Nel paesino di Palombara Sabina, in provincia di Roma, il tempo sembra essersi fermato negli anni '50, un'epoca in cui il pranzo della domenica in famiglia era sacro, e le nonne preparavano pasta fresca e ragù.
La notizia
A 40 chilometri da Roma, sperduta in cima a una collina, ai piedi degli Appennini, c’è Palombara Sabina, borgo dove riecheggiano i tempi passati e un pizzico di nostalgia, grazie a una squadra di donne, ormai pensionate, che custodiscono e tramandano a chiunque sia interessato, direttamente nelle loro cucine, il segreto per ottenere una pasta fatta in casa a regola d’arte.
Chiara Nicolanti e sua nonna, Nerina, hanno fondato Nonna Live sette anni fa, in modo del tutto spontaneo. “È successo molto in fretta. Quando sono rimasta incinta passavo più tempo a casa, così un giorno ho scattato una foto a nonna mentre preparava i suoi manicaretti e l'ho postata su Facebook con la didascalia: 'Chi vuole cucinare con la nonna oggi?'. Il post è diventato virale nel giro di pochi minuti. Tante persone mi chiedevano se fosse possibile preparare la pasta fresca insieme a Nerina. Così è nata Nonna Live”. Spiega Chiara al New York Times.
Iniziarono ad arrivare chef, attratti dalla naturale manualità delle nonne, ospiti melanconici dei sapori della loro infanzia, e poco dopo turisti da tutto il mondo, in cerca di esperienze uniche, irripetibili e genuine da aggiungere ai loro itinerari di viaggio. D’altronde si sa che gli stranieri sono particolarmente interessati alla gastronomia italiana, radicata nella cultura e nella storia del paese. Ad oggi si contano circa 5.000 visitatori l’anno. La preparazione della pasta fatta a mano, pratica un tempo comune, è ormai quasi scomparsa. Chiara Leone, amica di vecchia data della Nicolanti, racconta che sua madre smise di farla proprio negli anni '60, un periodo di significativi cambiamenti e rivendicazioni per l'emancipazione femminile. Con una crescente consapevolezza e l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro, molti compiti domestici, inclusa la cucina, cominciarono a essere trascurati.
La visita (circa 95 euro) inizia con la scoperta della cittadina, include una passeggiata tra le pittoresche viuzze acciottolate, e prosegue con il sopralluogo al Castello Savelli, risalente all'XI secolo, dove dalla torre di guardia si può ammirare il maestoso profilo della Capitale. Il cuore della località si rianima attraverso gli occhi dei forestieri, abituati a scenari e paesaggi del tutto contrapposti.
Dopo il tour, il gruppo si riunisce attorno alla tavola di una delle istruttrici di Nonna Live, Angela Curci, 73 anni, è una delle tante. Ogni partecipante di solito trova davanti a sé una postazione attrezzata con tagliere, un lungo e sottile mattarello, tagliapasta e tutti gli ingredienti necessari. “Occorrono cento grammi di farina per ogni uovo, se siete otto andrete ad utilizzare otto uova e ottocento grammi di farina” recitano le maestre ai loro allievi, aiutate dalla traduttrice. Informazioni basilari, ma non di certo scontate, alle quali succedono le spiegazioni più complesse, la tecnica corretta per piegare la sfoglia sul mattarello, ad esempio. Oppure come ottenere spessori differenti in base alla forma che si desidera realizzare, fettuccine, condite poi con salsa di pomodoro fresco; farfalle, olio, aglio schiacciato e mandorle; ravioli, rigorosamente ripieni di ricotta e spinaci.
Alcuni studenti hanno dimostrato di possedere abilità nascoste, sono riusciti, con estrema naturalezza, a impastare, arrotolare, e infine a dar vita a piccoli papillon, pizzicando con il pollice e il medio ogni quadratino ricavato dal composto precedentemente mescolato con cura. “È stato più semplice di quanto pensassi” afferma Eric Lawhorn, un agente di polizia di 33 anni da Houston. L’attività è adatta davvero a tutti, lo conferma una delle massaie, Angela De Paolis, 68 anni: “Ho tre nipotini, e non c’è cosa più bella che preparare la pasta con loro piuttosto che parcheggiarli davanti alla televisione e ai videogiochi. Mi viene da piangere quando li vedo darsi da fare concentrati, ricordo ancora quando mia nonna mi ha insegnato a mettere le mani in pasta.”
Questa è la dimostrazione che l’Italia rurale combatte per sopravvivere “la pasta fatta a mano è il simbolo del pranzo della domenica in famiglia, mentre ora la gente preferisce andare al ristorante” dichiara la Leone, cresciuta negli anni ’90 a casa della nonna “ricordo grandi fogli gialli e sottili asciugare su lenzuola di cotone in camera da letto, il profumo del ragù, le mani rugose e infarinate della nonna con il mattarello sottobraccio; lei mi abbracciava, e io affondavo il viso nel suo grembiule sperando che quei momenti non finissero mai. Mi auguro che le nuove generazioni abbiano la fortuna di vivere ciò che ho vissuto io, è ciò che tiene viva la fiamma della speranza.”