A Taormina un upgrade di lusso grazie al ristorante Blum, dove la proposta si distacca dal concetto stringente di territorio per abbracciare una cucina contemporanea.
La storia
Quando si pensa alla Sicilia e al turismo di élite non si può prescindere da Taormina e dalle sue peculiarità, sintesi perfetta di glamour, cultura e bellezza, che la rendono da sempre meta preferita di attori, registi, personaggi dello spettacolo e intellettuali di fama mondiale, attratti da quel lifestyle unico di cui VRetreats Collection, brand di hôtellerie che ridisegna il concetto di lusso, sa essere perfetto interprete e voce narrante.
Il Mazzarò Sea Palace nasce come abitazione privata per poi essere trasformata in hotel negli anni ’70 ed entrare a far parte prima della collezione VRetreats e poi di Leading Hotel of the World, un’associazione che vanta 400 strutture di lusso in 80 paesi. Affacciato sull’omonima baia di Mazzarò, in uno dei tratti più incantevoli e meno caotici della costa siciliana, dispone di 70 splendide camere, tutte dotate di terrazza vista mare.
L’ubicazione a pochi passi dalla funicolare consente di visitare comodamente il centro storico di Taormina, le sue stradine medievali piene di locali dove gustare le tipiche specialità gastronomiche, le boutique esclusive, i negozi di artigianato e le sue tante attrattive divenute simbolo della città, tra cui il Teatro Greco, da cui godere di una splendida vista sull’Etna e su tutta la costa, oppure Isola Bella, un’isola tidale al tempo dimora della ricca nobildonna inglese Florence Trevelyan e oggi parte della riserva naturale, in ottimo stato di conservazione.
In alternativa, per chi sceglie di godersi momenti di puro relax e benessere in un’atmosfera unica e riservata, l’hotel offre molti servizi che si avvalgono di uno staff preparato, professionale e pronto a soddisfare qualsiasi esigenza, tra cui la spiaggia privata gratuita, che consente di raggiungere l’hotel anche con transfer privato via mare, la piscina, il solarium, il centro benessere Hyd’Or con i suoi trattamenti esclusivi a base di materie prime dell’isola come l’arancio e un’area fitness attrezzata aperta h24 per chi vuole mantenersi in forma anche durante le vacanze. Gli interni, sia delle stanze che degli spazi comuni sono arredati con eleganza, stile contemporaneo e ricercatezza, specie nei tanti oggetti di pregio presenti, che non risultano mai ridondanti o eccessivi, bensì evocano i colori mediterranei e creano un ambiente confortevole e rilassante.
Anche le terrazze esterne, che caratterizzano la struttura, riprendono i motivi utilizzati all’interno e le rendono un naturale ampliamento dell’hotel, sia in termini di stile che di comfort, dei veri e propri salotti all’aperto, che ben si integrano anche con la bellezza del paesaggio circostante. Ne è un esempio il bar Almarè, dove al mattino viene servita una colazione molto ricca e variegata che spazia dal dolce al salato, passando per prodotti destinati a chi soffre di intolleranze alimentari, tutti reperiti in zona da piccoli produttori selezionati, in grado di assicurarne l’assoluta qualità e la tracciabilità della filiera.
Con il trascorrere delle ore si giunge al momento dell’aperitivo, a base di vini dell’Etna o di cocktail di ottima fattura preparati dal bartender Francesco Truglio, da accompagnare a mini arancini con spinaci o con ragù e a mandorle, tostate e salate: “Ci piace raccontare la sicilianità nei piatti e nei drink, ricercando e selezionando i migliori prodotti a km 0”, conferma Marilena Calabrò, eccellente padrona di casa e General Manager di Mazzarò Sea Palace.
Tuttavia la scelta di utilizzare materie prime locali e piccoli produttori è soltanto uno degli aspetti che dimostra grande attenzione al concetto di sostenibilità, che si concretizza con l’eliminazione della plastica monouso, con l’evitare gli sprechi, soprattutto di acqua, grazie ad appositi miscelatori che ne dosano l’utilizzo, con l’idea di dotare il personale di calzature in materiale riciclato e degradabile, da restituire all’azienda produttrice al termine dell’uso per il corretto smaltimento e, dal 2022, con il ricorso a solo energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.
