Progettare il gusto di un cocktail richiede esperienza, studio e preparazione. Per Debora Tarozzo il mondo dei drink si svela all’improvviso
L'Intervista
Ho conosciuto la vulcanica Debora Tarozzo
grazie allo chef Beppe Maffioli, che ha voluto dedicare un capitolo del suo ultimo libro “Il Buffet Moderno", all’abbinamento food & cocktails.
Non smetterò di ringraziarlo per questa opportunità, che mi ha permesso di scoprire un mondo straordinario e affascinante, denso di sensazioni fino ad allora mai neppure immaginate. Ma non solo. Incontrare una persona speciale come Debora Tarozzo è qualcosa di veramente travolgente, come lo sono la sua energia e il suo entusiasmo.
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Classe 1978, dopo il diploma di geometra Debora decide di iscriversi alla facoltà di scienze internazionali diplomatiche a Forlì, ma si rende conto subito che non è questa la sua strada. Nel frattempo, lavora nel bar-caffetteria di proprietà della famiglia, a Brescia, e qui succede qualcosa di magico. Stare “dietro il banco” la rende particolarmente raggiante: Debora è capace di brillare e sprigionare un’immensa energia vitale. Il “colpo di fulmine” arriva in una mattina qualunque di 21 anni fa, all’alba, all’apertura del locale. Sfogliando Bargiornale scopre un articolo che pubblicizza corsi di Flair Bartending (acrobatici). Gli stipendi successivi Debora li spende attraversando l’Italia, da Nord a Sud, con una valigia piena soprattutto di tanti sogni. Dopo un periodo di formazione classica con la famiglia Tonsi in Aibes, si specializza quindi nel ramo del Flair Bartending presso la 3F di Milano. Affascinata dalla varietà di prodotti disponibili dietro i banconi dei bar londinesi, decide di seguire un corso AIS per la lingua e di fare successivamente importanti esperienze all’estero, a Londra prima e in Costarica poi, e quindi nuovamente in Italia, in Costa Smeralda. Oggi Debora è finalmente riuscita a trasformare la sua passione in professione: Resident Bartender e responsabile della miscelazione al Posto Pubblico di Brescia da quasi due anni, oltre a collaborare con diverse aziende del settore, partecipa a gare e concorsi, collabora con Bargiornale e da più di tre anni cura una propria rubrica fotografica (Sweet Drink) sulla rivista Ristoranti, dello stesso gruppo. È inoltre Brand Ambassador per le Distillerie Trentine di Roner e socia da tre anni di Bemix Beverage Catering.
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Debora, come è nata questa tua passione?
“Dopo una prima intervista via Skype, ho avuto l’opportunità di andare per tre giorni a Londra per un colloquio. Ho tenuto la famiglia all’oscuro delle mie intenzioni, perché allora non avrebbe approvato la mia scelta. Ma io sono testarda e perseverante, avevo obiettivi chiari. E infatti lì tutto ha avuto inizio: la mia passione è cresciuta fino a diventare la cosa più importante... È il mio lavoro che ha scelto me”.
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Chi ha contribuito in modo concreto al tuo percorso professionale?
“Sicuramente Lorenzo Bianchi e Marco Sumerano della 3F di Milano, scuola per Flair Bartender in cui ho imparato a muovere i primi passi e ad allenarmi per le prime gare. I signori Tonsi e Bellotti, AIS Brescia, dove ho imparato le basi del “classico” e Stefano Talice, titolare della 3F, che ha sempre creduto nelle mie potenzialità. Rossella De Stefano, direttrice delle riviste con cui collaboro, e Stefano Nincevich, giornalista e drink specialist, che mi ha consentito di allargare sempre di più i miei orizzonti, inserendomi in nuovi progetti. Le figure professionali che mi hanno affascinato e ispirato sono indubbiamente i grandi bardenter del passato e le leggende del Flair internazionale.
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Cosa ti distingue?
Il mio è un lavoro a 360°. Traggo ispirazione da tutto ciò che mi circonda, in particolare dal mondo della cucina, dalle tecniche di preparazione e trasformazione del prodotto. Cerco il bello e il buono, curo i dettagli in modo quasi maniacale. C’è un filo logico dietro la creazione di ogni mio drink, ma anche il piacere di sorprendere. Credo che ogni nuova proposta sia come una vera nuova “nascita”, poiché nulla viene creato per caso: tutto è voluto ed è il risultato della ricerca di un elemento, di un gusto, di un equilibrio e di una sintonia dei sensi. Il drink per me è un’occasione di sperimentazione, un mezzo attraverso il quale interagisco con gli ospiti facendoli divertire e ai quali offro un’esperienza che possono ricordare. Il mio obiettivo è reinterpretare i classici in modo innovativo, senza stravolgerne i cardini, ma osando con gusti e contenitori accattivanti. La mia parola d’ordine insomma è incuriosire e stupire, senza cadere nel kitsch.
