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Meir Adoni, il volto nuovo della gastronomia israeliana

di:
Gualtiero Spotti
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Una cucina fatta di sapori che abbracciano l’area mediorientale, il Mediterraneo e non solo, è quella di Meir Adoni, intraprendente cuoco che a Tel Aviv si divide tra quattro ristoranti. E che medita di aprirne uno prossimamente a Londra.

La Storia

La Storia di Meir Adoni


Quando si guarda a est dell’Italia, e rimanendo nell’area del Mediterraneo, è sempre difficile individuare dei cuochi che mettono in campo uno stile ben definito, una filosofia, o solo qualche idea in grado di smuovere la staticità di culture gastronomiche spesso impermeabili ai cambiamenti. Uno degli emergenti da seguire, per chi vuole capire meglio ciò che accade nell’area mediorientale e nella scena del food israeliano, è senza ombra di dubbio il quarantenne Meir Adoni, che a Tel Aviv ha ben quattro locali nei quali propone la sua cucina.



Il suo primo ristorante, Catit, è sulla breccia ormai da tredici anni e rimane l’indirizzo gourmet di Adoni. Anche oggi che si è spostato di qualche centinaio di metri dalla sua originaria sede e convive nello stesso edificio con Mizlala, il bistrò più agile e dove la cucina prende una piega più popolare dimenticando il fine dining. Che invece si incontra nel nuovo Catit, fino a due anni fa ospitato in una bella villa nel centro cittadino e ora in un’unica saletta da ventiquattro coperti che funziona con un solo percorso degustazione e una originale versione vegetariana per ogni piatto del tasting menu

I Piatti

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Photo Dan Peretz
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Adoni ha nel suo background stage e presenze in ristoranti di assoluto prestigio, da Alinea ad Arzak, passando per Lenôtre e Noma, dove ha curiosato tra tecniche e idee molto diverse da quelle che muovono la quotidianità della cucina ebraica, ma che poi ha saputo ben integrare in un melting pot divertente e a volte un po’ azzardato, capace sempre di stupire e di far discutere gli ospiti al tavolo.

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Photo Stefano Triulzi
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Da Catit i piatti hanno l’ardire di mettere insieme molti elementi e consistenze (spesso si fa prima a mangiare che non a scoprire o a farsi raccontare quali sono i prodotti utilizzati in ognuno di questi…), e vivono senza soluzione di continuità di una spiccata internazionalizzazione che porta a viaggiare a volte in Italia (Adoni utilizza una farina bergamasca e qui si può gustare una ottima polenta, neanche ci trovassimo in Lombardia) e a volte in India, come rivela il piatto Mumbai nights, tra samosa, yogurt allo zafferano, albicocche dell’Uzbekistan, créme fraiche, cozze confit e carote organiche in sottovuoto.

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Photo Stefano Triulzi
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Oppure tra i monti del Golan, quando il piatto d’apertura della cena (il ristorante non è aperto per pranzo) insinua nel palato una vinaigrette al Cabernet Sauvignon con le bucce degli acini dell’uva, la liquirizia, le mandorle e il formaggio di capra avvolto nella foglia della vite. E ancor più verso la fine del menu, quando ci si lascia incantare dalla geometria fredda di Daydreams, piatto geniale per eleganza, gusto e abbinamento di colori, dove si cavalca un mondo esotico e lontano fatto di salsa di lychee, kaffir lime, fiori di sambuco, perle di tapioca, gel di yuzu, foglie di shiso, cui si aggiungono un gelato al riso, una meringa al latte e la polvere di te verde: un viaggio asiatico (e non solo) e un dessert assoluto, evocativo e dai contrasti ben calibrati.


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Photo Dan Peretz
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Se Catit è il gioco di Meir Adoni per la clientela più sofisticata e più preparata a essere stimolata intellettualmente davanti a un piatto, il vicino Mizlala rappresenta il lato più conviviale della cucina israeliana, proposta però in veste moderna. Qui ci sono piatti ricchi di verdure, frutta e frutta secca, di carne, di riso, con prodotti di ottimo livello che arrivano dal mercato di Carmel oppure da molto più lontano, visto che in carta ogni giorno non manca una pasta, un risotto, gli gnocchi, ma anche una mozzarella da bufala.


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Photo Dan Peretz
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Tanto per ricordare come Meir Adoni (che conosce bene l’Italia e mantiene un legame con la famiglia Cerea) non possa fare a meno di spaziare verso altre culture e prodotti al di fuori di Israele. Poi è chiaro che la shakshuka (piatto di origine nordafricana ma acquisito dalla cucina israeliana) o la shawarma (in pratica un kebab) qui vengono rivestiti con maggior classe di quella che si incontra negli esempi di street food o di cucine più popolari in giro per Tel Aviv. Gli altri due indirizzi del cuoco sono lo Sky Bar ospitato all’ultimo piano dell’Hotel Carlton, per una cucina kosher un po’ ricercata, con vista sul lungomare, e al primo piano sempre dell’albergo, il Lumina, ultimo arrivato nel 2014 che invece si propone uno stile kosher dedicato soprattutto alla carne.

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Photo Dan Peretz
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Round table


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Photo Stefano Triulzi
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Con protagonista tra gli altri proprio Meir Adoni, si è conclusa il 21 novembre la prima edizione della Round Table a Tel Aviv, manifestazione dal carattere internazionale che ha visto molti cuochi ospiti da tutto il mondo partecipare a incontri finalizzati a conoscere meglio la realtà gastronomica locale. I cuochi, tra cui Marco Martini, lo stellato della Stazione di Posta a Roma, hanno proposto la loro cucina alla clientela israeliana e hanno potuto confrontarsi con i colleghi cucinando in diversi ristoranti per un’intera settimana. Tra gli altri, distribuiti su tre settimane a partire dal 1 novembre, c’erano anche Ron Blaauw del Ron Gastrobar di Amsterdam e Joe Capozzi del Fat Radish di New York.


 

La fotografia di copertina è di Dan Peretz

 

 

Catit Restaurant

Nahalat Binyamin St 57, Tel Aviv-Israele

Tel. +972 3-510-7001

Mail: catit2006@gmail.com

Il sito web del ristorante Catit

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