persino oltre le botteghe coi soliti pici stipati nei pacchetti regalo, questa fiera roccaforte di ascendenze etrusche cela un patrimonio narrativo che aspetta solo d'esser letto fra le righe di antiche pagine d'autore.
D'Annunzio, per dire, la citava con trasporto nel sonetto delle "città silenziose", mentre Carducci sorbiva ad libitum il vino locale per imbastire le bozze dei suoi componimenti in embrione. Sta di fatto che, chiunque ne risalga per la prima volta i tratti impervi (a prescindere dalla propria affinità elettiva coi borghi "verticali") vedrà il paesaggio diventare via via una macchia infinita, capace di sfuggire improvvisamente ai contorni dell'occhio. Senonché il confine appare nella sagoma di un maniero sui generis, nascosto in un vicoletto intrepido che ritaglia dall'alto verdi scampoli agresti.
Stop, giù le valigie e su lo sguardo: il Monastero di Cortona svetta verso il cielo che unisce due regioni, a pochi chilometri dall'inizio dell'Umbria. Ma all'interno non c'è soluzione di continuità fra terre e torri, agio e avventura: solo i toni di un presente che ritinteggia a fresco i secoli.
L'hotel
Contro ogni pronostico dettato dal nome, non dormirete nella rievocazione stantìa di una stanza medievale con baldacchini polverosi e drappi pesanti alle finestre: l'ex collegio quattrocentesco dei Cistercensi trasformato in boutique hotel dalla famiglia Poli è oggi un 5 stelle fedele alla sua originale pianta labirintica, dove però la linea evolutiva degli arredi rifugge facili scelte demodé.
Sin dalla soglia delle suite, quindi, il marmo della pavimentazione illumina gli spazi fino a risalire le travi o le volte dalla vivace doratura, mentre gli angoli esterni affacciati sui tetti cortonesi ampliano il reportage di viaggio, creando una sorta di cordone ombelicale con l'architettura stratificata del piccolo centro urbano. Tutto dopo essere entrati "in animo nobile" già all'ingresso dell'albergo, che a tratti preannuncia le tappe successive: nato refettorio e adibito ad hall, ora raduna gli ospiti di fronte a un tè alle erbe o un drink aromatico per modulare l'accoglienza secondo stagione.
Il resto emerge passeggiando per le sale a briglia sciolta con gli spoiler dello staff in sottofondo: nella zona bar-ristorante ammicca una scia di affreschi del '600; l'orto botanico d'impostazione monacale funge da giardino pensile per abituarsi gradualmente ai ritmi della "dolce vita di paese"; il quadretto di colline schierate in fila indiana s'ammira, appena il clima intiepidisce, direttamente a mollo nella plunge pool, per completare l'operazione abbronzatura immortalando il turnover di colori da un'ora all'altra.
Altro piano, altra piscina: scendendo nei sotterranei le luci calano ad effetto per virare sulle cromìe bluette della Spa Bagni di Bacco -un centro benessere "di roccia" letteralmente allestito presso le imponenti scuderie del XVIII° secolo, in cui saune e trattamenti scioglistress fanno pendant con l'esplorazione della "grotta azzurra". Momento consigliato? Il tardo pomeriggio, quando gli occhi ancora pieni di natura si chiudono automaticamente man mano che il corpo allenta la tensione muscolare. E allora, via al massaggio distensivo pre-cena.
Lo chef Michele Ricci e il ristorante "Gli Affreschi"
"Gli Affreschi" emana, sì, il giusto senso di toscanità, ma riesce a dissipare con altrettanta efficacia l'idea dell'insegna vetusta che potreste immaginarvi dentro le mura di un edificio storico cortonese. Fatta eccezione per la sfilza di scene d'epoca alle pareti (forse raffiguranti la lotta intestina fra Guelfi e Ghibellini), il piglio del gourmet sta proprio nella modernità d'intenti, a lucidare lo specchio di un'identità locale che si riflette in piatti curiosamente "limpidi".
Li propone lo chef Michele Ricci, nato nel circondario aretino e cresciuto scavallando l'orizzonte di casa con esperienze al fianco di Marchesi, Sartini e Lopriore. Curriculum che getta i semi di una visione territoriale aperta, con buoni margini d'intrattenimento a tutto pasto.
Di pari passo, dalla cantina esce un catalogo di etichette gemellate coi due percorsi ("Sapori Toscani" a 80 euro e "Dal Mare", a 90), per un totale di 300 referenze scelte dalla maître e sommelier Tiziana Lai, attenta ai produttori "off record" dentro e fuori il perimetro regionale (cui viene dedicata un'agile presentazione in sala, senza mai spezzare troppo il ritmo del tasting).
I piatti
Ai blocchi di partenza lo scatto d'inventiva lo fa una pappa al pomodoro in scala ridotta, sorta di miniatura che simula il frutto. La ravvivano un crumble di pane per attivare il morso, polvere di spinaci e delle sottili chips di buccia di pomodoro pro-spinta aromatica.