“Inoltre lo staff è al 90% siciliano ed essendoci pochissimo turnover riesce a raccontare l’hotel come se fosse casa propria”, prosegue Marilena. Tutto questo viene sintetizzato nella certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council), che si basa su criteri volti a valutare la pianificazione efficace della sostenibilità, i benefici sociali ed economici per la comunità locale, la valorizzazione del patrimonio culturale e la riduzione degli impatti negativi sull’ambiente.
Il ristorante
Filiera corta, km 0, produzioni artigianali e tradizioni locali sono gli elementi cardine anche di Armònia, il ristorante principale dell’hotel, che offre una cucina di mare identitaria, semplice e immediata. Tuttavia si sentiva la necessità di un upgrade, di offrire qualcosa di più sofisticato e meno legato alle tradizioni e alla cultura isolana, per questo nasce il ristorante Blum, pronuncia italiana del sostantivo inglese “bloom”, ovvero “fioritura”.
Una piattaforma che ospita 12 coperti e sembra posata sull’acqua, grazie alle pareti e al pavimento realizzati in vetro, su cui sono disposti tavoli di design realizzati anch’essi in vetro e corda, la stessa utilizzata per le poltroncine; la mise en place è ricercata ma minimale, per non distogliere mai l’attenzione dal mare, che fa da cornice e sottofondo ad un’esperienza che appare subito scevra da schemi classici e stereotipi.
“Nella mia testa il progetto nasce 4 anni fa, ma siamo riusciti ad aprire solo quest’anno, ad inizio giugno. Volevamo creare qualcosa che si distinguesse in tutto e per tutto, per suggerire un punto di vista nuovo sul concetto di fine dining a Taormina”, racconta Riccardo Fazio, executive chef dell’hotel. Siciliano, classe 1992, ha alle spalle studi alberghieri ed esperienze all’estero, in particolare a Londra, nelle cucine dell’Harry’s Bar e in quelle del ristorante Anima, con lo chef Francesco Mazzei, nel cuore di Mayfair. Tornato in Italia colleziona alcune collaborazioni prestigiose, tra cui quella con lo chef Gaetano Trovato del ristorante Arnolfo in Toscana e quella con Gaetano Procopio al ristorante iPalici del Relais San Giuliano alle porte di Catania, che gli permettono di affinare la tecnica e consolidare la sua idea di cucina, fino ad arrivare a curare l’intera offerta del Mazzarò Sea Palace “perché adoro la dinamicità che si respira negli hotel”, confessa.
In effetti la proposta si distacca da un concetto stringente di territorio per abbracciare una cucina contemporanea, aperta a nuove idee e suggestioni senza particolari riferimenti geografici. Tuttavia i richiami alla Sicilia non mancano, sia nei sapori netti e decisi, spesso equilibrati sapientemente da note acide e agrumate, sia nella scelta di ingredienti meno conosciuti e abbinati in modo inusuale, ma pur sempre identitari, come la bottarga di muggine o la Tuma Persa, un formaggio raro che si può reperire solo in zona: “Mi piacerebbe che i miei ospiti capissero immediatamente cosa stanno per mangiare, ma allo stesso tempo, assaggiando i piatti, ne restassero sorpresi”, spiega lo chef.
È come se comunicasse la sua cucina utilizzando una lingua nuova, meno comprensibile, ma il suo “accento” ne tradisse le origini: “Il territorio per me è l’Italia, non seguo canoni o mode, ma cerco di avere una mia idea di cucina e di farmi ispirare da un ingrediente che mi suscita emozioni, a prescindere dalla sua provenienza, per poi cercarne la massima espressione, come nel caso dell’anguilla, che ho impiegato tre mesi a reperire, con lo scopo di ottenere qualcosa che sia bello e buono, frutto spesso di innumerevoli prove e tentativi”, continua. Il ristorante è aperto solo a cena e sono previsti due menu degustazione, uno da 6 portate a 150 euro e uno vegetariano da 5 portate a 100 euro, a cui si può aggiungere l’abbinamento di 3 calici di vino a 60 euro, o di 5 calici a 80. Non è prevista una vera e propria carta, ma si può optare per una formula più snella che prevede 2 piatti a scelta tra quelli elencati nei menu degustazione più il dolce a 90 euro, a cui eventualmente aggiungere la selezione di formaggi a 38.
