Estetica ricercata, agio informale e accoglienza come valore aggiunto del locale: Genco è tutto questo, ma anche una drink list fuori dal coro abbinata a piatti inediti.
Il locale
La prima traversa di via Frattini a Roma è via Luigi Angeloni e proprio sotto i palazzi dei romani di Santa Silvia, al civico 102, hanno preso vita i tavoli di un bistrot contemporaneo che ha portato nuova vita nel suburbio Portuense. Siamo nei presso di Largo La Loggia e via Frattini è un lungo viale che termina affacciato a Villa Bonelli, con uno skyline dominato dal Palazzo della Civiltà. Una panoramica urbana preziosa e poco conosciuta. Il bistrot in questione, in un angolo riservato ai piedi del quartiere, si chiama Genco.
Un nome proprio che dal piano strada sale di tre gradini e attraverso un dehors esterno, molto gradevole, entra in un ambiente di grande luminosità. Siamo in uno spazio unico, con l’area viva che gira sui tre lati di un bancone che richiama gli american bar. Luci molto calde su toni in chiaro scuro, materie mescolate tra cemento e porcellana mentre sulle pareti spiccano colorate delle opere di pittura contemporanea in esposizione.
Sul lato d’ingresso, quasi per intero, due grandi vetrate di acciaio scuro e luce dominano con eleganza l’attenzione di uno stile misto, ma gradevolmente armonico. Tavoli contenuti, eppure ben spaziati, con una mise en place che trova efficacia nella sua semplicità.
L’atmosfera è costruita su un’estetica ricercata e l’accoglienza è il valore aggiunto di un agio informale. Il menu è l’espressione gastronomicamente irrequieta di Alessio Benedetti, già Santo, Barred e Marzapane su Roma, mentre la carta dei vini racconta una ricerca nel bere bene centrata sui vini naturali. Nel loro insieme, un’offerta che suscita curiosità e voglia di assaggiare più cose di quante ne mangeresti o ne berresti. Nero su bianco, non c’è un ordine concettuale e si supera l’ordine di portata in sequenza. Questo mi piace.
I piatti
Il Carciofo alla romana con paté di fegatini e cedro, tra componenti di grasso e di vegetale, è un assonanza aromatica di ferro su ferro che rimane avvolgente in dolcezza e pulita nel finale grazie al cedro. Gusto pieno appagante, forse un po’ eccessivo nella quantità di paté nel bilanciamento del piatto, ma non è faticoso finirlo anche in assoluto. La Tartare di manzo con salsa al tuorlo, cavoletti di Bruxelles e rafano, risulta da subito un piatto davvero divertente al palato. Dolce e piccante, gustosamente comodo in bocca nella sua freschezza. La carne, macinata a macchina, non ha resistenza e trova contrasto di consistenza nei cavoletti sfogliati che l’accompagnano.
La Porchetta con cicorietti ed emulsione di alici, esuberante nella sua presentazione quasi verticale nelle insalate integre a coprire le carni, risulta un piatto interessante soprattutto nella cottura perfetta della porchetta. Umida, gustosa, grassa e speziata al punto più gradevole di una degustazione non invadente su nessun fronte, ma ben equilibrata con l’emulsione di alici che accompagna le foglie verdi. I Quadrucci con burro alla nocciola, vongole ed erba cipollina, sorprendono per protagonismo delle vongole. Sapide, presenti nel sentore di mare e ben amalgamate con il grasso di un burro alla nocciola delicato. Un primo semplice, che lascia mangiare con appetito e dove l’era cipollina gioca un aspetto aromatico fondamentale.
La Pappardella con burro al limone e gamberi è un piatto altrettanto appagante. Anche in questo caso il burro è delicato, ma persistente nell’aroma, mentre fanno la differenza i gamberi che sono messi nel piatto in piccole parti ben fritte a spolverare. La pasta di taglio largo e la scommessa azzardata su tanta materia grassa nell’insieme, anche se ben equilibrata, di fatto non guastano il gusto complessivo di un buon piatto.
Il dolce che arriva è una Cheese-cake basca, caramello e arachidi salate. Davvero ottima e di grande gusto, nel rispetto del suo dover essere soffice, umida all’interno e bruciata in superficie. La Namelaka al latte con castagne invece risulta leggermente eccessiva nelle due componenti in assemblaggio, per gusto e consistenze, ma porta in guarnitura una spuma di meringa bruciata incredibilmente golosa. Come accennato, la carta dei vini è stimolante se si amano i vini detti naturali, capaci di accompagnare con macerazioni e strutture di sostanza, piatti centrati su materia grassa che appaga e acidità vegetali che alleggeriscono.
Daniele Fadda, ideatore e padrone di casa da Genco e già proprietario di Santo in Trastevere, crea un nuovo format che punta a una cucina che prima ti incuriosisce in carta e poi ti diverte al palato. C’è da fare a Roma e senza mai smettere di crescere e migliorarsi, Genco apre le porte a vetro di un bistrot accogliente dal menu corto, ma divertente, con piatti di grande sostanza e un rapporto qualità prezzo che punta alla qualità. Se la Via Portuense i romani la costruirono per collegare le pendici del Gianicolo al mare, “ab Janiculo ad mare” per l’appunto, con 24km di tracciato che da Trastevere arrivano ancora oggi al porto di Fiumicino, i romani di oggi possono fare certamente sosta tra le strade di Santa Silvia.
Contatti
Genco Bistrot
Via Luigi Angeloni, 102, 00149 Roma RM
Telefono: 333 587 7444
