Alex French di Robb Report è riuscito a catturare l’essenza di uno dei più grandi personaggi dell’universo gastronomico odierno: Gordon Ramsay! Nell’intervista il celebre chef si confida schietto, esponendo i retroscena di una carriera straordinaria, fondata su valori radicati nell’infanzia. Rispetto e tenace applicazione sono solo alcune delle virtù che ricerca nella nuova leva, cuore pulsante dei suoi locali più prestigiosi.
La notizia
Personalità solida, approccio inconfondibile, Gordon Ramsay si contraddistingue per il suo stile autentico. Cresciuto in una casa popolare a Stratford-upon-Avon, assieme a suo padre, musicista, e sua madre cuoca di una sala da tè, aspirava a diventare calciatore professionista. A causa di un infortunio al ginocchio, ha visto il suo sogno andare in frantumi, ma non ha rinunciato a perseguire una strada alternativa, il mondo della ristorazione infatti l’aveva sempre affascinato.
In una recente intervista per Robb Report, il protagonista di Kitchen Nightmares e di Hell’s Kitchen, si racconta ad Alex French, senza filtri, svela la chiave del suo successo e di come sia riuscito a tenersi stretto le tre stelle Michelin nel suo locale punta di diamante a Londra.
“A 8 anni osservavo mia madre arrangiarsi, faceva tre lavori, fra cui la cuoca in una tavola calda, alquanto mediocre. Io l’aiutavo a sbucciare le verdure prima di andare ad allenarmi. Ero attratto dal settore, dalla dinamicità ai fornelli. Per cui dopo l’incidente decisi di frequentare la scuola alberghiera piuttosto che arruolarmi nella marina militare. Inaspettatamente a 22 anni arrivai in Francia, lì la mia vita cambiò, come pure il mio atteggiamento professionale: la pressione era tanta, e io riuscivo a gestirla. Questo mi fece ottenere una promozione!”.
E continua “Il mio primo mentore? Marco Pierre White. Non era molto più grande di me. Mi ha impartito importanti insegnamenti. Il primo è che se volevo pareggiarlo, a suon di spadellate, sarei dovuto partire e andare lontano a cercare ciò che mi mancava. Il secondo, quando mi propose di diventare capo chef, capii in quell’istante di essere il migliore, e al contempo che dovevo guardami intorno. Mi è capitato per ben cinque volte, se avessi accettato ad oggi non potrei dire di essermi formato con dei mostri sacri. Invece decisi di cambiare cucina, ogni volta che mi sentivo ‘arrivato’. Il terzo riguarda il rimprovero, è accettabile commettere errori, ma non ripetere lo stesso per due volte".
Resiliente e caparbio, Gordon spiega al giornalista di come abbia studiato uno schema ottimale e funzionale all’interno della sua attività pluripremiata “Il modello è perfetto, ci sono 10 tavoli, e lavoriamo 5 giorni su 7. Sono i miei ragazzi che fanno la differenza, sorridendo e operando a testa bassa, li ringrazio e li elogio ogni giorno perché ci mantengono alti in classifica. Il mio personale deve assorbire come le spugne, recepire il più possibile ogni nozione utile al miglioramento! Gestire un ristorante è un complesso atto d’amore”.
Personaggio distorto dalle telecamere, dietro le quinte è vulnerabile e riflessivo, specialmente quando parla del suo intimo e della sua famiglia. Devoto e appassionato, a 57 anni afferma di non volersi fermare, tant’è che l’anno prossimo stupirà i suoi seguaci annunciando una novità imperdibile.