Influencer banditi dal nuovo hotspot gastronomico di Brooklyn: chi fa troppe foto non è ben accetto. Le ragioni della titolare.
La notizia
“DAE è una tregua dal trambusto della vita urbana e tra le nostre mura chiediamo a ospiti e visitatori di fermarsi per assaporare l'intenzione con cui i nostri cibi vengono realizzati”: si legge sul sito di questo nuovo hotspot della gastronomia a Brooklyn, volto a unire cibo e design. Quando l’hanno inaugurato lo scorso agosto, Carol Song e Suea Cho (ma oggi è gestito solo da Carol) avevano le idee ben chiare: DAE doveva essere un'oasi di pace e tranquillità nella frenesia della Grande Mela. A turbare la quiete del locale al numero 385 di Smith Street sono arrivati, però, gli influencer, si legge su curbed.com. Con il suo arredamento minimal e ricercato, gli esclusivi oggetti in vendita (che si possono trovare solo qui e in nessun altro negozio in città) e la sua proposta enogastronomica, l’insegna che coniuga estetica e buon gusto è subito apparsa un’ottima e imperdibile Instagram e Tik Tok opportunity.
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Orde di influencer armati di smartphone, macchine fotografiche professionali e treppiedi hanno, così, cominciato ad invadere letteralmente il locale. "Amiamo le foto di cibi e bevande (chiaramente)... ma i servizi fotografici su TikTok e Instagram sono andati un po' fuori controllo", ha raccontato Carol. Il negozio-cafè, che dalle 17:00 si trasforma in wine bar e propone una cena in stile coreano, disponibile anche per eventi privati, fin dall’inizio ha adottato una politica no-laptop, ma a quanto pare l’intenzione della titolare non è arrivata al popolo social.
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"La gente entrava e faceva letteralmente dei servizi fotografici: prendevano solo un drink e rimanevano per due ore a scattare… Alcune persone non hanno nemmeno ordinato nulla, ma solo scattato foto di cibo e bevande dei tavoli vicini. Mi rammarico di non aver proibito tutto questo fin dall'inizio. Non avevo idea che la situazione sarebbe arrivata a questo livello”, prosegue Carol. Ora, quindi, da DAE si possono fare solo fugaci foto al proprio tavolo, ma sono proibiti flash massivi e ricorrenti; d’altronde, fin dall’inizio la politica adottata era valida anche per tutto il team: “Non abbiamo nessuna regola rigida sull’utilizzo del telefono, ma dato che non vogliamo vedere i device dei clienti puntati sulle nostre facce, non lo facciamo nemmeno noi”, conclude Carol.
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