Il proprietario di El Racó d'en Binu, Francesc Fortì, 75 anni, assieme a sua moglie Francina, dimostra come rimanendo umili e fedeli ai propri principi ci si possa risollevare da un lungo periodo buio. La capacità di rispondere positivamente alle difficoltà sta a testimoniare la forza interiore dello chef, ogni sfida superata con successo ha contribuito a forgiare la sua personalità, severa e risoluta. Nulla è lasciato al caso, i suoi piatti sono frutto di un forte legame familiare, lavoro incessante, e passione.
La notizia
El Racó d'en Binu, ristorante storico in provincia di Barcellona, ad Argentona, vi dice qualcosa? Negli anni ‘80 luccicava radioso fra le pagine della Rossa, prima di cadere nel dimenticatoio, periodo difficile durato moltissimo, fino a quando nel 2023 non è uscito il documentario “Binu, una storia di due stelle”, girato da Guillem Cabra e Mar Clapes, due giovani registi. Sullo schermo si capisce da subito come abbia fatto il locale a resistere nei decenni passati, grazie al duro carattere dello chef, 75 anni ben portati, determinato e caparbio. “Sono nato qui e qui morirò” afferma fiero davanti alla squadra di 7 Canibales in perlustrazione.
La grande sala da pranzo non è cambiata di una virgola, lo stile è rustico, tipico della Catalogna, e al centro è ancora presente un grande camino funzionante, soprattutto d’inverno. Stoviglie e arredamento sono rimasti immutati, proprio come i due proprietari, Francesc e Francina, coppia sui generis.
Le ricette, le stesse da più di 50 anni, vengono eseguite a occhi chiusi, come se si trattasse di un qualche incantesimo recitato a memoria: “Quando me ne andrò, verranno sepolte con me” confessa Fortì “E non ho alcuna intenzione di lasciare il testimone alle nuove generazioni, non se lo meritano”. Non scherza affatto pronunciando la dura sentenza, anche se sorride, sarà per tutte le delusioni alle quali hanno dovuto far fronte in questi anni, e a chi gli ha voltato le spalle, turisti e gente del posto. Nonostante Binu sia tornato in pista, e venga costantemente elogiato e acclamato, i coniugi non sembrano essersi addolciti, anzi, sono più agguerriti del solito.
La sveglia al mattino suona presto, le preparazioni devono risultare impeccabili, in primis la pasta sfoglia, utilizzata per fare i dolci, viene solitamente stesa a temperatura ottimale e successivamente riempita di voluttuosa crema e frutta fresca. “La migliore del paese” così la definisce lo chef. L’influenza francese è percepibile dalla quantità di burro impiegata, nel filetto di manzo, ad esempio, oppure nel branzino al cartoccio con salsa di granchio e granella di noci. La messa a punto del soufflé di arance ghiacciate invece è segretissima, tant’è che nessuno osa copiarglielo.
Il menu degustazione a 90 euro comprende molti piatti iconici, anche se i veri gourmet sanno che vale la pena ordinare anche qualche extra, chicche speciali come l’aragosta alla Cardinale, vintage senza tempo.
Insomma, l’aria che si respira in questo posto porta a galla ricordi di un trascorso sentimentale, le emozioni prendono il sopravvento e i bocconi diventano pezzi di memoria; la malinconia di ciò che fu si legge chiaramente negli occhi di chi ha dedicato la vita a portare avanti un’attività di famiglia, nonostante le avversità, la perdita delle due stelle Michelin e i numerosi schiaffi morali subiti. Sarà questa la tanto attesa rivincita o si tratta dell’ultimo ballo? E nel frattempo che Francesc e Francina continuano a danzare fra le mura della loro amata casa, non possiamo far altro che suggerirvi di farvi una visita, avrete l’occasione di gustare una cucina che raramente incontrerete ancora sul vostro cammino.
