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L’Aquila, pizzerie senza personale. “Lavorano solo stranieri e migranti”

di:
Sveva Valeria Castegnaro
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copertina pizzeria laquila il vicoletto

Non si placa il problema della carenza di personale nel settore dell’ospitalità. I ristoratori de L’Aquila fanno sentire la loro voce, a iniziare dalle pizzerie.

La notizia

Dopo il disastroso terremoto del 2009, L’Aquila è tornata ad essere una città in forte fermento e di grande appeal vacanziero, con un costante aumento di esercizi commerciali nel settore dell’ospitalità. Nonostante la nuova vita del capoluogo abruzzese, dopo i difficili anni della ricostruzione anche qui il problema della carenza di personale qualificato nel mondo della ristorazione si fa sentire in maniera pesante. Una criticità globale che però, nel caso specifico, ha portato diversi ristoratori aquilani a esprimersi sul tema. Soprattutto nella stagione estiva, infatti, sembrano spariti quei giovani, studenti soprattutto, che lavoravano per racimolare un po’ di soldi nei locali.

Crediti Il Vicoletto



Io propongo un contratto regolare con tanto di assicurazione, con i contributi, con le ferie e le malattie, per un servizio di 5-6 ore a pranzo o a cena. Tutto quello che chiediamo è: disponibilità, sorriso e cortesia. Ma anno dopo anno è sempre più difficile trovare giovani disposti ad accettare. Certo, lo sappiamo: lavorare nella ristorazione è un sacrificio che impegna sei giorni su sette”, racconta Flavio Macchiagodena, gestore della pizzeria ‘Il Vicoletto’, nel centro storico de L’Aquila.

Crediti Il Vicoletto



Flavio confessa che, a suo avviso, non c’è più propensione al sacrificio.A noi operatori non resta che ricorrere a persone straniere, migranti, qualche volta anche ai ragazzi e alle ragazze delle case famiglia”, continua.  Oltre a quanto appena rilevato, a detta di Flavio, il problema sembra essere anche un altro, ovvero il sistema dei sostegni e dei contributi che portano i membri di un nucleo familiare a non accettare lavori regolari. “Spesso si rinuncia a far lavorare un figlio con un contratto per non perdere, ad esempio, l’assegno unico: è ciò che mi è capitato di sentire da parte di un genitore”, conclude.

Crediti Il Vicoletto



La situazione non è diversa anche per Piergiovanni Orzieri, direttore del ristorante “Villetta Food & Drink” di Fonte Cerreto ad Assergi. “Stiamo cercando personale da un mese: abbiamo diffuso annunci non soltanto sui nostri profili social, ma anche alla radio, eppure la risposta è stata davvero scarsa. Fra l’altro accettiamo tutti, giovani e meno giovani. Tra i vari motivi che disincentivano potrebbe influire la lontananza di Fonte Cerreto dal centro storico cittadino, dove immagino sia più comodo lavorare. L’altro grande problema è la mancanza di professionalità. Non c’entra nulla il reddito di cittadinanza, c’è molta difficoltà a individuare persone in grado di assicurare nel lungo periodo una collaborazione, e riguarda tutte le strutture della zona, a prescindere dal tipo di contratto che viene proposto”, racconta Piergiovanni.

La Villetta Food & Drink



Anche secondo Andrea Frasca, membro della segreteria provinciale della Filcams Cgil, ridurre la questione della carenza di personale al reddito di cittadinanza significa generalizzare. “Il turismo è retto dall’alta professionalità dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici. C’è una grande domanda di personale preparato, formato, che non trova risposta adeguata nell’offerta, troppo bassa. Che si tratti di un barman, di uno chef, di un maître di sala o dei camerieri: sono mestieri per i quali c’è bisogno di preparazione e di specializzazione, anche all’Aquila, dove c’è stata negli ultimi anni un’esplosione di pubblici esercizi. In una città nella quale, tra l’altro c’è una decrescita demografica importante, contenuta soltanto grazie alla presenza di migranti. C’è poi da dire che i lavoratori del comparto devono essere correttamente retribuiti e spesso non lo sono".


"Infatti, sempre più i giovani e le giovani che si rivolgono al sindacato raccontano di aver deciso di lasciare L’Aquila per andare a lavorare all’estero, per esempio in Svizzera, o nelle regioni del Nord Italia. Proprio di recente una giovane mamma lavoratrice ha accettato un lavoro in una regione del Nord lasciando L’Aquila dopo anni di studio e di attività in un ristorante”, conclude il sindacalista.

Fonte: laquilablog.it

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Foto di copertina: Crediti Il Vicoletto

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