Alla scoperta dei migliori ristoranti italiani all'estero: dalla pizza che fa impazzire i francesi alla cacio e pepe che ha conquistato Hong Kong.
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Alla scoperta dei migliori ristoranti italiani all'estero
Dimenticate spaghetti with meatballs e chicken parmesan. O meglio, questi e altri grandi classici della cucina italiana – o meglio, italianizzata – all’estero restano dei caposaldi a cui qualcuno non rinuncia, ma la verità è che oggi, a voler mangiare “tricolore” fuori dai confini dello Stivale c’è molto di più. E qualche volta bisogna perfino ammettere che la pizza o la pasta cucinate oltre confine siano più buone di tante preparazioni simili in patria.
Questa è la fotografia scattata dalla nuova guida Top Italian Restaurants del Gambero Rosso. Una fotografia decisamente incoraggiante per chi si trova spesso a viaggiare o vive all’estero e ha nostalgia dei sapori di casa, per tutti coloro che amano la nostra cucina e il nostro Paese ma anche per i produttori di vino, formaggi, pasta e altri ingredienti tipicamente italiani che trovano nella ristorazione di qualità una fondamentale vetrina per l’export. Il merito è soprattutto di una nuova generazione di chef e pizzaioli giovani, agguerriti e consapevoli, spesso sostenuta da imprenditori e ristoratori illuminati e da una clientela curiosa e attenta, che tiene oggi alta nel mondo la grande fama gastronomica italiana svelandone il volto più contemporaneo.
Curata da Lorenzo Ruggeri, giornalista globetrotter che da anni gira il mondo al seguito degli eventi internazionali del Gambero Rosso, la guida è completamente digitale – consultabile con l’app scaricabile dal sito - e in inglese, pensata per essere fruita da un pubblico cosmopolita ed essere sempre up to date grazie al costantemente aggiornamento e a un network di collaboratori (prevalentemente italiani) ai quattro angoli del globo. Simili a quelli già noti per le altre guide del Gambero Rosso – con i canonici simboli, dalle forchette per i ristoranti agli spicchi per le pizzerie, ma in versione tricolore – i criteri di valutazione e le categorie contemplate dalle 300 schede al momento caricate: ristoranti e pizzerie, appunto, ma anche trattorie e wine bar, da Monaco a Tokyo passando per Cape Town e San Paolo, accompagnate da itinerari e contenuti di approfondimento.
Presentata a Roma il 21 ottobre da Chorus, il bel bar-ristorante all’interno dell’Auditorium della Conciliazione, Top International Restaurants ha fornito ai partecipanti delle convincenti prove con gli assaggi proposti dai tre “top” assoluti dalla guida, accompagnati nel calice dalla nuova cuvée Ferrari Perlé Zero lanciata in anteprima e da prestigiose bottiglie d’annata provenienti dalle fornitissime cantine dei locali premiati.
Gennaro Nasti è il proprietario di Bijou a Parigi, premiata come Pizzeria dell’Anno. Di origini campane, il pizzaiolo – che ha conquistato i Francesi e il loro sciovinismo con le sue eccellenti pizze gourmet condite con il meglio del made in Italy – ha proposto una montanarina (la classica pizza fritta napoletana) con ragù all’antica, senza carne ma intenso come la versione proteica, e ricotta di bufala.
Alessandro Cozzolino, ventottenne casertano e oggi executive chef del Grissini Grand Hyatt di Hong Kong, ha conquistato il titolo di Chef dell’Anno. “Sono stato al ristorante prima e dopo il suo arrivo – racconta Ruggeri – e Alessandro ha portato una vera e propria rivoluzione, dalle materie prime usate, tra cui diversi tipi di mozzarella e di pomodoro, al modo di cucinare la pasta”. E i due primi piatti proposti a Roma hanno dimostrato il suo talento: un super classico e verace scarpariello napoletano e gli strepitosi bocconcini di patate con frutti di mare, cacio e pepe e fiori eduli, incredibilmente giocati sulla delicatezza senza perdere in golosità.
Under 30 anche Antonio di Criscio, nato a Bolzano e da diversi anni executive chef dell’Era Ora di Copenaghen. Aperto nel 1993 dall’umbro Elvio Milleri, il locale – premiato come Ristorante dell’Anno dalla guida del Gambero Rosso – è stato il primo ristorante italiano in Europa ad avere la stella Michelin, nel 1997 unendo ambiente classico e raffinato, una grandissima attenzione alle materie prime, a cominciare dall’olio extravergine e la cucina creativa oggi affidata al giovane chef che ha fatto esperienza anche da grandi chef italiani come Uliassi e Crippa. Complesso e azzeccato, tra gli altri, il suo antipasto Love is in the air dedicato all’incontro tra i suoi sapori preferiti e quelli della fidanzata: pomodoro confit, aspic di verdure di stagione e salsa bruciata (a base di nero di seppia e aglio bruciato) impiattato a forma di cuore e finito con una intensa salsa di Monte Veronese stagionato ed erba cipollina.
Gli altri premi speciali della guida Top Italian Restaurants sono andati al ristorante Acquerello di San Francisco per la Carta dei vini dell’Anno e al Rigò di Londra per l’Apertura dell’Anno.
Fotografie di Fabrizio Perilli per gentile concessione del Gambero Rosso