Un cuoco-imprenditore che ha conquistato gli argentini con la cucina italiana, interpretando i piatti tipici senza adeguarli ai gusti esteri: Donato De Santis ha lasciato il Belpaese per Buenos Aires e oggi gestisce due locali sempre pieni, dove i clienti fanno la fila per sedersi a mangiare.
La storia
Formatosi prima a Milano e poi in giro per il mondo, ma di origini pugliesi, Donato de Santis è un cuoco- imprenditore che ha aperto 2 ristoranti a Buenos Aires, diventando in breve tempo un’autentica celebrità in Argentina. Nel paese del Sudamerica si è trasferito sin dal 1999 e da quel momento ha iniziato a condurre programmi televisivi di gastronomia; sempre lì, poi, ha scritto il suo libro n. 1, Mi cocina italiana. Lo chef ha iniziato a lavorare ai fornelli negli anni ’80, ma in Italia. Precisamente a Piacenza, nella prestigiosa Osteria del Teatro; qui il suo maestro è stato Georges Cogny, che De Santis ricorda ancora con grande emozione.Il 1984 è l’anno della svolta: finalmente si trasferisce negli Stati Uniti, diventa un personaggio noto e viene assunto addirittura dallo stilista Gianni Versace, di cui diventa cuoco personale nel 1993. Poi arriva il periodo argentino, che ne cambia la vita e ne condiziona le scelte future. Lo chef, infatti, dal 1999 vive a Buenos Aires e lì ha aperto la nota insegna Cucina Paradiso, più una pizzeria gourmet.
"Sono stato l'ultimo emigrante italiano in Argentina nel XX secolo", ha raccontato in un’intervista a Ruggero Po. Oggi nei suoi locali non si prenota, ma c’è sempre una fila di persone fuori dalla porta in attesa di mangiare. “Preferisco che le persone attendano in coda e nel frattempo si conoscano iniziando a chiacchierare. Secondo me è un'iniziativa che, quando il posto lo merita, ne aumenta il fascino e la fama”. La cucina italiana, per lo chef, è una base imprescindibile, e in Argentina ha fatto conoscere e amare le sue tradizioni attraverso piatti tradizionali “senza scorciatoie”.
La pasta, ad esempio, all’estero “perde spesso consistenza e sapore a causa dell'uso di ingredienti diversi e del loro diverso dosaggio”. Occorre dunque mantenere il focus sulle ricette originarie. “In molti modificano le nostre tradizioni culinarie per far credere, ad esempio, che il "ragù alla bolognese" sia davvero una specialità italiana o, peggio ancora, che possa essere usato per condire spaghetti e tortellini. Grazie al lavoro svolto si dall’apertura, invece, quando le persone entrano nel mio locale sono disposte ad accettare le proposte e a lasciarsi guidare in un'esperienza emozionale, per capire come si mangiava nei ristoranti italiani di una volta. Certo, può capitare che mi chiedano qualcosa di ‘bolognese’; in quel caso rimedio alla situazione servendo le tagliatelle, l'unico piatto in cui si può mettere il sugo con la carne macinata. Senza stravolgere altre pietanze”.
Ma perché ha scelto proprio questo luogo per le sue attività? “Nella mappa della mia vita l’Argentina è apparsa all’improvviso: un posto nuovo, inedito, perfetto per assecondare il mio spirito di avventura. Qui ho trovato il giusto equilibrio, dopo 15 anni di Nordamerica, per poter mettere in pratica l’esperienza accumulata iniziando la vita di cuoco/imprenditore.” E a giudicare dall’affluenza nei locali, non ha sbagliato un colpo.
Fonte: ruggeropo.it
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