Figura- chiave della moderna cucina a base vegetale, ha messo da parte la carriera nel fine dining per dedicarsi alla stesura di libri e all’attività sui social. “Sapevo che a un certo punto avrei voluto avere una famiglia tutta mia e non intravedevo nessuna possibilità di lavorare in un ristorante con dei figli”.
La storia
La dedizione per la cucina e l'amore per il cibo sono qualcosa di innato per Anna Jones. Nessun pomeriggio trascorso a guardare con occhi incantati la nonna preparare ottimi manicaretti, ma una passione insita nel suo DNA, alimentata grazie ai libri a tema food acquistati dalla mamma. Passione che non l’ha mai abbandonata, nemmeno quando all’Università studiava economia e filosofia e che presto le ha fatto abbandonare la formazione per cambiare vita. “Illuminante è stato leggere un articolo su “come trovare la propria vocazione”. L’articolo diceva che si può capire quale sia la propria vera passione osservando le riviste domenicali che si acqusitano. Ho subito pensato: “Ho sempre scelto magazine di cucina!'”, confida all'Independent. Ora è proprio lei a scrivere una di queste rubriche sul The Guardian.
Oggi con il suo spazio sulla testata britannica, i cinque libri pubblicati e gli oltre 300.000 followers su Instagram, Anna è una delle più grandi esponenti della moderna cucina vegetariana d’Oltremanica. La scrittura, tuttavia, non è entrata subito nella sua vita. A farla approdare in cucina è stato Jamie Oliver di cui è, forse, la “recluta” di maggior successo. L’avventura con Oliver comincia negli anni 2000 quando inizia lavorare a fianco del celebrity chef. “Ho avuto la fortuna di partecipare al progetto di Oliver quando Jamie aveva appena iniziato e tutti erano molto entusiasti di lavorare con lui. È stata un'esperienza che i soldi non possono comprare. Sono ancora in contatto con Jamie; ha sempre tifato per me ed è sempre stato un grande sostenitore del mio lavoro, cosa di cui sono davvero, davvero grata”, racconta. L’esperienza accanto a Oliver è stata un vero punto di svolta per Anna, ma le ha anche fatto capire che, forse, per lei che desiderava una famiglia, la cucina di un ristorante stellato non era l’opzione migliore.
“Le cucine di vent’anni fa non erano un ambiente particolarmente stimolante per una donna di 20 anni. Ritengo che se allora fossi entrata in un gourmet, non mi sarebbe piaciuto; sapevo che a un certo punto avrei voluto mettere su famiglia e non intravedevo nessuna possibilità di lavorare in un ristorante e avere figli in contemporanea. Non volevo, però, abbandonare quel mondo, così quando ho visto il team di Oliver scrivere ricette e allestire servizi fotografici per i suoi libri, ho capito che quello era il punto d'incontro di tutte le cose che amavo: la scrittura, la creatività, l’arte della fotografia -e, ovviamente, la cucina e il cibo”, prosegue. Anna, così, inizia a scrivere e nel 2014, poco tempo dopo la sua svolta vegetariana, pubblica “A Modern Way To Eat”, il suo primo libro. Proprio la decisione di adottare un regime alimentare vegetariano - dovuta più alla volontà di provare qualcosa di diverso che non a una scelta etica- è stata grande fonte di ispirazione per la Jones.
“Cucinavo molto, mangiavo molto, provavo molto e mi ero un po’ stancata. Ho deciso di smettere di mangiare carne e pesce per resettare il mio palato e il mio entusiasmo per il cibo. Dopo poche settimane, mi sono resa conto di non essere mai stata così entusiasta del cibo. Più ci dormivo sopra, più il concetto di mangiare carne e pesce diventava astratto per me. Non sono mai tornata indietro”. Da allora Anna di libri ne ha pubblicati altri quattro: “A Modern Way To Cook"; “The Modern Cook's Year"; “One: Pot, Pan, Planet” e “Easy Wins”, presentato lo scorso Marzo, dove illustra e studia dodici ingredienti dai sapori e dalla personalità straordinari. “Ho due bambini, voglio preparare del cibo delizioso per la mia famiglia, ma non sempre c’è abbastanza tempo. Ho voluto, quindi, decodificare delle ricette in cui c'è quel pizzico di magia in più che le trasforma in qualcosa di squisito. Ad esempio, un cucchiaino di miso aggiunto ad alcune verdure arrostite e mescolate ne amplifica il sapore”.
Grazie ai vent'anni trascorsi a contatto con il mondo della ristorazione e ai dieci dedicati a scrivere di cucina la Jones ha sicuramente il polso della situazione, così, viene spontaneo chiederle quale pensa sia il futuro della gastronomia. E lei risponde: "Ritengo che stia diventando sempre più urgente abbandonare l'agricoltura intensiva e gli alimenti che stanno danneggiando il mondo che ci circonda. L’agricoltura rigenerativa - un approccio che mira a essere in sintonia con la natura per aiutare ad affrontare il cambiamento climatico e il collasso ecologico - è la prossima grande parola d’ordine, ma è ancora troppo costosa per essere mainstream. Per ora, gli agricoltori rigenerativi sono una minoranza e i loro prodotti sono solitamente proibitivi. Penso che al momento la conversazione rigenerativa sia essenzialmente per le persone che possono permetterselo, l’impegno, quindi, deve essere quello di renderla accessibile a tutti”.