I piatti
Gli sfiziosi amuse bouche traducono immediatamente in pratica quell’idea di cucina che guarda oltre confine e strizza l’occhio a Spagna e Messico, senza tuttavia dimenticare la terra natìa, tra questi lo “sgombro fuori norma” con crema di ricotta, melanzane, pomodoro confit e basilico, la tartelletta con tonno, anguria, mandorla e zest limone, il tacos con tartare di anatra, dressing di aceto e crema di Parmigiano Reggiano e il cracker al nero di seppia con alici del Cantabrico, maionese alla colatura di alici, sedano e cucunci. Pregevole la selezione di lieviti interamente fatti in casa, con grissini classici e al pomodoro, cracker di Parmigiano Reggiano e zafferano e pane semi integrale realizzato esclusivamente con lievito madre, su cui spalmare il burro prodotto in casa nelle versioni salato, al pomodoro e al limone.
Il percorso degustazione si apre con “scampo, pera e caviale”, un piatto dall’animo mediterraneo, per i sapori, ma soprattutto per i colori: scampo marinato con sale bilanciato, chips e maionese ricavate dai carapaci, pere e una salsa a base di pesce bianco, caviale e limone verdello: fresco, sapido, acido, molto elegante, ottimo per iniziare. Il “raviolo amaro, Tuma Persa, miele di ape nera e bottarga” è deciso, robusto e confortante allo stesso tempo: la pasta fresca viene farcita con indivia riccia, cicoria selvatica e rucola, accompagnata da fonduta di Tuma Persa, bottarga di tonno fatta in casa e miele di ape nera siciliana, che dona quella dolcezza necessaria a dare equilibrio al piatto, abbinato ad un interessante drink a base di gin, infuso di salvia e limone.
Si prosegue con “anguilla, sidro di Granny Smith e patata”: il pesce è marinato in sidro di mele e Calvados, cotto perfettamente al kamado e servito con mele, forse in quantità eccessiva, un goloso millefoglie di patate e un fondo di anguilla veramente ben fatto. Il “piccione, banana e frutti di bosco” è un omaggio ad Arnolfo ed è il più internazionale tra i piatti assaggiati; il piccione viene proposto in diverse cotture e consistenze che evidenziano le notevoli capacità tecniche dello chef: il filetto è marinato, la coscia cotta a bassa temperatura, il petto scottato in padella e laccato con il suo fondo, denso e gustoso. In accompagnamento varie salse, tra cui banana e frutti di bosco e il patè di fegatini, mentre a parte viene servita una focaccia con prosciutto di piccione, pomodoro e mozzarella, che completa uno dei piatti più interessanti del percorso.
Goloso il dolce “armonia di cioccolato”, con mousse al cioccolato bianco, namelaka fondente al 36%, cremoso fondente al 72% e spugna di cacao amaro fondente al 100%, accompagnato da more, mirtilli e lampone che donano freschezza e acidità. La carta dei vini non è particolarmente ampia, prevede molte bollicine, sia francesi che italiane anche con buona profondità di annate, con aggiunta di una sezione dedicata esclusivamente agli spumanti siciliani. Anche per i bianchi e i rossi è il territorio ad essere protagonista, anche se non mancano referenze dalle varie regioni italiane e in particolare da quelle più vocate e conosciute al grande pubblico straniero, come Piemonte e Toscana. C’è poi spazio per le più blasonate produzioni di Francia e Germania e per una piccola selezione di vini in mescita, che completa un’offerta interessante, ma non del tutto allineata alla filosofia di cucina. Il servizio guidato dal Restaurant Manager Dana Muscalo è preparato, attento al cliente e molto garbato, risultando perfettamente in sintonia con l’atmosfera internazionale, romantica e rilassante del luogo.