Eventi

Un successo chiamato Al Mèni: Massimo Bottura porta tutti in Romagna

di:
Bianca Tecchiati
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copertina al meni 2023 massimo bottura

Dieci anni di Al Mèni: tra i food lovers accorsi in massa, la magia dei cooking show e le creazioni dei grandi protagonisti della cucina italiana ed internazionale, l’evento ideato da Massimo Bottura si conferma un successo, registrando il boom di presenze per l’edizione 2023.

L'evento

Per il decimo anno, il 17 e 18 giugno, la magia del circo dei sapori di Al Mèni ha ammantato Piazzale Fellini e il lungomare di Rimini e ha ufficialmente sancito l’arrivo dell'estate e con lei la tanto attesa apertura della stagione balneare.  L’invito espresso da Massimo Bottura all’apertura del mitologico tendone felliniano è stato preso alla lettera con grande gioia di tutti i riminesi e non solo. “La solidarietà è fondamentale - ha detto lo chef due volte numero uno al mondo - ma ora è il momento di andare avanti e di fare le cose come vanno fatte. Mi ha commosso un bagnino che diceva che il modo migliore di aiutare è venire qui, dove è tutto pronto per accogliervi. Venite tutti in Romagna”.

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E la risposta si è vista durante tutto il fine settimana “almeniano”, con la partecipazione massiccia di tantissimi food lovers che hanno seguito i cooking show nella cucina-arena del circo 8 ½ , file interminabili fino a tarda serata per le proposte di street food stellato e i leggendari tortellini de Il Tortellante, ma anche grandissimo interesse per gli approfondimenti sull’influenza che hanno i grandi cambiamenti climatici sul cibo allo spazio Slow Food Emilia-Romagna - Chef to Chef.

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Gruppetti di appassionati hanno passeggiato con i personal shopper fra i banchi del mercato per scoprire come approcciare l’acquisto alimentare in modo più consapevole. Con i produttori che hanno beneficiato, e quest’anno ne avevano particolarmente bisogno, non solo di una vetrina vista mare, ma anche di una grande richiesta delle loro preziose produzioni, con clienti che sono tornati ad acquistare per due giorni consecutivi.

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I cooking show si sono dimostrati come sempre l’occasione per propagare la nostra cultura gastronomica e fonderla con culture da tutto il mondo, in uno scambio sempre proficuo e pervaso da quella  atmosfera gioiosa e appagante che solo il cibo e la convivialità riescono a dare. I 60.000 piatti creati complessivamente nelle dieci edizioni riconfermano che l’alta cucina in versione pop e gustata in infradito è la formula vincente per fare del buon cibo cultura.

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In questi dieci anni, 240 grandi talenti della cucina internazionale si sono alternati sul palco, alcuni emergenti, e di cui si sentirà sicuramente parlare in futuro, altri già affermati, di cui una decina, presenti nella prestigiosa The World's 50 Best Restaurants. Uno su tutti Virgilio Martinez, che partecipò alla prima edizione del 2014 e proprio in questi giorni è stato proclamato lo chef numero uno al mondo. I piatti preparati sul grande passe al centro del tendone hanno attratto molti avventori, soprattutto fra i giovani ed è stato bello vederne alcuni acquistare tutte le preparazioni in blocco come se fosse un unico menu.

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Elevatissimo il tasso di creatività, alimentato anche dallo spirito di solidarietà che si è diffuso in tutta questa edizione. Fra le proposte, alcune dedicate alla terra di Romagna, come “Emilia-Romagna my Love” di Jessica Rosval di Casa Maria Luigia a Modena, un pane cotto nel forno a legna con all’interno ragù di mora romagnola e un pesto di vongole e cozze, erbe aromatiche e acqua di mare. L’acqua che incontra la terra in un amore diffuso nei confronti di un territorio che si è rialzato senza esitazioni dopo il dramma degli eventi ambientali di maggio. 

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Il focus dell’evento è da sempre la  fusione di culture diverse che si assaporano nei piatti, come in quello emblematico di Allen Huynh, uno dei sous chef dell’Osteria Francescana, Dum’Plin -metà dumpling e metà agnolotti al plin di carne e gamberi- un viaggio ispirato al territorio con i sapori che arrivano da tutto il mondo. Anna Barbina di AB Osteria Contemporanea di Lavariano, novecento abitanti, in provincia di Udine, ha spopolato con i suoi ćevapčići, spiedini di carne tipici dei paesi della penisola balcanica, infilzati in uno stecco da passeggio, ringalluzziti dai guizzi acidi dell’insalata di verdure fermentate.

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Alcuni ingredienti esibiti nelle ricette saranno sicuramente i protagonisti delle prossime tendenze, come la foglia di fico, che la chef Chiara Pavan, Stella Michelin a Mazzorbo, Venezia, ha aggiunto, in versione essiccata, nei suoi gnocchi di patate e nel burro con cui poi li ha mantecati, insieme a olio e polvere al dragoncello e fichi acerbi.

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Mentre Marta Cerbino, del Languorino di Montefiascone, Viterbo, l’ha utilizzata come base della maionese per la sua tartare di pecora ai profumi della Tuscia.
Sebbene nell’immaginario si classifichino fra le pietanze invernali, i risotti si sono rivelati fra i piatti più apprezzati. Balsamico e iodato “miseria e nobilità” di Francesco Vincenzi di Franceschetta 58, con il riso cotto in brodo di canocchie, alla base poverazze, una mantecatura all’olio di borragine, finocchietto marino fresco, polvere di alghe.

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Si è ispirata invece al Tanjia, piatto tradizionale marocchino, Vania Ghedini, chef ferrarese del Sesamo della famiglia Alajmo, all’hotel Royal Mansour di Marrakech, per il suo riso sprigionante un caleidoscopio di aromi speziati che catapultavano direttamente in Medio Oriente. Ha sorpreso tutti la semplicità ficcante della creazione di Massimo Spigaroli dell’Antica Corte Pallavicina con “Il nostro orto entra nel piatto”, fra cui le verdure di stagione, fagiolini, carote, piselli, patate ed erbe dalla massima espressione di naturalezza. Un lavoro arguto ed estremamente efficace su un vegetale spesso banalizzato come la zucchina per Alessandra del Favero de Il Carpaccio Hotel Le Royal Monceau di Parigi. L’ortaggio, lasciato intero, era marinato e accompagnato da una salsa allo yogurt, aglio orsino e pesto alle erbe, con una confettura di cipolla leggermente acida.

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Ha portato i prodotti della sua terra Avivit Priel Avichai, direttamente da Tel Aviv, come il labneh, un formaggio leggermente piccante con cui ha farcito le sue mezze lune di barbabietola. Dallo street food, arrivato al sold out in tempi record, il goloso club sandwich al granchio viola di Mariano Guardianelli di Hadria 37, associazione promotrice del consumo responsabile del pesce, che ha scelto il gusto sempre più apprezzato di una specie “aliena”. Ma c’è stata anche molta attesa per l’hot dog al pollo arrosto di Davide Di Fabio, perfetto da abbinare a un calice dell’immancabile rebola della Strada Dei Vini E Dei Sapori Dei Colli Di Rimini.

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Foto di Lorenzo Noccioli

 

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