Pescando dall'itinerario marino, nuota in acque fresche il Calamaro arrosto su crema di piselli e il suo inchiostro. "Un tributo palese al maestro Gualtiero Marchesi", racconta lo chef, "perché mi ero innamorato della sua Seppia al nero e ne ho replicate tantissime da ragazzo, in fase di formazione". Sul fondo un dark dripping a contrasto con il candore del mollusco. Al centro, il calamaro "inciso per intenerirne i tessuti e leggermente scottato", cui l'inserto di limone e lime dona un'interessante persistenza citrica. Non a caso "impieghiamo solo le scorze, niente succo".
Siamo pur sempre in patria di pici, feticcio della domenica reso ghiotto dalla robustezza dei sughi di carne. Tuttavia, Ricci tira l'impasto su un nuovo asse culturale Roma-Cortona, sfoderando l'arma del condimento che non ti aspetti. "Per variare ho scelto un topping Cacio e pepe, realizzando in realtà una fonduta che vede il pecorino toscano De' Magi arrotondare le sensazioni pungenti di quello romano, decisamente 'strong'". Eppure, è il turbinìo olfattivo a intrigare i sensi ancor prima dell'assaggio: "Aggiungiamo una gelée di zafferano per la nota calda e un'aria di pepe in cima. Non amo i grani a mignonette, con la loro sferzata aggressiva: preferisco sentori gentili che avvolgono le narici". Terzo punto di svolta, i crostini crunchy nella crema: su carta un potenziale azzardo, in bocca una scommessa vinta per il giocoso dinamismo che ne deriva.
Un taglio speedy introduce la texture del Filetto di cervo, spinacino, topinambur e salsa al ginepro, appena teso in superficie e molto cedevole all'interno, complice una cottura "alla vecchia, direttamente in padella. Di base preferisco preparazioni legate alla gestualità, sono 'tecniche vive' da custodire e tramandare. Stesso dicasi per brasato, arrosto o ragù". Lo stacco è netto e la selvaggina ammansita nella fibra, mentre il flavour richiama l'eco della foresta, fra l'ematico e il terroso. Ben rappresentato, con altrettante opzioni, il minimondo vegetale, sebbene le corse total green siano, a nostro avviso, meno entusiasmanti sul piano espressivo.
Fissa la cena nei ricordi il Tiramisù con coulis di caffè infuso "alla turca" e biscotto di polvere di caffè e cioccolato fatto in casa. "Lo definirei un dessert 'corretto', ad esempio per la scelta di omettere il velo di cacao a guarnizione, elemento spesso ridondante nella ricetta standard", chiosa Ricci. "Al suo posto, una cialdina friabile che dà movimento e spazza via la sensazione polverosa". Nessun affronto al classico dei classici, solo un dolce al cucchiaio new school che supera la prova degli zuccheri: pochi ma buoni.
Le esperienze
Il risveglio al Monastero coincide con un'intera alzatina di lieviti dolci, salumi, formaggi e frutta da godersi appena seduti, magari con l'ottimo yogurt prodotto da una latteria di prossimità.
Ci spiega Lara Imparato, deputy manager di grande empatia: "Per noi non conta solo il reperimento scrupoloso dell'ingrediente o l'allestimento bonton. Amiamo il semplice fatto che un bambino possa chiederci un toast farcito espresso o che l'ospite in solitaria abbia l'impressione di mangiare in una dimora famigliare, scambiando due parole d'intesa con la squadra. Il vero lusso, qui, sta nella preziosità dei rapporti umani".
Insieme a lei raggiungiamo a passo veloce, con l'aria frizzante della domenica mattina, la gioielleria DelBrenna, realtà artigiana nata da un minuscolo lab di famiglia e giunta alla fama internazionale, sino ad inaugurare un'ulteriore boutique a Kansas City. Fra le attività proposte dall'hotel vi è infatti un tour "orafo-gastronomico" nello showroom guidato da Sebastian DelBrenna e la moglie Megan, fieri custodi della catena decorata con prototipo handmade risalente al 1974, dal motivo irreplicabile.
Sebastian, ideatore di quattro modelli tali da attualizzare l'estetica del monile, ha saputo allestire negli anni un palinsesto di eventi puntualmente gremiti di estimatori, dalle cene in enoteca col privilegio di indossare le eleganti collane per una notte (Wine Dine & Shine) alle degustazioni in atelier (ubicato dentro un ex frantoio sotterraneo del borgo, di cui restano numerose parti visibili) con benvenuto di Prosecco contenente scaglie d'oro e argento. Il brindisi giusto per continuare a saziarsi di bellezza.
Contatti
Monastero di Cortona
Indirizzo: Via del Salvatore, 52044 Cortona AR
Telefono: 0575 178 5839