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Raccontaci un po’ di te e dei tuoi gusti personali…
“Odio la monotonia, odio la metodicità quando diventa ripetizione. Ogni giorno ha colori, profumi, sensazioni e gusti diversi da offrire. Tra i miei colori preferiti ci sono l’azzurro e il verde. Vivi giorni da giallo ocra e altri da rosso fuoco. Se potessi domani pitturerei la sala color petrolio. Amo il mare, dove ho vissuto parte della mia vita, prima in villeggiatura estiva in Liguria, poi per lavoro in Costarica e in Sardegna, ma anche la montagna e il lago. Adoro tutti gli sport acquatici, forse perché l’acqua è il mio elemento naturale. Il motto dell’estate con i miei amici di New York era “Don’t stop the ice cream”, sulle note di Freddy Mercury. Amo tutti i gusti, esclusi quelli fosforescenti e con nomi imbarazzanti… ultimamente la soja mi garba assai.
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Parlando di arte, i miei pittori preferiti sono Dalì e Gauguin, i fotografi Sebastiao Salgado e Steve Mc Curry e molti della Magnum. Nella musica spazio davvero…. Dal reggae spagnolo ai Cure, da Francesco Renga allo swing e al lindy hop, jazz e indie rock, classica ogni tanto. E poi Platters, Jovanotti, il rock n’roll… In passato anche metal…Ma niente tecno e hardcore, anche il punk non mi convince. Purobeach, Cotton Club e Bluemarlin di Ibiza… Adoro “Liquid spirit” di Gregory Porter e “Waterfalls” delle TLC. Funk, RNB soul, trap e rap… ‘Roma nun fa la stupida stasera’ versione Manfredi Vanoni mi emoziona almeno tanto quanto le colonne sonore di Trovajoli (un genio!) e ‘cosa hai messo nel caffè’ di Lisa Ono. Bossanova in generale e il son cubano… Insomma, ogni giorno non è mai la stessa musica! Adoro ballare e vorrei ricominciare a suonare il pianoforte”.
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Il tuo motto?
“Ne ho diversi. Il primo è un antico proverbio genovese: ‘SCIÛSCIÂ E SCIURBÎ NO SE PÊU’, ovvero soffiare e succhiare non si può. Poi anche ‘volere è potere’ e ‘l’essenziale è visibile agli occhi’ (da Il piccolo principe). ‘El que mira sufre y el que toca goza’ (colui che guarda soffre, chi si diverte gode), ’I like it’ by Cardi B, Bad Bunny & J Balvin”.
Quali sono i tuoi grandi pregi e i tuoi peggiori difetti?
“Ho un pessimo carattere, ma un cuore grande. Sono leone ascendente leone, proprio come Madonna. Sono ironica e altruista, non impazzisco per i bambini ma adoro gli animali, che a volte preferisco di gran lunga alle persone. Mi piace lo Champagne e sentirmi addosso la libertà. Sono sempre meno paziente e tollerante, sarà a causa degli anni che passano…dicono che i difetti con il tempo si amplifichino”.
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Parlaci dei tuoi progetti attuali e di quelli futuri…
“Lavoro al Posto Pubblico di Brescia e collaboro con le Distillerie Roner; da tre anni assieme al mio collega Luca abbiamo creato il Be Mix, il nostro beverage catering. Ci tengo sempre molto a dire che collaboro con la redazione di Bargiornale e Ristoranti. A ottobre uscirà la seconda serie online ideata da Alberto Guerra di ‘Hai visto Tom Collins?’, in cui interpreterò Priscilla Butt nella puntata dedicata al drink Long Island iced tea. Nelle mie prossime vite vorrei essere una DJ, una cantante e una musicista e sapere suonare la batteria! Ma anche una fotoreporter della Magnum, per poter girare il mondo solo con uno zainetto e la macchina fotografica (in questa vita non ce la posso proprio fare, vista la mole di valigie che riesco ad accumulare a ogni viaggio). Sono buona e prendo sempre la parte dei più deboli e bisognosi, ma a volte sto anche dalla parte dei cattivi, perciò in un’altra vita avrei potuto essere una Moonshiner durante il proibizionismo. Sempre in un’altra vita… ma non si sa mai…magari ce la faccio anche in questa…mi immagino cowgirl con un ranch di cavalli negli States, oppure vorrei gestire un Bed & Breakfast sul lago o in Spagna. Tornando ai progetti concreti, in futuro vorrei superare l’esame di sommelier.
Fotografie di Matteo Lonati
Foto copertina: courtesy by Debora Tarozzo