Sulla terrazza al settimo e ultimo piano della Rinascente, Antonio Autiero esalta i sapori della sua terra veicolati verso vecchi e nuovi profili gustativi, con uno sguardo attento all’estetica dei piatti.
Il ristorante
È difficile che Silvia Sperduti e Michele Pepponi, proprietari – e compagni di vita – di Enoteca La Torre Group sbaglino un colpo. Lo abbiamo visto con il ristorante Villa Laetitia, che con il tandem composto da Rudy Travagli e lo chef Domenico Stile ha agguantato meritatamente le due stelle Michelin nel 2023; ma l’insegna di Lungotevere delle Armi non è l’unico luogo dove va in scena una cucina raffinata, mediterranea e sincera. Se dal quartiere Della Vittoria infatti ci si sposta nel quadrante di Porta Pia a piazza Fiume, l’edificio recentemente ristrutturato della Rinascente – il noto brand commerciale nato nel 1961 – ospita all’ultimo piano della sua struttura Enoteca La Torre Fiume, il regno di Antonio Autiero.
Il cuoco di Torre del Greco è stato per anni al fianco di Domenico Stile, prima di avere la possibilità, alla fine del 2022, di poter essere l’attore protagonista della sua cucina. Un’intuizione della proprietà che ha affidato al cuoco campano gli spazi contemporanei della terrazza romana, potendo così contare non su uno, ma ben due indirizzi fine dining in città.
Se durante la giornata il ristorante è in grado di cambiare più vesti passando dal servizio della colazione alla proposta bistrot del pranzo, è la sera che Antonio Autiero sa di dover cambiare marcia, attingendo dal suo bagaglio di conoscenze, ma soprattutto dal suo amore per la terra natia che emerge nitido da quasi ogni portata.
Il suo richiamo alle origini non è pero ridondante ma è veicolato a una visione di cucina più ampia, che abbraccia sia grandi classici sia piatti contemporanei dove il timbro del gusto è sempre pungente, nitido e accogliente.
I piatti
Nell’amuse-bouche di benvenuto lo chef dimostra un grande destrezza nella panificazione, tra il mini bao con tonno affumicato e le sfere di cacio e pepe e pere servite in un delizioso mini-scrigno, con una menzione di merito per il pane e i suoi derivati – tra cui i grissini – accompagnati da un burro composto da scarti di mandorle. A completare l’entrée, una saporita polenta fritta con crema di rafano e un amarcord degli anni ’80, il cocktail di gamberi con pan brioche tostato.
Come può un campano doc cominciare il suo menu degustazione se non con un carboidrato? Se poi è un Raviolo fritto con sugo di genovese – un altro mantra della tradizione napoletana – e spuma di Castelmagno la goduria è tangibile; inoltre nonostante gli ingredienti, l’antipasto è di un’eleganza sibilante. Dall’intensità del formaggio e della carne, ci si immerge nella bellezza estetica e nella concretezza di gusto del Polpo arrostito con rösti di patate e maionese di palamita con salsa di olio al verde. Per apprezzare a 360° la lavorazione del mollusco Antonio Autiero consiglia di bere a fine pasto il consommé di polpo che porta il palato a sensazioni iodate gratificanti.
Chiude la partita degli antipasti il Carciofo cotto nel forno a bassa temperatura avvolto da una pasta croccante (color d’oro) e accompagnato da una mousse di patata affumicata e una polvere di erbe aromatiche. Divertente, croccante ed equilibrato, impreziosito da un piccolo omaggio alla tradizione, questa volta della Capitale, del carciofo alla romana servito a parte.
Dopo un inizio entusiasmante, lo chef convince a metà nel Risotto ai tre crostacei con battuta di mazzancolla. La bisque di gamberi rosa, cannocchie e scampi non è incisiva come dovrebbe, ma viene compensata da una buona lavorazione della mazzancolla: l’idea c’è, basta solo osare un po’ di più. Arriva direttamente a tavola Antonio per presentare il suo piatto preferito – che diventerà anche il nostro –, la Pasta ai 3 pomodori del Vesuvio, nello specifico le varianti di San Marzano, Ramato e Datterino che avvolgono una pasta simile al fusillo, ma dalla forma più sinuosa e armonica nell’accogliere il sugo ben equilibrato nell’acidità e completato da un topping di finto parmigiano al basilico (una lavorazione ottenuta dall’utilizzo della maltodestrina e un olio ricavato dall’estrazione di basilico).
Dal mantra del pomodoro, simbolo della gastronomia italiana, si compie un omaggio doveroso alla nouvelle cuisine con lo Chateaubriand, tagliato in un sontuoso tagliere direttamente in sala e accompagnato dalla salsa bernese, eseguita perfettamente. Un esempio di classicità all’ennesima potenza, e allora rimaniamo in tema: chapeau.
Se tra i dolci è davvero divertente la rivisitazione in chiave food della pina colada con ananas affumicato e caramellato e mousse e cremoso al cocco a conquistare è la Cheesecake ai 4 formaggi, dove emergono incontrastati e appaganti i sentori di yogurt, formaggio d’alpeggio e philadelphia.
Contatti
Enoteca La Torre Fiume
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Tel: +39 06 8400 9725
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